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Visualizzazione dei post da 2020

REST 23 | UNCHRISTMAS EDITION

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In questo numero (dicembre 2020): In this issue (december 2020): Antonio ARMENTANO, Andrea BANZATO, Riccardo BECCIO, Daniele BERTIN,Daniela BERUTTI, Gustavo BOEMI, Sandro BONALDO, Fulvio BORTOLOZZO, Giovanni CAPPIELLO, Gianni CARIONI, Pietro CASPANI, Roberto CATTINI, Gianni CAUCCI, Giuseppe CAVALLERO, Carlo CAVICCHIO, Francesco CIANCIOTTA, Luigi CIPRIANO, Paolo COLTRO, Sergio CREAZZO, Carmen DECEMBRINO, Daniela DIONORI, Giorgio DUA, Mario FERRARA, Sonia FERRARI, Domenico FIORIELLO, Federico GALLI, Edoardo GAMBA, Elena GARIGLIO, Matteo GARZONIO, Ombretta GAZZOLA, Massimiliano GLORI, Marco GUIDI, Lorenzo LEONE, Sebastiano LO TURCO, Andrea LOMBARDO, Eloj LUGNANI, Lorella MAZZELLA, Giovanni MINERVINI, Lorenzo MINI, Massimo MINIOTO, Fabio MORASSUTTO, Massimo PATELLA, Alessandro PERENO, Monica PETTENATI, Fiorella RABELLINO, Federico RANGHINO, Vito RENÒ, Luisa ROMUSSI, Caterina SANTINELLO, Franco TANEL, Enzo TRENTO, Franco ZANIN. REST  è una rivista  On Demand  di fotografie senza parole. I f

L'autore, il professionista e la comunicazione.

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La vicenda delle fotografie di Letizia Battaglia per la comunicazione di marchio della Lamborghini è ormai piuttosto nota, almeno sulla rete italofona. Chiarisco subito che le fotografie mi lasciano abbastanza indifferente. Colgo però anch'io che quelle bambine con lo sfondo delle supercar di lusso nella scena storica di Palermo hanno qualcosa di sgradevole. Problema mio e di quanti hanno sensibilità affine alla mia. Non è questo il punto che mi spinge a scrivere. Piuttosto mi pare invece molto interessante pensare al rapporto tra autorialità, professionismo e comunicazione, prendendo spunto da questo caso. Un autore, o un artista se si vuole, per me è un umano che mette insieme a suo modo qualcosa ottenendo un risultato che prima di allora non esisteva così, anche solo per alcuni aspetti. Di solito, se il risultato è molto dirompente, affronta anche un periodo, che può durare persino secoli, nel quale il suo lavoro non solo non viene compreso, ma nemmeno accettato. Eppure questi

La furbizia italica.

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Un deficit culturale, forse persino genetico, affligge le italiche genti e ne spiega i comportamenti paradossali. L'appellativo di "furbo" viene dato da noi a chi di fronte alle situazioni che lo coinvolgono escogita una soluzione ottima per i suoi interessi, non importa se a danno di altri. Il furbo suscita ammirazione, o almeno condiscendenza, perché si ritiene che in fondo abbia una mente brillante. Invece proprio la furbizia è l'indizio più evidente della sua insufficienza intellettuale. Vedere e risolvere è alla portata di chi abbia una discreta capacità di far funzionare la materia grigia che si suppone occupi lo spazio intracranico. L'evidenza dei fatti già contiene gli elementi per la soluzione. È sufficiente identificarli e metterli insieme nel modo voluto. Questo spiega una caratteristica ritenuta positiva dell'atteggiamento italiano di fronte alle emergenze. La vera sfida intellettuale però non è vedere e risolvere, ma quella di riuscire a prevedere

Cosa stavo dicendo?

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La distrazione non è più ormai un evento saltuario, un difetto dell'attenzione da evitare il più possibile per non trovarsi in difficoltà con quello che si sta facendo. Semmai è il contrario. La distrazione è lo stato normale, mentre il richiamo improvviso ed inatteso alla concentrazione su qualcosa che minaccia di interromperla viene vissuto come un fastidio, un evento ostile, a volte persino un trauma. La fotografie possono essere parte importante di questo capovolgimento comportamentale. Diversamente dalle immagini tradizionali, vengono prodotte da una macchina che una volta avviata trattiene tutto quello che l'obiettivo fa entrare in essa. Tutto, anche quello che non era stato visto, o voluto, dall'umano addetto alla macchina. Ci siamo così abituati ad avere per le mani immagini contenenti qualcosa che sul momento non era previsto e magari nemmeno voluto. Poco male, il tempo potrà far riemergere ciò che interessa quando cambierà qualcosa. Persone, animali, luoghi e cose

La morte di un professore, il pensiero e la libertà.

