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Visualizzazione dei post da 2023

Ferrari secondo Michael Mann.

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Visto in una sala con pochissimo pubblico su uno schermo bello grande che dalle prime file ti fa entrare in pieno nelle scene più dinamiche insieme al rombo scatenato dei motori. Direi un ottimo film, molto aderente alla biografia storica di Enzo Ferrari, ben diretto, sceneggiato e recitato, in specie dalla sempre straordinaria Penélope Cruz - stavolta in una parte complessa e davvero molto difficile - e con un attore protagonista molto ben calato nei panni dell'uomo Ferrari. Mi pare che l'aver scelto un momento storico preciso, il 1957, quando Ferrari si gioca tutto sulla vittoria di una sua vettura alla Mille Miglia , sia stata una scelta perfetta. Non tanto per raccontare l'incredibile epopea di una vita dedicata alle corse automobilistiche, che avrebbe richiesto intere serie filmiche di ore e ore, tanto è stata densa di avvenimenti eclatanti, ma piuttosto per mettere l'accento su un nodo esistenziale che appartiene ad ogni umano, sul motivo profondo che porta alcuni

Sinner, l'italiano.

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A volte capitano dei piccoli miracoli immeritati. Come un fiore nel deserto è sbocciato un giovane campione di tennis educato, umile, gentile, sensibile e attento agli esseri umani che gli stanno intorno. Nel deserto di un'Italia sempre più incanaglita e amorale, senza limiti di generazione, classe sociale, cultura e provenienza regionale. Come può essere italiano un uomo così lontano da quanto di peggio riesce ad esprimere l'italianità contemporanea? Eppure da una zona influenzata dalla cultura tedesca, senza per questo essere meno italiana di altre zone influenzate da culture balcaniche, magrebine, francesi, ispaniche e dalle mille e mille che in tanti secoli di storia si sono mescolate nello Stivale dando origine a questo unicum planetario che è l'Italia, arriva oggi sulle spalle di questo giovane uomo un esempio, una speranza, una luce nella notte fonda dei nostri giorni disperati e disperanti. Una luce di civiltà, rispetto e anche forza, determinazione e volontà di vit

ALTRI PAESAGGI - Dicembre 2023.

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  ALTRI PAESAGGI Dicembre 2023 Fotografie di autori che praticano l'osservazione nei luoghi della vita contemporanea. Photographs of authors who practice  observation in the places of contemporary  life. https://it.blurb.com/b/11791494-altri-paesaggi-dicembre-2023 In questo numero: In this issue: BACCHI BECCIO CARIONI CAVALLERO CIPRIANO CREAZZO FIORIELLO MINERVINI MORASSUTTO PARAGGIO PERASSI ZANIN © Tutti i diritti riservati agli autori © All Rights Reserved to the Authors Progetto editoriale Editorial Project ©2023 Fulvio Bortolozzo

C'è ancora domani, ma anche no.

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Trascinati dalla propaganda televisiva massiccia pure mia moglie ed io abbiamo contributo al botto al botteghino del film di Paola Cortellesi, sua opera prima alla soglia dei cinquant'anni. Direi che ne sono riemerso abbastanza interdetto e pure deluso. Non che mi aspettassi chissà quale capolavoro, non pretendevo tanto, però qualcosa di meno didascalico ed elementare, questo sì. La recitazione, nell'insieme, sembra una parodia, peraltro non voluta, del Neorealismo storico. Non basta del bianco e nero, anche ben eseguito, e la citazione di ogni possibile stereotipo legato a quei film per ricreare un'ambientazione almeno dignitosa e ispirata a quella cinematografia. Certamente qua e là ci sono anche siparietti riusciti e caratteri brillanti, su tutti il vecchio padre del marito, ma senza continuità e nemmeno un minimo di complessità psicologica che andasse oltre la messa in scena di figurine a due dimensioni. Nessuno, e meno di tutti proprio la Cortellesi, riesce ad essere c

Lacune da colmare.

