L'occhio è nudo.


L'esperienza della visione è una parte complessa delle attività cerebrali. Gli stimoli visivi si mescolano con le altre informazioni via via accumulate nel tempo e danno come risultato una sistemazione possibile di quanto esiste fuori dal corpo umano. La convalida su quanto si pensa di vedere ha nella ripetizione e nella costanza dei risultati accettati dal cervello una parte essenziale. L'accettazione può venire condizionata da impostazioni di pensiero indotte con la trasmissione di modalità ammesse dalla propria cultura di appartenenza. 

Certamente la cultura occidentale da secoli ha fiducia nell'immagine ottica come sistemazione accettabile della visione. L'ottica ha principi fisici di funzionamento praticamente identici a quelli dell'occhio umano. Ne deriva che ciò che preleva si sovrappone con una certa verosimiglianza con quanto si pensa di poter vedere nelle stesse condizioni di osservazione. Almeno per parti definite. Come fossero dei frame estratti dal flusso visivo ininterrotto che dagli occhi passa alla mente. 

Questo semplice fatto precede ogni elucubrazione e si impone in modo talmente autoevidente da venire esperito senza perplessità da miliardi di umani. Per quanto ci si possa sforzare quindi di indurre il dubbio che le immagini fotografiche falsifichino ciò che prelevano, non si riuscirà a convincere la maggior parte delle persone che istintivamente invece fanno in ogni istante l'esperienza opposta.

L'immagine ottica è l'analogo della visione umana più accettato e accettabile che esista. La fotografia, che ne è il deposito durevole, vive di questo semplice dato di fatto. L'occhio è nudo.

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