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Samuel Paty insegnava storia, geografia ed educazione civica in una scuola pubblica nei dintorni di Parigi, poi un brutto giorno è arrivato un giovane che l'ha decapitato per strada per qualcosa che aveva fatto e detto in classe. Da noi temo che sia stato percepito più o meno come l'ennesimo efferato fatto di cronaca.  In Francia invece la morte del professore ha suscitato un'emozione enorme che ha trovato nella commemorazione ufficiale alla Sorbona svolta da Emmanuel Macron il suo culmine istituzionale. Penso che questo dipenda dal ruolo riconosciuto alla scuola e ai docenti nella formazione delle nuove generazioni repubblicane in uno stato laico che ha come suo atto fondante la Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen del 1789. Diciassette brevi articoli che cambiano il modo di considerare l'essere umano e lo rendono indipendente da ogni legame e vincolo con ciò che non riconosce come valido per se stesso, a cominciare dalle religioni per proseguire con le

Un ringraziamento.

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Ringrazio pubblicamente davvero di cuore quegli affezionati frequentatori dei miei seminari, uno persino venuto da Milano per l'occasione, che ieri hanno voluto sfidare questo periodo virale partecipando all'incontro su Italo Insolera al Polo del '900 . Sono molto onorato di un'attenzione che si mantiene così viva ormai da vari anni e che mi stimola a proseguire nello studio e nell'approfondimento dell'iconografia fotografica. Ieri sera il tempo era ridotto ed ho potuto solo accennare ad alcune questioni cruciali che senz'altro avremo modo di approfondire nel tempo, seminario dopo seminario. Sono anche grato all'architetto Paolo Aghemo , che mi ha invitato a portare il mio contributo nell'ambito degli incontri su Insolera, all'architetto Davide Derossi , l'altro relatore dell'incontro, perché con il suo intervento mi ha dato nuovi spunti di riflessione e a tutti coloro che hanno reso possibile l'evento. Ora mi rituffo nella prepara

#5 Passaparola.

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Ieri ho avuto il piacere di chiacchierare in streaming con l'amico Steve Bisson su quello che vado facendo in fotografia. Steve da ormai dieci anni mi onora della sua attenzione nell'ambito dell'ampia attività di osservazione del fotografico contemporaneo che conduce con sensibilità e intelligente apertura di studioso alle figure e ai fenomeni che incontra. Spero che l'oretta di video possa risultare gradita a chi segue questo blog. In ogni caso, fatemi sapere. Come al solito, via e-mail .  P.S. La trascrizione in italiano della prima intervista che mi fece Steve per Urbanautica , è qui: https://borful.blogspot.com/2011/08/le-domande-di-steve.html

Un habitat italiano.

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A distanza di dodici anni dalle riprese, e dieci dalla prima edizione, ripropongo sulla piattaforma Blurb, con la nota formula della vendita On Demand , la serie fotografica Un habitat italiano . Dal corpo del lavoro ho selezionato ottanta fotografie, dieci in più della precedente pubblicazione, e rivisto il taglio editoriale, orientato in modo ancora più preciso verso l'autonomia delle singole immagini da ogni residua preoccupazione documentaristica. Il territorio osservato è quello comunale della città di Grugliasco, piccola realtà urbana ai confini di Torino. Le fotografie sono state prese durante camminate svolte seguendo le personali curiosità e inclinazioni usando una folding in legno per pellicole piane 4x5". L'acquisizione delle pellicole e la postproduzione sono state realizzate direttamente da me all'epoca e non ho introdotto nessuna nuova elaborazione nell'occasione di questa seconda edizione. Alla fine del libro ho inserito un testo, in italiano e ingle

REST 22

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https://it.blurb.com/b/10306766-rest-22 In questo numero (settembre 2020): In this issue (september 2020): Paolo COLTRO Maurizio CONSENTINO Domenico FIORIELLO Massimiliano GLORI Marco GUIDI Lorella MAZZELLA Fabio MORASSUTTO REST  è una rivista  On Demand  di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST  cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. REST  pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST  is  an  On Demand  photographic magazine without words . The photographers selected for  REST  carry out good projects with interesting pictures. REST  wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal.  REST  thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won't be enough to save it. REST, ©2015-2020 Fulvio Bortolozzo .