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Il compito di un fotografo consiste nel capire quante informazioni inserire nell'inquadratura e quante lasciarne fuori. Ciò che viene escluso concede un largo margine all'inganno. Non si tratta esattamente di mentire, ma di plasmare il mondo allo scopo di provocare reazioni diverse. Ho sempre sostenuto che il parente più prossimo della fotografia sia la poesia, per il modo in cui stimola l'immaginazione e lascia allo spettatore delle lacune da colmare. Alec Soth (Estratto di una conversazione con Francesco Zanot, pubblicata da Contrasto nel 2013)

Un napoletano in Palestina.

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Inutile pensare di risolvere la questione israelo-palestinese con la razionalità e l'empatia umanitaria. Quel pezzo di pianeta maledetto, dove ben tre disgrazie monoteiste convergono, è come un manicomio a cielo aperto in cui gli europei e i loro discendenti d'oltreoceano hanno pensato bene di lasciare che si autoconfinassero persone traumatizzate nel profondo. Per senso di colpa, per cinico scaricabarile, perché di meglio da fare non c'era, comunque milioni di persone che in Europa non potevano più vivere sicure sono scappate lì e si sono messe fin da subito a litigare con quelli che c'erano: musulmani della stessa identica etnia, ché semiti non sono solo gli ebrei. Con il timbro dell'ONU, a trazione "nazioni vincitrici della seconda guerra mondiale", USA in testa, si è permesso di creare una nazione su base etnica e confessionale, ancorché inizialmente laica e persino socialista. Il regalino di compensazione a quelli che già li vivevano da sempre era che

Le stagioni quotidiane.

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Oggi c'era aria di primavera a Torino. La luce era splendente, l'infinito nitido. Un'aria più pulita del solito e un venticello, a tratti più forte ma non freddo, rendevano gradevole il camminare. Tutto perfetto, se non fosse che siamo a fine ottobre, a ridosso del ritorno dell'ora solare. Quest'anno ho proprio potuto percepire che si cambia di stagione in ore, non più a trimestri. Il cambiamento climatico accelera sempre di più. Come il clima, anche la cronaca politica nazionale accelera i suoi cambiamenti. Ormai è del tutto evidente che la novità di questa Presidenza del Consiglio non è nel fatto che il Premier sia donna, e men che meno che sia madre e cristiana. La vera grande novità, che spiazza tutti, compreso il Salvini un tempo dominatore dei social media con la sua agguerrita Bestia , è l'invenzione del Premier influencer . Giorgia Meloni domina la scena con le tecniche portate all'eccellenza da Chiara Ferragni: rendere la propria vita un Grande Fra

L'ipocrisia occidentale ci fa del male.

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Probabilmente l'unica voce sincera e lucida rimasta in Occidente è ormai quella di Papa Francesco. Non a caso, il vicario di Cristo sulla Terra osserva le cose da un punto di vista distaccato che comprende tutta l'umanità e non solo la sua parte privilegiata. In un vortice discendente, sempre più accelerato, l'Occidente sta arrivando a dover rendere conto di tutte le sue colpe storiche plurisecolari in un colpo solo. Questo non significa necessariamente la fine di tutto, ma certo la fine del velo ipocrita che fin qui ha steso sulle sue azioni peggiori. Una parte sempre più consistente dell'umanità, che si va aggregando attorno al nucleo originario dei BRICS, comincia seriamente ad organizzarsi per poter fare a meno dell'Occidente e della sua economia predatoria. Queste nazioni, in gran parte governate da regimi autoritari, teocratici o da democrature, ma non solo, convergono nel cercare una via di sviluppo economico autonoma, nel tentativo di sganciarsi progressivam

Il mondo a due dimensioni.

