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Visualizzazione dei post da 2018

Cent'anni d'inettitudine.

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La Grande Guerra  dell'Italia in cifre. Il quinto censimento nazionale del 10 giugno 1911, registra 35.841.563 abitanti. Nella vita di quegli esseri umani, e degli ulteriori nati nel frattempo, tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918 è successo questo: 5 milioni e 600.000 vengono mobilitati. È il 70% degli uomini abili alle armi. Cifra superiore alla media europea. 650.000 muoiono in guerra. È il 9% dell’esercito combattente, di cui 100.000 morti in prigionia. 950.000 vengono feriti. La metà rimangono mutilati e invalidi, con 450.000 pensioni di guerra. 546.000, tra i civili e i combattenti al fronte, muoiono per malattie varie. 345.000 rimangono orfani. Il 64% erano figli di contadini. Dulcis in fundo, 600.000 muoiono per la “Spagnola”. (tra la fine del ’18 e la primavera del ’19). A distanza di cento anni, si può festeggiare una vittoria militare così sanguinosa solo se si ha una pietra al posto del cuore e della spugna sintetica invece del cervello.

Dieci anni oggi.

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Giusto per stappare due parole, poi riprendo l'immersione verbale con maggiore convinzione di prima. Dieci anni, quasi ottocento post, una bella cavalcata. Da quest'estate però qualcosa è cambiato, almeno per me, e scendere da cavallo per proseguire a piedi, silenziosamente, continua a sembrarmi la cosa più desiderabile. La scelta migliore possibile per non disperdermi inutilmente in tempi che speravo  proprio di non dover vivere e che temo siano invece solo al loro inizio. Approfitto per salutare ancora una volta gli amici che mi stanno leggendo. Con alcuni di voi ci si ritrova sicuramente di persona prima o poi. Le occasioni non mancheranno. A tutti gli altri non posso che dire grazie e sperare che la vita ci faccia insperatamente incontrare. Brinderemo per questo. Auguri Camera Doppia. Dieci di questi giorni li hai avuti. Non è poca cosa ed era giusto concedersi un breve, piccolo, intimo, festeggiamento.

Mi può bastare così.

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Susa, 1980. Negativo 6x6 da fotocamera Lubitel 2 . Sono passati molti anni dalle prime fascinazioni consapevoli per la fotografia. Ora sento però il bisogno di porre termine alle loro conseguenze pubbliche. Nel privato, fotografare rimane per me un atto piacevole e, finché lo resterà, non smetterò di compierlo. Per il resto, l'attività didattica è l'unica che mi dia ancora dell'entusiasmo perché mi sembra così di rendermi utile al prossimo. La proseguirò fino a quando percepirò concretamente di esserlo davvero per qualcuno. Le dinamiche social di Internet invece mi hanno definitivamente stancato. Le sento ormai lontanissime. Quindi basta con Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, Blogger, ecc. ecc. Mi può davvero bastare così. Hasta Siempre Fulvio P.S. Ringrazio tutti quelli che mi hanno accolto nei loro pensieri e incoraggiato sostenendo le mie attività nei vari social network. La mia gratitudine per loro non sarà mai abbastanza. Non condivido questo post s

L'anello di Anna.

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Anna ha ricevuto quell'anello d'oro il giorno del suo matrimonio, sessant'anni fa. Non l'ha mai tolto, anche perché l'osso del dito si era talmente deformato negli anni che impediva di farlo. Lei diceva che era stato Mario a farlo capitare, perché non potesse più levarselo anche dopo che lui era partito in avanscoperta verso luoghi che forse non esistono. Poi è finita in ospedale. Già al pronto soccorso c'han provato, ma senza successo, constatando di fatto l'impedimento. Due volte. Si sa, le procedure non conoscono eccezioni. L'episodio venne riportato nella cartella clinica, come da regolamento. Poi venti giorni dopo, in reparto, proprio il giorno prima che morisse, una sanitaria di turno, fanatica del regolamento, si accorse con scandalo della cosa e ipotizzò persino un intervento in ortopedia per rimettere la vita nei binari della regola. La fecero desistere. Nella morte in ospedale c'è però un ultimo tempo solitario e buio, quello della t

REST 16

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http://it.blurb.com/b/8764772-rest-16 In questo numero: In this issue: Pablo BALBONTIN ARENAS Maurizio BRIATTA Diego MAZZEI Fabio OGGERO Mattia PALADINI Angelo ZZAVEN REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal. If you need words, ask the photographers directly. REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words wo

Le fotografie sono importanti.