Insolera fotografava, anche.

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Italo Insolera (1929-2012)  è stato un grande urbanista e docente universitario, anzi è stato all'origine dell'urbanistica italiana, intesa come mozione etica, prima che scientifica, verso la comprensione che la vita umana può realizzarsi pienamente solo in ambienti armonici, a sua misura, in un dialogo fertile tra natura e cultura. Il suo capolavoro saggistico, Roma moderna , ininterrottamente ristampato e rieditato per i tipi di Einaudi dal 1962 al 2011 costituisce una specie di Bibbia per i suoi studenti e colleghi. Attraverso la storia urbanistica di Roma, dall'epoca napoleonica ai tempi attuali, traccia linee di pensiero che ben riassumono la tensione ideale e le purtroppo innumerevoli sconfitte vissute da chi voleva un Italia bella davvero per tutti e non solo per i depliant turistici e i luoghi comuni iconografici internazionali. Uomo del Novecento quindi, il secolo breve perché si incunea come un lampo accecante tra un passato glorioso, anche se a volte oscuro, e

Il Passepartout di Philippe.

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Ci sono figure mediatiche che vivono con noi per un certo tempo, fino a divenire in qualche misura familiari. La RAI ne ha prodotte diverse fin dalle sue origini e ad esse, almeno ad alcune, mi sono negli anni affezionato anch'io. Non nascondo, ma nemmeno mi vanto, di appartenere ad una generazione che si è formata attraverso le trasmissioni della televisione di Stato almeno in misura corrispondente a quanto andava imparando sui banchi di scuola, in certi casi persino di più. Così, anche se ormai adulto, e vaccinatissimo contro le derive mitologizzanti dei mass media, guardavo con piacere sempre rinnovato la serie di programmi di RAI 3 intitolata " Passepartout " la cui anima era un personaggio alquanto sui generis come Philippe Daverio . Oggi ho appena saputo che l'uomo è infine andato a coltivare le sue passioni lontano dagli umani a causa di uno dei soliti ancora troppo implacabili tumori. Devo ammettere che sto provando del dispiacere. Per carità, sono cose che ca

La montagna della Santa Croce.

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Il rapporto tra immagini e conoscenza mediatica della realtà fisica delle cose è ben illustrato dalla storia iconografica della Montagna della Santa Croce ( Mount of the Holy Cross ), una vetta delle Montagne Rocciose nel Colorado di 4270 metri d'altezza scalata per la prima volta ufficialmente dal mineralista Ferdinand Vandeveer Hayden e dal fotografo William Henry Jackson nel 1873. Di questa ascensione abbiamo una fotografia presa da Jackson, nella quale si può ben apprezzare la curiosa forma di croce che la neve glaciale disegna depositandosi sulle rocce della montagna. Il fatto di per sè, è già così particolare da poter suscitare la curiosità e il desiderio di andare di persona a vedere questo iconico fenomeno naturale. Purtroppo l'esperienza è possibile solo ad alta quota perché la "santa croce" non è visibile dal fondovalle.  Qui interviene l'anno successivo il pittore di paesaggi  Thomas Moran , che sulla base della fotografia di Jackson si reca sui luog

Testo e contesto.

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  In un recente episodio di intolleranza iconografica, Martin Parr è stato accusato di " analfabetismo visivo ". Al di là della triste vicenda, è interessante notare che con molta probabilità siamo di fronte ad un cambiamento antropologico del rapporto con le immagini nelle società occidentalizzate.  Secondo la tradizione, le immagini possiederebbero una loro autonomia, sarebbero cioè dotate di senso proprio al di là di come e dove possano apparire. Perché questo accada però è fondamentale che gli umani accettino questa speciale relazione e sappiano praticarla. Per secoli questo non è stato un problema, perché la linea di continuità culturale ha permesso a generazioni successive di mantenere una relazione stabile e diretta con le immagini. L'avvento dei nuovi social media ha però stravolto le cose. La perdita di ogni orientamento temporale e gerarchico nelle informazioni ricevute produce un appiattimento sull'istante presente della comprensione di quanto si riceve. Q

Diversamente pensando.

