C'è ancora domani, ma anche no.

Trascinati dalla propaganda televisiva massiccia pure mia moglie ed io abbiamo contributo al botto al botteghino del film di Paola Cortellesi, sua opera prima alla soglia dei cinquant'anni.

Direi che ne sono riemerso abbastanza interdetto e pure deluso. Non che mi aspettassi chissà quale capolavoro, non pretendevo tanto, però qualcosa di meno didascalico ed elementare, questo sì.

La recitazione, nell'insieme, sembra una parodia, peraltro non voluta, del Neorealismo storico. Non basta del bianco e nero, anche ben eseguito, e la citazione di ogni possibile stereotipo legato a quei film per ricreare un'ambientazione almeno dignitosa e ispirata a quella cinematografia. Certamente qua e là ci sono anche siparietti riusciti e caratteri brillanti, su tutti il vecchio padre del marito, ma senza continuità e nemmeno un minimo di complessità psicologica che andasse oltre la messa in scena di figurine a due dimensioni. Nessuno, e meno di tutti proprio la Cortellesi, riesce ad essere convincente. Sembra un compito perfettino portato a termine con puntigliosa precisione da dei secchioni senz'anima. Si vede che hanno studiato tanto, che si sono applicati con fatica e che sono tra quelli più bravi della classe, ma finisce tutto lì. 

Certo rispetto agli abissi raggiunti dal cinema italiano negli ultimi decenni, qui c'è persino da leccarsi le orecchie, ma non basta proprio. Non è una citazione colta o ironica, non è una parodia, almeno nelle intenzioni, non è una variazione originale, non aggiunge nulla, anzi toglie ogni speranza che in questa epoca di decadenza culturale esponenziale si possano ancora trovare discorsi davvero utili e articolati su temi di interesse collettivo. Solo un approccio chiuso e ideologico, dove da una parte stanno le donne portatrici di ogni ragione storica possibile e dall'altra l'esecrabile mondo maschile e patriarcale che tortura senza limiti le innocenti vittime. Dimenticando, tanto per fare uno dei molti esempi possibili, che uomini così orrendi saranno ben stati allevati anche da madri adoranti del figlio maschio, oltre che da padri padroni. O no? 

Dulcis in fundo, la chicca delle chicche. La salvezza dall'inferno in terra delle donne sarebbe stato il referendum del 1946 a cui poterono partecipare per la prima volta nella storia. Peccato che oggi siamo nel 2023, non nel 1947, e una simile speranza di cambiamento si è rivelata del tutto infondata se persino adesso non solo è ben lontana dall'essere realtà compiuta, ma assistiamo persino ad una regressione culturale che minaccia le conquiste fondamentali degli Anni Settanta, come il divorzio e l'aborto, che furono per davvero punti di svolta storica per la condizione femminile italiana.

Insomma, farà pure un incasso elevato, e almeno questo andrà ad aiutare l'industria del cinema nazionale in un momento di grave difficoltà produttiva, ma che compiacere un pubblico ormai evidentemente sedato da troppa televisione commerciale e abuso di social media ponendosi a quel livello sia la strada per ritornare ad una qualità di pensiero almeno adeguata al tempo complesso e pericoloso in cui viviamo, direi che mi appare come una pia illusione.


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