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Sto seguendo gli eventi bellici attuali, in Ucraina soprattutto, attraverso il lavoro di approfondimento svolto da alcune figure indipendenti sulla rete che con encomiabile professionalità, sconosciuta allo pseudogiornalismo nazionale, analizzano le fonti, verificano tutte le notizie prima di diffonderle e sbugiardano quelle false, da chiunque provenienti. Nel materiale diffuso ci sono molti video girati con le camere tipo GoPro installate sugli elmetti dei combattenti e dai sistemi video dei droni in volo sui campi di combattimento, siano essi osservatori, bombardieri o suicidi. L'effetto visuale è terribilmente e drammaticamente simile a quello dei videogiochi. Si vedono persone combattere e morire come fossero pupazzi inventati dalla grafica fotorealistica. Siamo lontani anni luce dalle scarse immagini dell'invasione dell'Iraq del 2003. Poche immagini verdognole, scie di antiaeree e lampi di luce delle bombe nel cielo nero della notte di Baghdad. Al massimo i video priva

Due frasi semplici.

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Io sono meglio di te. Tu sei diverso da me. Queste due frasi non le ho pensate. Mi sono arrivate nel sonno un paio di mesi fa e mi sono svegliato per appuntarle. In quest'ordine. Mi sembrava che contenessero in essenza estrema l'origine di tutti i mali che affliggono gli umani nelle loro relazioni reciproche. A tutti i livelli e dimensioni di scala: dagli individui alle nazioni e ai continenti interi. In ogni epoca storica. Magari non è così, ma ve le passo. Non si sa mai che riflettendoci sopra non servano davvero a migliorare qualcosa.

L'intelligenza ottica.

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C'è un aspetto per me fondamentale nella pratica della fotografia che continua ad essere insostituibile, anche in quest'epoca di intelligenza artificiale applicata alle immagini. Si tratta di un esercizio basilare nella procedura fotografica: l'interposizione di una fotocamera tra il fotografante e ciò che ha identificato come soggetto della sua azione. Se il gesto va a buon fine, ne risulta sempre e invariabilmente un'immagine bidimensionale depositata su una superficie chimica o elettronica per via ottica. Proprio l'azione dell'ottica organizza e compone l'immagine secondo regole fisiche indipendenti dalla volontà umana, tanto che il fenomeno potrebbe esistere, come un arcobaleno per esempio, anche se gli umani non fossero mai comparsi sul pianeta che chiamano Terra. Il trattenimento del fenomeno per renderlo durevole consente poi molti interventi e modifiche, campo nel quale si esercitano le fantasie umane, ma alla base c'è sempre e solo una traccia o

Barbie, Oppenheimer, Asteroid City: allarme a Hollywood!

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Li ho visti in in sequenza nell'arco di un mesetto e mezzo, grazie ad un fantastico reperto archeologico incredibilmente ancora operante oggi. Una sala cinematografica nel cuore del Parasio, il centro seicentesco di Porto Maurizio (IM), che si chiama  Cinema Centrale , proprio come il cinema di Torino, ancora esistente, dove da ragazzo degli anni Settanta andavo a tuffarmi nei film d'essai, persino al mattino, tagliando da scuola. Ricordo ancora l' Andrej Rublëv di Tarkovsky (1966), ben tre ore e mezza che all'epoca erano una rarità assoluta, oppure La montagna sacra di Jodorowsky (1973), una allucinazione non da poco. Nonostante gli anni siano passati, conservo ancora il gusto per un cinema anche complesso e non proprio digeribile senza sussulti e grida . In questo senso, questi tre film mi hanno ben accontentato, ciascuno a modo suo. Mentre Barbie mi ha suscitato diverse perplessità che ho espresso quattro post fa , Oppenheimer mi ha invece travolto con la forza di

Lee Miller a Stupinigi.