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Sento la necessità di cambiare rapporto con le cose che vado pensando. La fotografia è certamente stata fin qui una parte fondamentale dei miei interessi degli ultimi decenni, ma capisco che ora non è più solo così. Molte sono le curiosità e gli stimoli che mi agitano, ma non hanno a che fare necessariamente con l'immagine ottica. Apro per questo il flusso di questo blog ad ogni suggestione  che possa incontrare e riparto per nuove destinazioni. Stay tuned!

Hic sunt leones.

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Ma che terra è quella dove una madre e un bambino possono venire sbranati da "animali selvatici" a poche centinaia di metri da un'autostrada, in una zona impervia, ma con casolari e allevamenti? Da quale racconto horror esce questa trama? Quale cultura del territorio esiste fuori da quei centri urbani, dove si muore straziati se si cammina nel posto sbagliato? E tutta quella tecnologia, la più moderna, le procedure studiate alla perfezione, il dispiegamento di uomini e mezzi per due settimane per battere a tappeto una zona che sembra più selvaggia dell'Africa dei racconti ottocenteschi. Poi arriva un ex carabiniere con un falcetto e in mezza mattinata, lì dove nessuno si era spinto, ma dove lui sapeva poteva esserci qualcosa, trova i miseri resti di un bimbo. Dicono siano stati "animali selvatici". Ma che animali selvatici vivono fuori dai centri abitati di quelle zone? Tigri, leoni, iene? E perché questi animali selvatici possono vivere e sbranare esseri um

L'estetica del frame.

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Uno spazio, un tempo dato. In una fotografia non mancano mai questi due aspetti. La forza ancora attuale di un'immagine fotografica è contenuta in questa peculiare capacità di presentare una scansione verosimile di una visione non importa se solo immaginata, ricordata o davvero osservata direttamente in qualche occasione. Pensando all'immagine in movimento, il cinema, che dalla fotografia deriva, possiamo definire "frame" l'effetto che continua a produrre una fotografia. Perché funzioni appieno bisogna che il frame contenga un'estensione possibile, un prima e un dopo, qualcosa che suggerisca l'essere una sospensione di un evento in corso. Dal frame scaturiscono le possibilità che ciascuno vive come vuole. Più è aperto, meno definisce con evidenza delle soluzioni, meglio funziona. 

Una foto è un piacere, se non è buona che piacere è?

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Questa è la seconda parte del piacere di fotografare. Armeggiare con gli strumenti fototecnici procura certamente un piacere agli appassionati di tecnica. Manipolare ed esibire fotocamere costose come Rolex solletica senz'altro i feticisti. Anche quelli che si vivono come capitani dalle bandiere strappate godono nel mostrarsi con fotocamere semidistrutte vantando le imprese a cui sono sopravvissute.  Ma tutto questo riguarda aspetti psicologici che non si rinvengono direttamente nelle immagini. Il piacere essenziale del prendere fotografie è però quello di prenderne di buone. Ogni mezzo è valido, conta solo la fotografia presa. Buona perché e per cosa? Dipende dal contesto. Buona per acchiappare like sui social; buona per un'idea di libro o mostra che si ha in testa; buona per ricavarci dei soldi o anche buona per se stessi, senza che nessuno debba per forza vederla. 

Il piacere di fotografare.

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In un mondo invaso all'inverosimile da umani smartfonati, veder muoversi uno sconosciuto armato di treppiede e fotocamera suscita reazioni imprevedibili. Dall'ingenua curiosità all'aperta ostilità. C'è qualcosa in questo atto arcaico che non lascia indifferenti gli osservatori. L'approccio avviene sovente dopo aver controllato verso dove è puntata la fotocamera. La domanda invariabilmente verte sulla mancata comprensione di quell'affaccendarsi di fronte al nulla di interessante o utile.  Questo accade nel caso migliore, perché se invece l'interrogante rileva suoi interessi o diritti violati, l'aggressione scatta subito. In questo paese di furbi e ignoranti, l'ergersi a difensori di leggi che si presume esistano solo perché si vorrebbe che ci fossero sarebbe comico se non fosse tragico. L'illegale pretesa di impedire di fotografare qualcosa di visibile a tutti dal suolo pubblico viene considerata sacrosanta. Un popolo che cede la sua privacy ogni

L'occhio è nudo.

