Un anno di guerra.

Un anno fa l'esercito della Federazione Russa entrò in Ucraina. Un fatto incontestabile, una premessa indispensabile. La risposta del governo ucraino non fu quella forse immaginata dal Cremlino: una fuga ignominiosa lasciando alla mercé dell'invasore la popolazione. Quella è una specialità italica, Vittorio Emanuele III insegna. Da allora si combatte, si distrugge e si muore in Ucraina. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, la morte e la distruzione arrivano sempre anche ben lontane dai fronti di combattimento, ma succede per ora solo in Ucraina. La popolazione della Federazione Russa non è sotto le bombe e non muore di fame. Giusto ieri i governi di quasi metà della popolazione mondiale si sono astenuti o hanno votato contro la risoluzione dell'ONU che chiede l'immediato ritiro delle truppe russe dall'Ucraina. Questi sono semplici fatti di cronaca, comunque la si pensi. Oggi l'idea è che sarà il campo di battaglia a decidere le sorti della guerra. Forse si deve persino arrivare a sperare che sia così. Se in Europa abbiamo potuto, come nel mio caso, nascere e vivere in pace, ciò è dovuto alla schiacciante superiorità militare, economica, e anche demografica, degli Alleati sull'Asse Roma-Berlino-Tokio. Non hanno vinto perché democratici, i Russi come oggi non lo erano affatto. Non hanno nemmeno vinto perché portatori di ideali di libertà, diritti civili e moralità elevate. Hanno vinto perché erano superiori. Punto. Quella fu un'occasione fortunata della Storia. Quando ci sono chiari vincitori e sconfitti. Da allora quasi sempre non è più successo. In Vietnam contro gli USA capitò di nuovo, in Afghanistan contro l'Unione Sovietica anche. Più che altro perché entrambe le super potenze nucleari non vollerò arrivare alle estreme conseguenze di fronte alla Resistenza estrema delle popolazioni invase. Nel Medio Oriente, in Palestina, la guerra continua invece dalla fondazione dello stato di Israele. Solo perché Israele non è autorizzata dalle superpotenze, in primis gli USA, a sterminare fino all'ultimo palestinese. Deve accontentarsi di ridurli ad una vita di merda, scusate il francese. Ecco, quest'ultimo esempio, ma ce ne sarebbero tanti altri, mi richiama il pericolo a cui andiamo incontro: la balcanizzazione della guerra in Ucraina. Una guerra che non finisce davvero mai, si riaccende, cova poi sotto le ceneri e si riaccende di nuovo. L'unica variabile inquietante è che la Russia possiede l'Arma Fine del Mondo. Solo USA e Cina possono davvero fare altrettanto, non gli altri Paesi nucleari esistenti e potenziali. Quindi più questa guerra in Ucraina si prolunga e più si corre questo rischio planetario. Soluzioni non ne vedo, se non le solite da bar che possono venire in mente a qualsiasi sfaccendato incompetente come me. Posso solo sperare che l'invasore russo si estenui abbastanza da dover accettare di cedere qualcosa di ciò che ha preso sul terreno e che l'invaso ucraino faccia altrettanto. In alternativa che uno dei due contendenti venga sconfitto sul campo chiaramente e indubitabilmente. Ai tempi del Vietnam, gli USA non la risolsero a loro favore a colpi di armi atomiche. Non perché erano democratici, buoni e gentili, in Vietnam ancora oggi ci sono intere zone devastate dai loro bombardamenti, ma perché temevano una rivolta generale interna e anche ritorsioni atomiche russe e cinesi. Oggi però l'autocrate Putin avrà lo stesso timore? Di Gorbaciov ne nasce uno solo nella Storia dell'umanità. Uno che abbia avuto l'onestà intellettuale di riconoscere che il comunismo aveva perso la competizione con il capitalismo e quindi doveva levarsi di torno senza aggiungere ulteriori danni ai troppi già fatti. La risposta dei "vincitori", per abbandono dell'avversario va ribadito, fu di sputare in testa all'ex Unione Sovietica. Un po' come quando si preparò la Seconda guerra mondiale umiliando i tedeschi alla fine della Prima. Le nazioni, in specie se "imperiali", sono troppo orgogliose del loro passato per ridursi ad una vita qualsiasi. Questa malattia umana, purtroppo inoculata alle generazioni successive dall'insegnamento della Storia secondo canoni nazionalistici e imperialistici, si ripete senza sosta. Poche nazioni hanno saputo davvero liberarsene. Ne cito alcune: Portogallo, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Austria, per esempio. Tutte in altre fasi storiche conquistarono e dominarono con la guerra altre nazioni e popoli. Oggi vivono in pace, hanno cambiato il loro destino e favorito il benessere e la vita dei loro cittadini. Questa in prospettiva è l'unica vera soluzione. Non il solo commercio, che genera invece troppo spesso ingiustizie e sfruttamento, ma l'idea che una comunità umana possa vivere bene e lasciar tentare ai suoi componenti di essere felici senza che si debba usare l'arma militare per procurarsi i beni materiali necessari. Non oggi, non domani, ma prima possibile spero che le nazioni del mondo la smettano di identificarsi con la loro Storia e comprendano che un futuro diverso e di pace è sempre possibile, qualsiasi storia sbagliata abbiano alle loro spalle.


Scusate lo sproloquio. 


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