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Nelle ex cucine reali della Palazzina di Caccia di Stupinigi è visitabile dal 9 settembre scorso la mostra " Lee Miller, Photographer & Surrealist ". Gratuita per i fortunati possessori, ed io modestamente lo sono, della Tessera Musei Piemonte. La figura di Lee Miller è davvero romanzesca e difatti un film di quest'anno è dedicato proprio a lei. Personalmente sono sempre un po' distaccato nei confronti dei romanzi. Mi domando sempre se l'artista che mi viene proposto abbia fatto opere di grande interesse artistico o l'unica opera d'arte davvero interessante in realtà sia solamente la sua biografia. Nel caso della Miller, mi pare di poter dire che sì, ci ha lasciato alcune fotografie decisamente di alta qualità e in mostra vengono ben presentate. Tutto questo al netto del fatto che sia stata violentata da giovanissima e che questo le abbia condizionato il resto dell'esistenza, che fosse pure una bella donna in un mondo maschile incapace di riconosce

La giostra folle.

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Un piccolo comune vicino a Torino verrà conosciuto e ricordato, forse per sempre, a causa della morte atroce di cinque operai che lavoravano sui binari ferroviari. Brandizzo, l'ennesimo nome di un Comune che si aggiunge alla triste lista nera che costella la vita del nostro Paese. Sono troppe le tragedie che capitano in Italia e non se ne vede la fine. Ora la magistratura indagherà, la giustizia farà il suo corso, anch'esso troppo spesso tragico, e a tratti persino amaramente ridicolo nelle sue lentezze e cavillosità legali. Un paio di responsabili forse pagheranno in qualche modo, dico forse, e tutto riprenderà il suo corso come prima, interrotto solo dalla prossima tragedia, che ripeterà il copione. Stancamente la giostra italica gira senza fine perché non c'è modo di fermarla. Il suo motore folle non si ferma con un pulsante. Questo pulsante non esiste perché nessuno ha mai pensato di metterne uno. Così tutti si arrangiano come possono. Si sale e si scende in corsa. A vo

Le domeniche sono finite.

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Certo, non può essere sempre domenica, ma nemmeno sempre lunedì. Quest'estate torrida e violenta sembra spazzare via ciò che restava di un modello sociale che dal Secondo Dopoguerra, nel bene e nel male, aveva consentito a milioni di italiani e alle loro famiglie di condurre delle vite dignitose con i frutti del proprio lavoro. L'idea di fondo fu quella di dare un posticino al sole a tutti o quasi. Questo non per qualche ideale filantropico, ma proprio per il calcolo politico che vedeva in una società dove ciascuno potesse campare con un minimo di benessere il modello fondamentale per una democrazia compiuta, anche in contrapposizione al modello comunista, allora incombente. Poi il diluvio. Il comunismo si arrende senza combattere. Il capitalismo non fa prigionieri, prende tutto e rilancia. Dall'economia basata sul lavoro e sulla produzione dei beni di consumo di massa si passa alla pura e semplice speculazione finanziaria. Sempre più complessa, globale. L'individuo,

Barbie al cinema.

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Ci ho pensato un po' su prima di decidermi a scrivere qualcosa sul film della Barbie. L'ho visto ai primi del mese e sono uscito dalla sala piuttosto irritato.Sala affollata di persone come ultimamente mai mi era capitato di vedere. Tanti bambini, ma anche diversi  boomer come me. Un campione d'incassi senza dubbio. Come al solito, non ho voluto sapere nulla prima di andare al cinema. Mi aspettavo una commedia leggera, sul tipo di "Mamma mia", o comunque molto colore, rosa su tutti, un po' di musical, divertimento e una certa spensieratezza. Non sto a rivelare la trama o dettagli importanti per non togliere il piacere di scoprirli ai forse pochi che ancora non l'avessero visto. L'inizio comunque sembrava andare verso qualcosa vicino al citazionismo demenziale inglese, stile Monty Python per capirci. Ci stava. Poi però tutto si confonde piano piano. Emergono tematiche seriose buttate lì senza grazia alcuna. Leggo sulla rete da alcune fonti che questo di

Tre mostre in due sedi.