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L'esperienza della visione è una parte complessa delle attività cerebrali. Gli stimoli visivi si mescolano con le altre informazioni via via accumulate nel tempo e danno come risultato una sistemazione possibile di quanto esiste fuori dal corpo umano. La convalida su quanto si pensa di vedere ha nella ripetizione e nella costanza dei risultati accettati dal cervello una parte essenziale. L'accettazione può venire condizionata da impostazioni di pensiero indotte con la trasmissione di modalità ammesse dalla propria cultura di appartenenza.  Certamente la cultura occidentale da secoli ha fiducia nell'immagine ottica come sistemazione accettabile della visione. L'ottica ha principi fisici di funzionamento praticamente identici a quelli dell'occhio umano. Ne deriva che ciò che preleva si sovrappone con una certa verosimiglianza con quanto si pensa di poter vedere nelle stesse condizioni di osservazione. Almeno per parti definite. Come fossero dei frame estratti dal flus

Il gorilla furioso

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La vicenda è nota. ( https://www.exibart.com/attualita/il-libro-di-gian-butturini-e-offensivo-e-umiliante-martin-parr-accusato-di-razzismo )  Per l'ennesima volta un mio antenato viene paragonato ad un umano africano. Trovo insopportabile che si continui a denigrare una specie così nobile, e pure in via di estinzione, con la sua involontaria discendenza. Nessuna specie animale ha mai fatto i danni della specie umana. Gli umani, scimmie degeneri vanitose e crudeli, si paragonano con i gorilla trovandosi più o meno simili ad essi, ma l'infamia estrema è anche solo il poter pensare che questa somiglianza sia a detrimento degli umani. Anche se alcuni di voi possono ricordare alcuni tratti somatici o atteggiamenti dei gorilla, la vostra bassezza morale e la vostra stupidità rendono ignobile il paragone. Paragonatevi a dei virus o a dei tumori maligni, ché quello siete in realtà. Non arriverà mai troppo presto il giorno che vedrà il pianeta liberarsi dal vostro contagio devastatore.

Sofia aveva tre figlie.

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Secondo la Passio , il cui manoscritto più antico, conservato a Londra, è in siriaco e risalirebbe al V secolo ed il cui originale greco potrebbe essere del IV secolo, Sofia era una illustre matrona di origine italica, forse milanese, sposa di un senatore di nome Filandro e madre di tre figlie, a cui aveva dato i nomi delle tre virtù teologali: Pistis , Elpis , Agape . Traducendo in italiano questi nomi di origine greca, si può dire che la madre si chiamasse Sapienza e le figlie si chiamassero Fede, Speranza e Carità. (fonte Wikipedia ) Oggi a Istanbul si torna a pregare Allah dopo che Mustafa Kemal Atatürk aveva trasformato in museo Santa Sofia, la più grande chiesa cristiana dell'antichità divenuta moschea immediatamente dopo la conquista turca di Costantinopoli. Oggi non è la cristianità a subire un affronto, ma lo stato laico e la laicità nel suo ideale di convivenza in una comunità che accolga e rispetti tutte le religioni e persino chi di religioni non vuole averne. Oggi la s

Un gioco di specchi e di parole.

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Kodachrome è il marchio di una pellicola famosissima, la prima pellicola a colori che sia stata brevettata. Ho voluto quindi sottolineare l'oggetto di lavoro. Ma si trattava, soprattutto, di un'analisi delle immagini di fruizione pubblica, visibili lungo la strada, dentro i negozi, sui cartelloni pubblicitari. Negli anni le avevo scomposte, sicuramente alludendo al meccanismo del fotomontaggio, ma con una precisa attenzione nei confronti di un problema particolare, di una relazione specifica: quella dell'immagine che diventa realtà, della realtà che diventa immagine, per cui l'immagine all'interno della realtà diventa fotomontaggio della realtà stessa. Era un gioco di specchi e di parole. Luigi Ghirri Lezioni di Fotografia, pag. 63. 

Superstizione e fotografie.