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Sarebbe una cosa da nulla, ma è un segno. Giusto ieri una di quelle pagine di Facebook, collettive e quindi anonime, quelle che per titolo hanno una frase in inglese, che fa più figo, pubblica una fotografia d'autore corredata dall'immancabile citazione erudita da uno scrittore. Gente a cui piace vincere facile insomma. La cosa mi viene segnalata da un'amica perché a lei la fotografia di quell'autore non le risulta di averla mai vista. L'attribuzione è a Luigi Ghirri. La fotografia è questa qui sopra. Ovviamente, chiedo in quel post da quale fonte abbiano ricavato che sarebbe di Luigi Ghirri e mi rispondono che ci sono diversi siti sulla rete che la riportano con quella attribuzione. Ribatto che non è diffondendo una balla ripetute volte che diventa vera e riporto il link, trovato con non più di due minuti di ricerca su Google, della pagina che annuncia una mostra di Riccardo Varini, il vero autore della fotografia: http://www.arte.it/calendario-arte/ravenn

Il fotografico di Enrico Peyrot.

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Ieri sera, nell'ambito del ciclo di eventi #HangarXFo.To a cura di Daniela Giordi , il fotografo Enrico Peyrot ha presentato una summa della sua lunga attività autoriale a partire dagli anni Settanta. Di particolare interesse è stato il racconto dell'autocostruzione dei suoi speciali banchi ottici d'alta montagna. L'approccio al fotografico di Peyrot poggia difatti le basi sul concetto, per me assolutamente valido, dell'iconografia tecnica già insita nell'immagine fotografica. Diversamente da altre forme visive, come quelle tradizionali pittoriche, una fotografia possiede un proprio stile nativo dato direttamente dal congegno e quindi fuori dalla disponibilità del fotografo. La figura autoriale viene per questo motivo a configurarsi in forma registica. Il controllo di ogni parte della produzione fotografica, dalla predisposizione della fotocamera, passando per la ripresa e infine arrivando alla realizzazione oggettuale della stampa finale, è l'unico

La signora del nono piano.

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Oggi una pianta grassa che sta sul balcone di casa continua la sua lenta fioritura. Piano, piano, sboccerà un fiore grande, bianco, con petali allungati. Un piacere per gli occhi. Quel giorno, solo per quel giorno, sarà un grande spettacolo della vita. Stamattina la signora del nono piano, che anni fa ci aveva donato la piantina da cui discende il fiore che verrà, sta in una bara in attesa della sua ultima messa. Il respiro ha deciso di smettere di darle aria, con tanta, troppa lentezza. Ci sono anche modi migliori di morire. C'è sempre una mattina così per chi resta. Poi non ce ne saranno più nemmeno per noi. L'unica risposta possibile a tutto questo è quel germoglio di fiore.

REST 15

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http://it.blurb.com/b/8713653-rest-15 In questo numero: In this issue: Emanuele FRANCO Marcello GRASSI Paolo LINDOZZI Mauro QUIRINI Paolo TARENGHI Violetta TONOLLI REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal. If you need words, ask the photographers directly. REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won

Vittore Fossati è parte essenziale.

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Vittore Fossati è parte essenziale di ciò che ci resta di una stagione irripetibile. Almeno così appare. L’epoca d’oro di un piccolo universo di fotografi gravitanti con orbite proprie attorno ad un sole per nulla antico che come una cometa attraversò molti luoghi della penisola di figure dove viviamo. “Luigi Ghirri era generoso” così dice Vittore. Non nel senso che fosse ricco e distribuisse a piene mani del suo patrimonio. Proprio in quel senso invece, se togliamo di mezzo lo sterco del diavolo e pensiamo. E guardiamo. Perché nella semplicità di un atto esistenziale che parrebbe irrinunciabile sta tutta la rivoluzione di un modo che non vuole ridursi a metodo. Pensare, liberamente. Alcune specie animali in certi momenti ci sembra che lo facciano. Noi dovremmo farlo per costituzione, invece alcune volte capita anche tra di noi. Ma non così spesso. Il tempo che si passa a pensare cosa è giusto pensare per essere ben accetti al nostro prossimo, quello che ci interessa per un motivo

NOTE #1.

