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Visualizzazione dei post con l'etichetta fotografia d'autore

Le fotografie sono importanti.

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Sarebbe una cosa da nulla, ma è un segno. Giusto ieri una di quelle pagine di Facebook, collettive e quindi anonime, quelle che per titolo hanno una frase in inglese, che fa più figo, pubblica una fotografia d'autore corredata dall'immancabile citazione erudita da uno scrittore. Gente a cui piace vincere facile insomma. La cosa mi viene segnalata da un'amica perché a lei la fotografia di quell'autore non le risulta di averla mai vista. L'attribuzione è a Luigi Ghirri. La fotografia è questa qui sopra. Ovviamente, chiedo in quel post da quale fonte abbiano ricavato che sarebbe di Luigi Ghirri e mi rispondono che ci sono diversi siti sulla rete che la riportano con quella attribuzione. Ribatto che non è diffondendo una balla ripetute volte che diventa vera e riporto il link, trovato con non più di due minuti di ricerca su Google, della pagina che annuncia una mostra di Riccardo Varini, il vero autore della fotografia: http://www.arte.it/calendario-arte/ravenn...

L'autore liquido.

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Seguo con interesse diversi approcci editoriali innovativi realizzati sovente da collettivi di fotografi intenzionati ad affermare la loro visione ed il loro pensiero nel panorama culturale italiano. Alcuni di questi risultati mi arrivano comodamente a Torino grazie al meritorio lavoro di Ivan Catalano , che dal basso delle sue inesistenti risorse economiche, ma dall'altissimo di quelle psicofisiche e relazionali, continua da oltre un anno a portare avanti, insieme ad Adele Corvo , una rassegna di assoluto interesse: I Just Look at Pictures -  Viaggio nel photobook italiano . Riflettendo sui vari incontri fin qui avvenuti, mi pare che si possa affermare di trovarsi di fronte ad una trasformazione profonda del concetto di autorialità. Dalla tradizione novecentesca del "demiurgo" origine e fine di ogni cosa, piano piano si assiste ad una vera e propria liquefazione dell'autore , quanto mai contemporanea. Al suo posto, molteplici individui, come fossero vasi comun...

Le fotografie esistono.

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Proprio ieri sera mi è capitato di partecipare ad una discussione nella quale persone che a diverso titolo hanno a che fare con le fotografie non riuscivano nemmeno a rendersi conto di operare all'interno di un unico ambito culturale. Frammentate nelle loro visioni parziali, dettate dai ruoli rivestiti, innanzitutto quello pubblico avverso a quello privato: in sostanza chi gode del 27 del mese e chi no; chi ha un ruolo perché gli è stato assegnato e chi se lo è dato da se stesso. Ma non solo, si oscillava anche tra chi considerava le fotografie come legante sufficiente e chi pur accettando la pluralità dell'accezione arrivava a sostenere che la fotografia come ambito non esistesse, che tutto si risolve all'interno dell'arte contemporanea. Anche perché la professione è morta, l'amatorialismo non è pervenuto e comunque ormai tutto è interdisciplinare, mescolato, ibrido, e chi più mischia meglio è. Insomma abbiamo archivi pieni di robe morte, chiamate fotografie, ...

L'autore, no l'opera, anzi no, l'autore.

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Ci fu un tempo in cui l'Autore, con la "A" maiuscola fu sacro. Demiurgo, genio, origine di tutto. L'adorazione dell'Autore produsse mostri. Sembrava che l'opera fosse quasi marginale, specchio, inadeguato persino, dell'unica cosa che importava veramente: l'Autore e la sua adorazione da parte dei fedelissimi. Oggi invece il pendolo della storia oscilla all'inverso. L'autore conta poco o nulla (tutti in fondo siamo autori), quasi inutile parlarne, potrebbe persino non esistere proprio, ridotto a mero funzionario dell'unica cosa che importa davvero adorare: l'opera. Ognuno se la può così adorare come crede e riunirsi nella liturgia social con i fedeli di quella particolare confessione, diversa e in perenne lotta con le altre. Non essendo più l'autore al centro, il vuoto viene riempito da coloro che "interpretano" la sua opera: critici, curatori, divulgatori, commessi viaggiatori della cultura un tanto al chilo. E nuove ...

We Do The Rest compie quattro anni.

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Proprio oggi, 10 settembre, ricorre la data di creazione del gruppo di Facebook We Do the Rest . Tanti auguri quindi a tutti i Resters ! Resistendo però alla tentazione di tirare fuori le frasi celebrative d'uso in questi casi, preferisco soffermarmi sul senso di un gruppo che oggi conta 464 iscritti. Di recente, ho pensato di orientarne le attività verso una pratica precisa del fotografico, escludendo di conseguenza le altre. Nella nuova descrizione del gruppo si legge: "Le immagini accettate devono essere prese con la fotocamera senza alcuna preparazione della scena, secondo il metodo prospettico e ottico tradizionale. Altresì è preferibile che vengano accompagnate dal nome del luogo e dall'anno della ripresa." . Questa scelta nasce dalla considerazione che pur rimanendo del tutto contrario alla rigida suddivisione della fotografia in "generi specialistici", penso tuttavia che esista una sorta di spartiacque concettuale tra l'uso del fotografi...

Tutte le cose sono fotografabili.