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Oggi è venerdì 17, data ritenuta infausta alle nostre latitudini. Giornata giusta quindi per dire qualcosa sulla superstizione in fotografia. O meglio sulla ritualità come agente protettore del fotografo. Fare sempre le stesse mosse, usare sempre gli stessi strumenti, scegliere sempre comportamenti che hanno dato risultati felici. Proteggersi insomma dalla consapevole paura che attanaglia ogni fotografo con qualche ambizione di risultato: la paura che non succeda più. Sì, perché un disegnatore può aver paura di perdere l'uso della mano, ma è un evento alquanto improbabile. Più facile per uno scrittore perdere la capacità di scrivere senza un motivo apparente. Il fotografo però è forse quello più esposto perché le sue immagini le prende non le fa. Quando prendi qualcosa non è mica detto che ti possa capitare di prenderla di nuovo. Magari è successo una volta e basta per il resto della vita. Quindi bisogna propiziarsi gli dei del caso che presiedono alla ripetizione. Sono alquanto ca

REST 21

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https://it.blurb.com/b/10213508-rest-21 In questo numero (Edizione Lab, luglio 2020): In this issue, (Lab Edition, July 2020): DANIELA BERUTTI GIANNI CARIONI CARLO CAVICCHIO ELENA GARIGLIO DONATO GUERRINI TERESA ZANETTI FRANCO ZANIN REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal.  REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won't be enough to save it. REST, ©2015-2020 Fulv

Una mattina mi son svegliato...

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...e ho trovato l'invasor. Stavo per postare l'ennesima fotografia su Facebook. La solita azione quotidiana, un'abitudine scontata come tante altre, ma stavolta qualcosa dentro di me, da qualche parte, si è rotto. Il discorso potrebbe essere lungo, ma sarebbe inconcludente, quindi la faccio brevissima. Ciò che ho da dire o far vedere su Internet da oggi lo dico e lo faccio vedere solo qui, nel mio blog. Punto. Un saluto a tutti e alla prossima.

La questione del paesaggio.

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Si pone la questione del paesaggio. Almeno per chi, ancora oggi, ci cammina in mezzo con una fotocamera in mano. Che cosa esso sia è faccenda che anima le discussioni. Se esista per davvero poi è da capire. Un paesaggio può essere tante cose insieme, come anche nessuna. Più che un luogo con caratteri precisi e distinguibili da altri luoghi è un concetto, una sintesi che appare alla mente di chi vi entra in contatto. A fare massa, fino a definirne contorni visibili, è l'insieme dei concetti che gli umani si comunicano a vicenda convincendosi l'un l'altro che una certa identità visibile sia verificabile a maggioranza. Si tratta di un complesso rincorrersi di percezioni e pensieri che convergono verso una comune convinzione. Un paesaggio quindi parrebbe esistere prima di tutto nella mente degli umani. Per la natura forse la questione è tutta un'altra, fisica in pratica. Si tratta di cambiamenti che interagiscono fino a condensarsi in un certo rallentamento, una sorta di ab

Io ero là.

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Le fotografie sono aperte all'interpretazione - anche quelle apparentemente documentarie, nelle quali ogni dettaglio è reso alla perfezione. Anche in questo caso, ogni volta imparo qualcosa di molto preciso. Io posso solo restituire la mia esperienza, che è quella dell'autore, ed è diversissima da quella dell'osservatore. Io ero là, e ho dei ricordi della mia esperienza nel fare quelle immagini che l'osservatore non potrà mai sapere. John Gossage in A Conversation in Hannover, May 4, 1996 .

L'inferno è questo.

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Come Bosch previde nella sua visione dell'inferno, non c'è orizzonte. Il mondo sta bruciando. Ogni figura cerca di sopravvivere concentrandosi sul proprio bisogno immediato, sulla propria personale sopravvivenza. La claustrofobia, che qui raggiunge il suo grado estremo, non è provocata dall'affollamento eccessivo, ma dal vuoto di continuità tra un'azione e l'altra, che pure le è così vicina da toccarla. L'inferno è questo. La cultura in cui viviamo è forse la più claustrofobica che sia mai esistita; nella cultura della globalizzazione, come nell'inferno di Bosch, non si vede neppure di sfuggita un altrove o un altrimenti . Ciò che è dato è una prigione. E, di fronte a un tale riduzionismo, l'intelligenza umana si riduce all'avidità. John Berger Da Modi di vedere , pagg. 136-137, Bollati Boringhieri, Torino, 2004.