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Ho pubblicato sul sito blurb.com  una rivista a uscita singola dedicata al mio archivio fotografico. Si tratta di una libera immersione nelle sue profondità iconografiche alla ricerca di sintesi che mi rispecchino al di là di ogni considerazione razionale. Sonde inserite nel processo della visione, come attività esistenziale a fondamento della coscienza, e del percorso che interviene quando si cristallizza in immagini automatiche. Il processo rimane imperscrutabile, ma è quanto mai evidente quando l'immagine prende una sua inattesa autonomia nel ritrovamento della seconda visione , quella che interviene dopo, a volte anche molto tempo dopo, rispetto al momento della ripresa. Considerando la natura compulsiva dell'atto fotografico, almeno per me, e il flusso sempre crescente dell'accumularsi delle fotografie, alla fine il discorso più interessante è quello al riguardo delle permanenze, delle costanze che non mutano nei decenni. C'è qualcosa di più delle funzioni ass

L'autore liquido.

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Seguo con interesse diversi approcci editoriali innovativi realizzati sovente da collettivi di fotografi intenzionati ad affermare la loro visione ed il loro pensiero nel panorama culturale italiano. Alcuni di questi risultati mi arrivano comodamente a Torino grazie al meritorio lavoro di Ivan Catalano , che dal basso delle sue inesistenti risorse economiche, ma dall'altissimo di quelle psicofisiche e relazionali, continua da oltre un anno a portare avanti, insieme ad Adele Corvo , una rassegna di assoluto interesse: I Just Look at Pictures -  Viaggio nel photobook italiano . Riflettendo sui vari incontri fin qui avvenuti, mi pare che si possa affermare di trovarsi di fronte ad una trasformazione profonda del concetto di autorialità. Dalla tradizione novecentesca del "demiurgo" origine e fine di ogni cosa, piano piano si assiste ad una vera e propria liquefazione dell'autore , quanto mai contemporanea. Al suo posto, molteplici individui, come fossero vasi comun

Il compagno Renato.

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Sembra un poco paradossale che una mostra dedicata al compagno Renato Guttuso si apra alla GAM di Torino sotto un’amministrazione pentastellata. Avrebbe dovuto inaugurarla il compagno Piero Fassino, erede più che legittimo di tutta la storia del Partito Comunista d’Italia. Nei comunicati si legge così: Nella ricorrenza dei cento anni della Rivoluzione d’Ottobre, la GAM di Torino presenta una nuova mostra su Renato Guttuso. “Renato Guttuso – L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68” racconterà attraverso le opere del grande artista siciliano il rapporto tra politica e cultura. La mostra sarà visitabile alla GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino dal 23 febbraio al 24 giugno 2018. Insomma una carrellata in sessanta opere dell’artista di Bagheria che vuole rendere omaggio a cent’anni di rivoluzionarismo comunista. Ed in effetti, per chi avesse anche solo lontanamente vissuto le vicende del Novecento Rosso , questa mostra può funzionare da detonatore di senti

QP1 - Osservazioni fotografiche nell'Italia contemporanea.

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Sfoglia l'anteprima e acquista: http://it.blurb.com/b/8612087-qp-1 Questa pubblicazione origina da  We Do the Rest , gruppo attivo su Facebook dal 2013. Nel 2014 alcuni membri del gruppo realizzarono il progetto editoriale  Questo Paese . Osservazioni fotografiche nell'Italia contemporanea condotte nei luoghi di residenza e frequentazione degli autori. Testi inerenti i temi trattati accompagnavano le immagini. Nel 2018 viene aperto il gruppo Questo Paese su Google+ che diventa il riferimento per la rivista QP. Oggi come allora, l'intenzione progettuale rimane la stessa, ma diventa un'attività permanente che si svolge nelle successive uscite di QP. Nel primo numero: Igor ARAMU Ivan CIAPPELLONI Michele D'OTTAVIO Fabio MORASSUTTO Riccardo SALVATELLI Laura ZULIAN QP1  ©2018 Fulvio Bortolozzo . All Rights Reserved

REST Sông - Mekong: a contemporary photography mission

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http://it.blurb.com/b/8605078-rest-s-ng Numero speciale dedicato alla missione fotografica in Vietnam svolta nel 2017 da Phos - Centro Fotografia Torino . Special issue dedicated to the photography mission of Phos - Centro Fotografia Torino in Vietnam (2017). Elisa BAGLIONI Federico MASINI Fabio OGGERO Mattia PALADINI Paolo TARENGHI Serena VALLANA Francesca VERGNANO REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perce

Conservare sempre, conservare troppo.