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©1967 Jonathan Brand - Garry Winogrand at work. Questo post è per l'amico Daniele di Poliradio . Lui "parla e suona" fotografie alla radio. Le parla e le suona con le voci di chi le fa e di chi le guarda. Stavolta mi chiede di parlargli di qualcosa che non esiste: la Street Photography . Lo faccio volentieri perché proprio l'altro giorno ne ho parlato con Garry Winogrand in un seminario. Lui è tornato un momento con noi per dirci che son tutte balle quelle che han scritto su di lui dagli anni Novanta in poi. Quando scendeva per le strade di New York negli anni Sessanta a fotografare le donne che gli piacevano, i tipi da film che circolavano, gli anonimi e i famosi, le scimmie, i neri, le foche, le auto decapottabili, i tizi dei circhi, i tizi della politica, le vetrine dei negozi, e qualsiasi altro fenomeno che accendesse la compulsione ossessiva di cui era portatore sano, a tutto pensava, meno che all'idea bislacca di star facendo lo street photographer . ...

L'illusione di una descrizione letterale.

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©1957 Garry Winogrand, New Mexico. "Una fotografia è l'illusione di una descrizione letterale di come una macchina fotografica vede un pezzetto di tempo e spazio. Capito questo, si può postulare il seguente teorema: Tutte le cose sono fotografabili. Una fotografia può solo essere simile a come la macchina fotografica ha visto ciò che ha fotografato. Ovvero, come la macchina fotografica ha visto quel pezzetto di tempo e spazio è responsabile dell'aspetto della fotografia. Quindi, una fotografia può avere qualunque aspetto. Ovvero, non c'è nessun aspetto che la fotografia debba per forza avere (al di là di essere un'illusione di una descrizione letterale). Ovvero, non ci sono regole esterne o astratte o preconcette della forma che si possono applicare alla fotografia." Garry Winogrand Testo tratto da: Quaderni di cultura fotografica 3 DOCUMENTI E FINZIONI Le Mostre americane negli anni Sessanta e Settanta Istituzioni e curatori protagonisti ...

Prima o poi.

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Le immagini sono una costruzione mentale degli umani. Abitano i loro corpi e a volte ne escono con innumerevoli manifestazioni fisiche. La novità più importante del fotografico sta proprio in questo fondamentale aspetto: sono immagini che non escono da un corpo umano. Un oggetto costruito da umani per produrle automaticamente, secondo leggi fisiche ben precise e ripetibili, è l'agente della loro nascita al mondo. Questa alterità pone il problema dell'autore. Nell'immagine tradizionale qualsiasi sgorbio di bambino suscita l'ammirazione familiare perché si è consapevoli che proprio lui lo ha reso visibile, con le sue manine e il suo impegno psicofisico, usando in ogni modo le superfici e gli strumenti disponibili, anche in modi non convenzionali e perseguibili dai regolamenti di convivenza stabiliti dai genitori. Dando invece ad un bambino una fotocamera dove debba solo premere il famoso pulsante, ecco che tutto si concentra in un'attività performativa dove il...

Riflessioni su Reflexions.

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Fino al 21 febbraio prossimo è visibile da Camera Centro Italiano per la Fotografia la mostra Reflexions. Sul sito di Camera , la mostra viene presentata come il risultato di una missione fotografica che ha coinvolto due grandi fotografi di Magnum Photos , Alex Webb e Harry Gruyaert , in una residenza con 29 giovani fotografi italiani selezionati su circa 200 domande pervenute. Oggetto della missione sono state le colline di Langhe-Roero e Monferrato, di recente riconosciute Patrimonio Mondiale dall’UNESCO. La missione è stata organizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con l’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero, AstiTurismo, Alexala e Camera in due sessioni di una decina di giorni ciascuna, primaverile e autunnale. L'intento dichiarato è stato quello di: " ottenere una visione collettiva, seppur declinata secondo il linguaggio personale di ciascun fotografo, delle bellezze del territorio, della sua vocazione produttiva e delle specificità di ciascuna locali...

Le colline di Rodolfo.

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Ebbi modo qualche anno fa di curare una mostra di  Rodolfo Suppo a Villa Gualino , dopo averne scoperto le immagini in una personale del 2008. ( http://borful.blogspot.it/2008/12/un-artigiano-di-valore.html ). L'autore nel frattempo ha proseguito la sua ricerca sul paesaggio, con particolare accento su quello collinare piemontese dei dintorni di dove abita. Ora presenta le sue opere nella galleria comunale di Chivasso . L'inaugurazione è per le 17:30 di giovedì 22 agosto prossimo. Consiglio vivamente a chi potrà di andare a vedere le stampe originali, curate direttamente dall'autore. La luce che riesce a ricavarne è solo sua. Un merito che fin da subito  mi colpì e mi fece apprezzare i lavori che andava realizzando. Pur usando tecnologie attuali riesce difatti non solo a dominarle, ma persino a non restarne esteticamente prigioniero. Le piega perfettamente a tutto ciò che sa, ed è molto pur se lo negherebbe nella sua ritrosa modestia. Questo è, per me, un esempio posi...

Le visioni di Uelsmann a Torino.

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Fino al 25 aprile prossimo la galleria d'arte Pirra di Torino ospita alcune stampe fotografiche fine art, varie sono vintage , di Jerry Uelsmann . Nato nel nel 1934 a Detroit, e ancora in attività, è giustamente considerato tra i grandi maestri internazionali, anche se non è molto conosciuto in Italia. Uelsmann raggiunge i massimi riconoscimenti già negli anni '60-'70 e gode oggi di rinnovata attenzione perché viene da alcuni ritenuto il precursore di quanti realizzano le loro immagini post-producendo fotografie con programmi come Adobe Photoshop . Un'altamente consigliabile visita alla mostra, serve anche per sfatare questo luogo comune. Non basta assemblare in una stampa unica dei negativi, o file, diversi per realizzare visioni della qualità onirica e concettuale di Uelsmann. Alla base della sua sapienza artistica non c'è la pur elevatissima tecnica artigianale che gli consente di ottenere in camera oscura fusioni davvero perfette. Il cuore dell'intensit...

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