REST Covid-19 Donation

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https://it.blurb.com/b/10030693-rest-covid-19-donation Edizione speciale con 64 fotografie dal gruppo We Do the Rest per una donazione collettiva alla Croce Rossa Italiana nell'emergenza Covid-19. Special edition with 64 photographs from the group We Do the Rest for a collective donation to the Italian Red Cross in the Covid -19 emergency. Fotografi. Photographers. Alessandro ANGELI, Antonio ARMENTANO, Duccio BATTISTRADA, Guido BENEDETTI, Daniela BERUTTI, Umberto BIANCHI, Fulvio BORTOLOZZO, Luca CAPELLO, Mario CAPRIOTTI, Gianni CARIONI, Enrico CARPEGNA, Roberto CATTINI, Giuseppe CAVALLERO, Luigi CIPRIANO, Paolo COLTRO, Maurizio CONSENTINO, Carlo CORRADI, Sergio CREAZZO, Bianca Asmara CURTI, Carmen DECEMBRINO, Nino FARINETTI, Dante FARRICELLA, Mario FERRARA, Sonia FERRARI, Domenico FIORIELLO, Marco FOGAROLO, Paolo FUSCO, Carlo GALLERATI, Federico GALLI, Edoardo GAMBA, Elena GARIGLIO, Mauro Thon GIUDICI, Massimiliano GLORI, Luca GUSMEROLI, Lino INTRANÒ, Lorenzo LEONE, Pao

Fotografie e virus.

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Mi sono imbattuto in un post pubblico su Facebook di un professionista del settore fotografico che si rivolgeva agli "eroi fotografi", dei quali affermava non si sentisse il bisogno. Le foto alle città vuote le avrebbero potute fare in futuro, svegliandosi presto al mattino. Ora stessero a casa. La cosa mi ha fatto infuriare. Capisco che chi non prende fotografie, o lo fa senza sapere come e perché, possa lasciarsi andare ad affermazioni così generiche e pericolose. Non lo capisco per niente, e non lo ammetto, da parte di chi è del settore e campa pure sul lavoro di altri fotografi. Dovrebbe almeno fare un lavoro ben diverso. Uscendo dal caso specifico, noto un montare progressivo di intolleranza verso la pratica fotografica in esterni. Accampando la pretesa del restare a casa invece di girovagare con una fotocamera in mano, in realtà si colpisce l'ennesima categoria di untori . Prima erano i migranti, poi sono diventati i runners e adesso anche i fotografi sono ne

REST 20

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https://it.blurb.com/b/10030717-rest-20 In questo numero: In this issue: FRANCESCO CIANCIOTTA MARCO GUIDI MASSIMO MINIOTO ROBERTO VENEGONI REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal.  REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won't be enough to save it. REST, ©2015-2020 Fulvio Bortolozzo . All Rights Reserved

Bologna, un focolaio di infezione.

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Ieri sera da Phos a Torino è tornato il 1977. Un dialogo sul desiderio tra il gallerista d'arte contemporanea Guido Costa e il semiologo Ugo Volli ha riannodato dei fili mai spezzati. Il 23 settembre 1977 Guido Costa festeggiava i suoi vent'anni proprio a Bologna, durante il primo " Convegno internazionale contro la repressione " che riuniva tutte le anime del Movimento del '77. C'era anche Ugo Volli. Costa esprimeva un dissenso radicale verso i modelli sociali imposti che lo spingerà nell'ambito della cultura più estrema, attraversando il punk  e tutti i ribellismi lì attorno fino ad approdare alla sua politica galleristica che si può definire di ispirazione romantica. Il secondo evolverà invece verso approdi classicisti, illuministi e quindi liberali. Per Costa il desiderio è un'urgenza bruciante, motore fondante della vita, senza il quale c'è solo sopravvivenza rassegnata in attesa della morte biologica. Per Volli il desiderio è l'iniz

Da emigranti a migranti.

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Mauro Raffini lo conosco da tanti anni, non abbastanza però. Sapevo che era un ottimo fotografo, una gran brava persona e che era piemontese DOC , con tutto quello che ne segue sulla mitica riservatezza sabauda, identica a quello che in un paese neoextracomunitario come la Gran Bretagna chiamano under statement . Proprio a causa di questo basso profilo, tenuto come un'ultima trincea sull'Assietta, non immaginavo cosa aspettava mia moglie e me ieri sera. Siamo andati a vedere l'inaugurazione di un amico e siamo invece finiti nel paese di Alice. L'ingresso sembrava uno scherzo a parte. In una vietta vicino al Municipio, nessuna vetrina illuminata, niente ressa all'esterno dei soliti inaugurazionisti proseccanti, ma solo una porticina con un citofono. L'inquietudine assale. Ci guardiamo attorno, ma di bulli in cerca di spacciatori non se ne vedono. Suoniamo quindi al campanello " Casa Giglio ". Al " chi è? " metto su una voce giandujott

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