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Ieri mattina ero a Torino, cosa che ultimamente mi capita sempre più di rado, passando altrove la maggior parte del tempo. Così sono andato alle Gallerie d'Italia e a Palazzo Chiablese, un po' con lo spirito del turista incuriosito dalle fotografie. Alle Gallerie d'Italia c'è fino al 16 luglio JR, con delle installazioni a base fotografica. Penso sia la mostra che ho visto più velocemente in vita mia. Una prima sala con delle teste di bambino giganti stampate su tessuto intelaiato e sagomato con alla base vestiario accumulato come fossero stracci. Nella seconda sala sagome fotografiche di bambini che giocano a pallone, con rumori e voci connessi. Nella sala immersiva, sempre suggestiva, spezzoni di video vari. Il tema generale mi è parso l'infanzia in specie africana nei luoghi d'origine. Fuffa, ma buona, equa e solidale. Non penso che tra decenni resterà il ricordo di un artista epocale. Nelle salette minori si è da poco aperta una personale di Mimmo Jodice. Un

Scimmie davvero anormali.

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E niente, da quando entrai l'estate scorsa in un supermercato, ora giustamente chiuso, di Porto Maurizio -ex libero comune ligure accorpato dal Duce un secolo fa alla sabauda Oneglia per creare l'ircocervo topografico chiamato Imperia - la mia visione delle cose è cambiata irrimediabilmente. Lì, vicino alla cassa, c'erano dei libri usati portati da qualcuno e lasciati a disposizione dei clienti che volessero prendersi la briga di portarseli via. Li spulciai e disgraziatamente ne scelsi uno dal titolo curioso: "Il terzo scimpanzè. Ascesa e caduta del primate homo sapiens" . L'autore è Jared Diamond, nome a me sconosciuto, ma l'editore invece no: Bollati Boringhieri. Editore torinese che mi ha sempre spacciato roba davvero buona. Insomma, lo presi. Purtroppo però, diversamente dai troppi libri presi e lasciati sugli scaffali di casa ad impolverarsi, come ultimamente mi capita troppo spesso di fare, questo lo lessi. Il mondo non fu più lo stesso per me. Mi ri

Decisamente in scena.

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Tornando alle foto che hanno per soggetto le strade della città è facile notare l'insistere sulla presenza del fotografo che si insinua nell'immagine come ombra o come riflesso. È anche evidente la cura con la quale il fotografo evita di mostrare i tratti del proprio volto, condannandosi alla stessa anonimità dei passanti (...) Per la prima volta, con sistematicità e preordinazione, il fotografo non si limita ad osservare o a testimoniare al riparo del suo apparecchio (riparo che assai spesso è barriera) ma entra naturalmente e decisamente in scena, è soggetto e al tempo stesso oggetto della sua visione. Ugo Mulas Le foto di Friedlander , in N.A.C., n°1, 1972, pagg.13-14. (recensione della mostra alla Pillotta di Parma) > https://borful.blogspot.com/2023/01/myself.html

Carlo, la corona e la salvezza.

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Ho seguito, come tanti italiani penso, le telecronache dell'incoronazione di Carlo III. Devo dire che il cerimoniale, i dettagli dei volti dei protagonisti e dei partecipanti, i loro atteggiamenti, la scenografia e le coreografie, tutto l'insieme, mi sono apparsi persino ridicoli. Un vecchio principe arriva in ritardo di almeno trent'anni al trono, insieme alla donna tanto amata. Sarebbe al massimo una fiaba patetica e parecchio triste, se non fosse realmente accaduto. Un trono impolverato da procedure d'investitura ormai senza alcuna aura possibile agli occhi di chi non sia abbagliato del tutto dai rituali monarchici e religiosi. Mi è sembrato di assistere alla fine di un'epoca, incarnata in estremo dalla quasi immortale Elisabetta II, erede di quell'Impero britannico fondato sul plurisecolare dominio di altre civiltà, con tutte le conseguenze anche sanguinose e predatorie del caso. Se c'è un possibile futuro per ciò che resta della monarchia nel Regno Unit

Neutrale e senza pregiudizi.