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Se c'è una cosa che certamente l'invenzione della fotografia ha portato all'ossessione più parossistica è la conservazione. Prima di tutto della fotografia stessa, ma per suo tramite anche di tutto quello che è stato preso da una fotocamera e ridotto in immagine. Sembra che senza archivi smisurati dove vengono faticosamente, e costosamente, conservate milioni di fotografie di ogni tipo, sia nella forma materiale classica, sia in quella elettronica, qualcosa vada irrimediabilmente perduto. Un danno terrificante per l'umanità e la sua memoria collettiva. A me pare una follia archivistica, che forse genera anche posti di lavoro e qualche risultato economico, ma che non è alla fine altro che è un'inutile resistenza allo scorrere del tempo. Assomiglia persino ad un rifiuto della vita, come flusso intendo. Immaginiamo per un momento se oggi avessimo tutto dell'epoca di Aristotele. Ogni suo discorso, ogni sua parola, pronunciata in qualsiasi occasione. Ma non

La colpa è sempre degli altri.

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Strana cultura quella che vede nel prossimo la causa esclusiva dei propri mali. Certo, fa comodo pensare che i guai siano qualcosa che ti arriva dall'esterno, da entità maligne che tramano senza sosta contro la tua virtù specchiata. Peccato che da oltre un secolo la psicanalisi affondi il coltello nella piaga e dia prove tangibili che in ciò che ci accade c'è una componente, sovente fortissima, di nostra responsabilità. Farla emergere è l'inizio di un percorso autocritico che può portare a miglioramenti significativi della nostra condizione, se non addirittura alla soluzione di problemi annosi. Ad aggiungersi in negativo a questo quadro, c'è poi la fiducia che siccome il male ti arriva da fuori, sia sempre qualcosa che è fuori a dover farsi carico di levartelo. Al di là della figura cristiana del "salvatore", addirittura si arriva a pensare che sia colui che si ritiene responsabile di quel male a dover essere costretto a redimersi togliendotelo. E se non

Ieri come oggi.

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Manuel Alvarez Bravo, The Daughter of the Dancers , 1933  Un fenomeno curioso che trova nel passato il suo riscontro in pittura, continua a manifestarsi: le mostre nazionali e internazionali, emanazioni per lo più di società fotografiche, esaltano con premi e scambievoli riconoscimenti quella fotografia "pompieristica" ancor oggi (1949) fatta con le accennate ricette a base di paesaggi-quadro, "scenette caratteristiche", argute o grottesche, nature morte di pezzi meccanici o simili ripetuti all'infinito, nudi in pose languide, ginnastiche o da diploma di "premiata ditta", con o senza anfore ecc. Al mondo di questi autori, fierissimi delle innumerevoli "etichette" testimonianti la loro presenza a mostre di tutto il globo, si oppone senza polemica un altro mondo di fotografi quasi introvabili nei cataloghi delle sullodate mostre e comprende forse la maggioranza dei più grandi nomi della fotografia: si può cominciare con Steichen per fin

Frank Horvat a Torino.

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24 febbraio 2018, Sale Chiablese. Intervista a Bruna Biamino sulla mostra di Frank Horvat . La notizia è che martedì 27 febbraio 2018 si inaugura nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino la prima mostra antologica di Frank Horvat (Abbazia, 1928) all’interno di un’istituzione museale italiana. L’evento accade a ridosso del compimento del suo novantesimo anno d’età. Durante le ultime fasi dell’allestimento, Bruna Biamino , assistente alla curatela della mostra, accetta gentilmente di incontrarmi per una visita in anteprima e di rispondere alle mie domande. Bruna Biamino . Ti faccio subito vedere questa fotografia qui. Il matrimonio musulmano a Lahore in Pakistan. La foto che è stata inserita nella mostra The Family of Man di Steichen del ‘55. Fulvio Bortolozzo . Epocale . B . Sapevo che ti sarebbe piaciuta. F . Sì, ho guardato un po’ la biografia di Horvat. In realtà, lo conoscevo poco. Me lo immaginavo come un fotografo di moda. Invece è affascinante come lui percor

REST 14

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http://it.blurb.com/b/8557042-rest-14 In questo numero: In this issue: Attilio BIXIO Daniela DIONORI Sonia FERRARI Michele GINEVRA Anna LORDI Angelo ZZAVEN REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal. If you need words, ask the photographers directly. REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won't be e

Puntuale come l'influenza.

