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Visualizzazione dei post da febbraio, 2023

Un anno di guerra.

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Un anno fa l'esercito della Federazione Russa entrò in Ucraina. Un fatto incontestabile, una premessa indispensabile. La risposta del governo ucraino non fu quella forse immaginata dal Cremlino: una fuga ignominiosa lasciando alla mercé dell'invasore la popolazione. Quella è una specialità italica, Vittorio Emanuele III insegna. Da allora si combatte, si distrugge e si muore in Ucraina. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, la morte e la distruzione arrivano sempre anche ben lontane dai fronti di combattimento, ma succede per ora solo in Ucraina. La popolazione della Federazione Russa non è sotto le bombe e non muore di fame. Giusto ieri i governi di quasi metà della popolazione mondiale si sono astenuti o hanno votato contro la risoluzione dell'ONU che chiede l'immediato ritiro delle truppe russe dall'Ucraina. Questi sono semplici fatti di cronaca, comunque la si pensi. Oggi l'idea è che sarà il campo di battaglia a decidere le sorti della guerra. Forse si deve

Un'immagine possibile.

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È che in effetti, sembra che sia tutto già superato da quello che si chiama mondo della simulazione, che tutto abbia bisogno del prefisso post o iper, e che il mondo del frammento, delle libere associazioni, della schizofrenia, dell'indifferenza e del paradosso, siano già esauriti e che siamo entrati in una era dello sguardo pornografo, divoratore, insaziabile, dove non esiste più nessuna narrazione, proprio perché tutte le narrazioni sono possibili: nemmeno nel mondo dei mondi del filosofo Blumenberg, ma nello spazio in cui non sembra più possibile riattivare il nostro desiderio di cercare un'immagine possibile, una immagine che possa produrre su di noi ancora meraviglia o stupore. E questo non mi ricorda lo spazio tutto accelerato o visionario della fantascienza, il futuro, ma il torbido, inestricabile, asfissiante fondo di una palude di pantano. Luigi Ghirri (1987) Niente di antico sotto il sole, scritti ed interviste 1973-1991. Pag.180.

Non sono solo canzonette.

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Ebbene sì. Ho visto Sanremo, dirò di più, negli ultimi anni lo vedo spesso. Temo sia uno dei segni della mia senescenza perché da giovane ed adulto me ne tenevo alla larga, un po' schifato dall'insieme. Questa 73esima edizione è stata però, a mio avviso, molto particolare per diversi motivi. Innanzitutto la presenza del Capo dello Stato, omaggiato dalla benignata sulla Costituzione. Sanremo si erge così ad ultimo baluardo della Repubblica nata dalla Resistenza. La RAI come trincea definitiva dei valori sacri, e anche pedagogici, del mitico Arco Costituzionale, come Ettore Bernabei insegnava. Per chi sta fuori restano le televisioni commerciali, La7 esclusa, e se ne facciano una ragione. In questo senso, dal settembre scorso il primo vero vagito di un'opposizione al governo attuale si è sentito proprio lì, a Sanremo. Se si votasse oggi per l'elezione diretta del successore di Mattarella, Gianni Morandi verrebbe eletto con un plebiscito festante ed un suo mandato di forma

L'intelligenza artificiale e le fotografie.

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Sto leggendo alcuni articoli sull'intelligenza artificiale applicata alle immagini. Non da oggi i sistemi di calcolo informatici sono stati impiegati per produrre immagini di soggetti inesistenti. La novità attuale mi pare che sia nell'aver potuto "allenare" (si usa proprio questo termine) gli algoritmi dei programmi AI con l'inserimento di talmente tante fotografie, reperibili ovunque sulla rete più o meno legalmente, da generare risultati così fotorealistici dall'essere del tutto indistinguibili da fotografie così come comunemente le conosciamo. Punto. Una rivoluzione? Un capovolgimento dell'universo iconico? A mio parere proprio per niente. Semplicemente si torna all'antico, una restaurazione quindi semmai, quando prima del 1839 tutte le immagini prodotte dagli umani, proprio tutte, erano icone che non garantivano per nulla l'esistenza reale del loro soggetto. A fare la differenza è sempre stato l'automatismo della camera ottica dotata di me

Il Rinascimento piemontese secondo Accorsi.

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Prorogata fino al 26 febbraio prossimo una deliziosa chicca, una delle tante a cui ci ha abituato negli anni la Fondazione Accorsi-Ometto  di Torino. Ancora pochi giorni quindi per godersi una piacevole immersione nella pittura rinascimentale piemontese tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, con una trentina di opere provenienti esclusivamente da collezioni private, alcune delle quali storiche. RINASCIMENTO PRIVATO DA SPANZOTTI A DEFENDENTE FERRARI NELLE COLLEZIONI PIEMONTESI A cura di Serena D’Italia, Luca Mana e Vittorio Natale. Fondazione Accorsi-Ometto Museo di Arti Decorative Via Po, 55 - Torino Lunedì chiuso Martedì, mercoledì e  venerdì  ore 10:00 – 18:00 Giovedì ore 10:00 – 20:00 Sabato, domenica e festivi  ore 10:00 – 19:00 Come sempre, qualche fotografia presa durante la visita. ©2023 Fulvio Bortolozzo

Art Déco al Forte di Bard.

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Fino al 10 aprile prossimo è aperta al Forte di Bard una mostra di grande seduzione. Il titolo è Il Déco in Italia, l’eleganza della modernità . Duecentotrenta opere tra pittura, scultura, decorazioni murali, arti applicate, manifesti e illustrazioni. A rubare la scena è prevalentemente la scultura ed in particolare le ceramiche. Il curatore Francesco Parisi ha saputo esaltare lo splendore di un periodo dell'arte italiana in cui fiorivano opere decorative create da artisti eccellenti, eredi della grande tradizione dei secoli precedenti e allo stesso tempo innovatori visionari. Sono anni turbolenti in Italia, quelli in buona parte attraversati dal totalitarismo fascista, che per fortuna, anche della vita artistica del Dopoguerra, non impedì alle individualità più talentuose di crescere e fiorire. In gran parte le stesse a cui si dovrà anche la grande stagione degli anni Cinquanta e Sessanta. Il patto tacito, e diabolico, fu quello di non occuparsi direttamente di politica, senza che

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