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Il fotografo deve stare sempre attento a non contraddire ciò che l'occhio vede, non deve essere influenzato o distorto da sentimenti, da incrostazioni o da ideologie culturali, né dai ricordi o da altro, non deve prevaricare né forzare, ma essere appunto contemplativo, con uno sguardo lento, che mette a fuoco e coglie tutte le cose, che si impossessa e rende protagonista lo spazio; l'occhio diventa tutt'uno con il medium fotografico, neutrale e senza pregiudizi come la sua macchina, una macchina anch'essa normale, che non ha bisogno delle dilatazioni del grandangolo o delle compressioni del teleobiettivo né dei colori artefatti dei filtri. Gabriele Basilico (da Architetture, città, visioni - pag. 131)

Questo è il progetto.

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Guardo le fotografie che ho realizzato finora, e mi dicono che chi siamo, che cosa sentiamo, che cosa sarà di noi, semplicemente non conta. Le nostre aspirazioni e i nostri successi sono stati superficiali ed insignificanti. Leggo i quotidiani, le loro rubriche, qualche libro, sfoglio le riviste (la nostra stampa). Trattano tutti di illusioni e fantasie. Posso solo concludere che abbiamo perso noi stessi e che la bomba potrà ultimare l'opera, definitivamente, e non ha importanza; non abbiamo amato la vita. Non posso accettare le mie conclusioni e, quindi, devo proseguire in questa ricerca fotografica, portarla più avanti e più in profondità. Questo è il mio progetto. Garry Winogrand (dalla domanda per la borsa di studio Guggenheim del 1963) .

ALTRI PAESAGGI #0

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ALTRI PAESAGGI #0 Marzo 2023 Fotografie di autori che praticano l'osservazione nei luoghi della vita contemporanea. Photographs of authors who practice  observation in the places of contemporary  life. https://it.blurb.com/b/11517800-altri-paesaggi-0 In questo numero: In this issue: BALLIANO BECCIO CARIONI DECEMBRINO FIORIELLO GAMBA LEONE LORUSSO MAZZELLA MENEGHETTI MINERVINI MORASSUTTO PARAGGIO PERASSI ZANIN © Tutti i diritti riservati agli autori © All Rights Reserved to the Authors Progetto editoriale Editorial Project ©2023 Fulvio Bortolozzo

MYSELF

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Dal 2018.  (selezione) Da oltre quarant’anni pratico una fotografia di osservazione nei luoghi. Durante le camminate quotidiane capita incidentalmente che un’ombra o un riflesso della mia figura finiscano per entrare nella fotografia che sto prendendo. In genere considero questo un difetto e provvedo ad eliminarlo cambiando punto di vista, ma di recente tendo a considerarlo un qualcosa che rende più evidente nell’immagine la complessità concettuale della pratica fotografica, sempre nascosta nella separazione artificiosa tra il fotografante e il suo soggetto. In realtà, la camera ottica rende durevole secondo le sue leggi fisiche una misura del tempo e dello spazio che non fa pienamente parte dell’esperienza umana. Imprimere nell’immagine la presenza fuggevole del fotografo è un atto deliberato di rinuncia all’affermazione di qualcosa per porre invece in dubbio ogni cosa. Tutto avviene come flusso del tutto soggettivo di coscienza in una infinita volontà di impossibile autorappresentazi

È la fotografia.