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Eccolo qua di ritorno. Il circo mediatico del fotogiornalismo internazionale per eccellenza: Il World Press Photo , proprio come il classico malanno di stagione. E siccome l'aggressività di virus e batteri è in aumento, anche il WPP non fa eccezione. La formula per decidere quale sia la fotografia dell'anno è cambiata. Adesso abbiamo la rosa ristretta di candidati e solo allo show finale di Amsterdam (a proposito va rilevato che in effetti la città è davvero la sede più azzeccata per questo concorso), solo allora sapremo chi sarà il vincitore. Magari con la classica sospensione di qualche istante dell'annuncio per creare maggior pathos tra gli astanti. " The winner is... ". Uno show autoreferenziale per un settore in crisi nera da tempo. Il fotogiornalismo è da tanti anni diventato fotosensazionalismo nella battaglia persa sulla carta che si tenta di tornare a vincere sulla rete. I giurati hanno dovuto esaminare 73.044 fotografie, scattate da 4.548 fotogr

Il lato oscuro di Facebook.

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Insomma è finalmente capitato! Dopo anni e anni di partecipazione a Facebook, sono stato bannato per 24 ore dal social per aver pubblicato un contenuto ritenuto in contrasto con "gli standard della comunità". Fin qui, sarà capitato a tanti e anche di peggio. La cosa però che mi ha fatto uscire dai gangheri è la particolarità dell'evento, Il contenuto si può vedere qui sopra in forma censurata per gli occhi degli ipocriti puritani americani che non sanno distinguere un'opera d'arte dalla pornografia. Merce quest'ultima della quale tra l'altro sono proprio gli americani, e di gran lunga, i più grandi esportatori globali. Si tratta di una fotografia tra le più famose di un grande nome della fotografia internazionale: Helmut Newton (1920-2004). Un'immagine carica di autoironia e per nulla volgare. Il titolo è " Self-Portrait with Wife and Models " ed è del 1981. Newton espose in vita ovunque e anche in contesti d'arte. Vidi le sue fo

L'ultima luce.

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Thomas Weski: Che cosa l'ha spinta a fare quelle fotografie? Robert Adams: Il piacere. La luce era irresistibile. Una volta, al termine di una lunga giornata estiva trascorsa a fotografare, ricordo di essermi ritrovato talmente esausto per aver cercato di cogliere l'ultima luce sui sobborghi da non essere neppure in grado di usare la macchina fotografica. E mi chiesi quando mai la luce sarebbe stata ancora così. Dalla seconda edizione di The New West. (pag.76)

Già scrivendone scompare.

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Vedi, una cosa affascinante delle immagini è che sfuggono alle categorie del ragionamento razionale, base della conoscenza intellettuale e scientifica. L'immagine, anche quella fotografica, è o non è. Funziona o no. L'autore è un tramite, felice quando riesce a farla funzionare. Spesso è incolto, impreparato, ma sensibile e intuitivo abbastanza da provare e a volte riuscire. Dopo, a cose fatte, si può dissezionare il cadavere alla ricerca della sua biologia, ma il succo, la famosa "anima", non c'è. Ecco perché le immagini sono sfuggenti, e le migliori ancora di più. Non c'è percorso analitico che tenga. Non è l'elogio del buon selvaggio e nemmeno il libera tutti ad ogni porcheria autoreferenziale. Si tratta di un piano di conoscenza altro, immediato e sintetico. Già scrivendone scompare.

REST QUEST: Federico Giordano.

