Il mondo a due dimensioni.

Sto seguendo gli eventi bellici attuali, in Ucraina soprattutto, attraverso il lavoro di approfondimento svolto da alcune figure indipendenti sulla rete che con encomiabile professionalità, sconosciuta allo pseudogiornalismo nazionale, analizzano le fonti, verificano tutte le notizie prima di diffonderle e sbugiardano quelle false, da chiunque provenienti. Nel materiale diffuso ci sono molti video girati con le camere tipo GoPro installate sugli elmetti dei combattenti e dai sistemi video dei droni in volo sui campi di combattimento, siano essi osservatori, bombardieri o suicidi. L'effetto visuale è terribilmente e drammaticamente simile a quello dei videogiochi. Si vedono persone combattere e morire come fossero pupazzi inventati dalla grafica fotorealistica. Siamo lontani anni luce dalle scarse immagini dell'invasione dell'Iraq del 2003. Poche immagini verdognole, scie di antiaeree e lampi di luce delle bombe nel cielo nero della notte di Baghdad. Al massimo i video privati dei torturatori statunitensi di Abu Ghraib, girati per sadico autocompiacimento.

Qui siamo andati ben oltre. La disumanizzazione del conflitto è ben descritta dall'impassibilità delle riprese automatiche che si limitano a registrare secondo lo schema ottico quello che accade davanti al combattente o visto dal drone. Si paragona spesso questa guerra alla Prima Guerra Mondiale, ma in realtà se dal punto di vista strettamente fisico le trincee e gli avanzamenti e ritirate di qualche centinaio di metri possono evocare quel conflitto, la novità assoluta è la percezione, degli stessi combattenti, che oggi ci si ammazza in diretta video e a distanza, pur se ravvicinatissima. Quello che non passa dal video non accade. Tanto che fanno più eco mondiale singole operazioni locali ben videoregistrate che interi movimenti del fronte di cui non si abbiano immagini.

Oggi il mondo è sempre più a due dimensioni. Quello che diventa immagine fotografica esiste e determina conseguenze immediate nella realtà esistenziale di milioni di persone. La fotografia non è per nulla morta e non è diventata un'immagine come un'altra. Anzi, milioni di fotografie e video diffusi in continuità da milioni di persone sono la forma di relazione visiva più contemporanea che esista e distinguere fotografie da immagini fotorealistiche è sempre più cruciale, anche per chi combatte. Stare davanti ad un monitor a uccidere persone come in un videogioco, come capita ai dronisti, sembra la stessa cosa, ma il sangue versato è vero. Occorre una nuova etica delle immagini. Subito.

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