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Barbara Diamonstein: Spero che quanto sto per tirare fuori non sia noioso anche per te. Il termine street photographer  e il tuo nome sono sinonimi da tempo. Ma le strade non sono l'unico posto in cui hai lavorato negli ultimi venticinque anni circa. Hai lavorato in zoo e acquari, inaugurazioni del Metropolitan Museum of Art, rodei in Texas. Deve esserci un filo conduttore che attraversa tutto il tuo lavoro. Come lo descriveresti? Garry Winogrand: Beh, non ho intenzione di entrare in questo. Penso che quel tipo di distinzioni ed elenchi di titoli come  street photographer  siano così stupidi. D: Come preferisci descriverti? W: Sono un fotografo. Questo è tutto. D: Se non ti piace  street photographer , come rispondi a quell'altra noiosa definizione: estetica dell'istantanea ? W: Sapevo che sarebbe successo. Questa è un'altra stupidaggine. Le persone che usano questa espressione non ne conoscono nemmeno il significato. La usano per riferirsi a fotografie che credono sia

Un anno di guerra.

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Un anno fa l'esercito della Federazione Russa entrò in Ucraina. Un fatto incontestabile, una premessa indispensabile. La risposta del governo ucraino non fu quella forse immaginata dal Cremlino: una fuga ignominiosa lasciando alla mercé dell'invasore la popolazione. Quella è una specialità italica, Vittorio Emanuele III insegna. Da allora si combatte, si distrugge e si muore in Ucraina. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, la morte e la distruzione arrivano sempre anche ben lontane dai fronti di combattimento, ma succede per ora solo in Ucraina. La popolazione della Federazione Russa non è sotto le bombe e non muore di fame. Giusto ieri i governi di quasi metà della popolazione mondiale si sono astenuti o hanno votato contro la risoluzione dell'ONU che chiede l'immediato ritiro delle truppe russe dall'Ucraina. Questi sono semplici fatti di cronaca, comunque la si pensi. Oggi l'idea è che sarà il campo di battaglia a decidere le sorti della guerra. Forse si deve

Un'immagine possibile.

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È che in effetti, sembra che sia tutto già superato da quello che si chiama mondo della simulazione, che tutto abbia bisogno del prefisso post o iper, e che il mondo del frammento, delle libere associazioni, della schizofrenia, dell'indifferenza e del paradosso, siano già esauriti e che siamo entrati in una era dello sguardo pornografo, divoratore, insaziabile, dove non esiste più nessuna narrazione, proprio perché tutte le narrazioni sono possibili: nemmeno nel mondo dei mondi del filosofo Blumenberg, ma nello spazio in cui non sembra più possibile riattivare il nostro desiderio di cercare un'immagine possibile, una immagine che possa produrre su di noi ancora meraviglia o stupore. E questo non mi ricorda lo spazio tutto accelerato o visionario della fantascienza, il futuro, ma il torbido, inestricabile, asfissiante fondo di una palude di pantano. Luigi Ghirri (1987) Niente di antico sotto il sole, scritti ed interviste 1973-1991. Pag.180.

Non sono solo canzonette.

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Ebbene sì. Ho visto Sanremo, dirò di più, negli ultimi anni lo vedo spesso. Temo sia uno dei segni della mia senescenza perché da giovane ed adulto me ne tenevo alla larga, un po' schifato dall'insieme. Questa 73esima edizione è stata però, a mio avviso, molto particolare per diversi motivi. Innanzitutto la presenza del Capo dello Stato, omaggiato dalla benignata sulla Costituzione. Sanremo si erge così ad ultimo baluardo della Repubblica nata dalla Resistenza. La RAI come trincea definitiva dei valori sacri, e anche pedagogici, del mitico Arco Costituzionale, come Ettore Bernabei insegnava. Per chi sta fuori restano le televisioni commerciali, La7 esclusa, e se ne facciano una ragione. In questo senso, dal settembre scorso il primo vero vagito di un'opposizione al governo attuale si è sentito proprio lì, a Sanremo. Se si votasse oggi per l'elezione diretta del successore di Mattarella, Gianni Morandi verrebbe eletto con un plebiscito festante ed un suo mandato di forma

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