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Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? Il titolo del progetto è Stored Deep Inside Me , un lavoro non ancora terminato composto al momento da una ventina di immagini. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? Nel lavoro ho cercato di tradurre in immagini le emozioni scaturite a seguito della morte di mio padre. Ho fotografato queste emozioni in ciò che mi circondava,  per non dimenticare quello che era successo, per dire quello che non riuscivo ad esprimere a parole, provando a tirar fuori quello che era sepolto nel mio profondo. Quali procedure di ripresa e post produzione hai seguito? Le immagini sono state realizzate tutte con luce naturale e sono molto semplici nella loro realizzazione. In alcuni casi ho utilizzato l'esposizione multipla perché ho ritenuto necessaria una fusione di immagini per realizzare quello che avevo in mente. Non avendo grandi abilità in post-produzione nella serie ho solamente co

Il dito nella piaga.

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Con il post di ieri ho fatto il botto! Le visualizzazioni del blog si sono impennate vistosamente e su Facebook i commenti sono arrivati a raffica. Belli densi di riflessioni pure. Rilevo quindi che devo aver messo il dito su una piaga ben grossa. Ci dev'essere parecchia stanchezza in giro per la ripetitività delle fotografie in circolazione. In specie nell'ambito del cosiddetto paesaggio urbano , ma non solo. Ora certamente non si tratta di passare al "fàmolo strano", tanto per cambiare, ma di riconnettere le scelte visive ai motivi che le determinano. La tradizione fotografica questo lo insegna bene, se lo si vuole capire. Fotografare un viadotto, magari con i colorini chiari ed "evocativi" che ancora continuano ad andare di moda, che senso ha? Se non c'è un motivo molto forte, equivale a fare accademia, cioè esercitazioni erudite sui cadaveri iconografici del passato: soffermarsi sulla pelle, l'aspetto esteriore, senza domandarsi cosa ci s

Sempre le stesse foto.

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In We Do The Rest , il gruppo che gestisco su Facebook, è stata condivisa la notizia di un progetto in corso a livello europeo di indagine sul paesaggio urbanizzato da parte di un collettivo di quattro fotografi. Le foto di esempio avevano per soggetto cavalcavia, lampioni, strade, ecc. Uno dei componenti del gruppo ha sbottato con il commento: " Basta sempre le stesse foto. " La risata sorge spontanea. Davvero su certi temi, come quello del paesaggio urbano, sembra che il tempo si sia fermato. Il diluvio di imitatori dell'iconografia scritta su qualche pietra sacrale dalla generazione dei New Topographics pare non riuscire ad avere fine. Anche nella versione italica, nata dalla chiesa di San Luigi Ghirri, non si scherza mica. Penso che si debba davvero iniziare una riflessione, questa sì collettiva, su possibili nuove iconografie di quell'ossimoro che è il paesaggio urbano . Non per altro, ma perché è passato quasi mezzo secolo e il pianeta ha cambiato di molt

Cura. Una mostra dello IED di Torino.

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Ieri sera nella Project Room di Camera a Torino, si è inaugurata l'anteprima della mostra Cura - Racconti fotografici sulla Città della Salute .  Si tratta del progetto di tesi di nove allievi IED diplomati nel 2017 e di quattro docenti che li hanno affiancati, tra i quali la coordinatrice del corso di Fotografia: Bruna Biamino . Nell'occasione, è stato anche comunicato ai presenti il cambio di direzione dello IED di Torino avvenuto il 15 gennaio scorso. All'uscente Riccardo Balbo  succede  Paola Zini , già presidente in carica del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude . L'anteprima rimarrà visibile fino al 28 gennaio. La mostra vera e propria sarà inaugurata l'8 febbraio presso il C.O.E.S. – Centro Oncologico e Ematologico Subalpino , per poi venire riproposta dal 19 febbraio al Palazzo della Regione Piemonte in piazza Castello. Il lavoro di allievi e docenti ha introdotto le fotocamere direttamente nel quotidiano operativo dei reparti della Città de

Mollino tira.

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(comunicato stampa) In coda per Carlo Mollino: oltre 2.800 visitatori a CAMERA dall’apertura della mostra Un successo superiore a ogni aspettativa: vasto l’interesse per il lavoro e la vita del grande autore torinese, tanto che più di 2.800 visitatori hanno già scelto di entrare a  CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia  per la nuova mostra  “L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973” . Nella sola giornata di domenica 21 gennaio hanno varcato la soglia del Centro di via delle Rosine oltre 1.000 persone. Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, Carlo Mollino ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano. Con oltre 500 fotografie, di cui molte inedite, la mostra è la più grande e completa mai realizzata su Carlo Mollino fotografo e indaga il suo rapporto con la fotografia evidenz

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