Ai sassi, ai biscotti e alle nuvole.
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©2014 Fulvio Bortolozzo. Non funziona così, o almeno non dovrebbe. Una fotografia non è un sasso che può assumere ogni sembianza proiettatagli sopra a capriccio di chi lo tiene in mano. Non è un biscotto, il cui profumo o sapore riporta ai tempi "che furono" di chi lo sta mordicchiando. Non è una nuvola che per pochi istanti assume le forme del desiderio di chi la trattiene negli occhi. No, non è questo. O meglio, può esserlo perché non c'è modo di impedire a nessuno di fare e capire ciò che vuole di qualsiasi cosa, ma certo è un pessimo modo, autoreferenziale fino alla più estrema vanità, di costruire una relazione con una fotografia. Sì, siamo animali "psicologici", i più complessi mai apparsi sul pianeta. Tutto soggiace ai nostri flussi psichici, ogni istante del nostro esistere ne è permeato completamente. Il successo di questa nostra specie sociale mortifera e implacabimente distruttrice di risorse è proprio lì. Però c'è un limite a tutto questo. ...