Superstizione e fotografie.


Oggi è venerdì 17, data ritenuta infausta alle nostre latitudini.
Giornata giusta quindi per dire qualcosa sulla superstizione in fotografia. O meglio sulla ritualità come agente protettore del fotografo. Fare sempre le stesse mosse, usare sempre gli stessi strumenti, scegliere sempre comportamenti che hanno dato risultati felici. Proteggersi insomma dalla consapevole paura che attanaglia ogni fotografo con qualche ambizione di risultato: la paura che non succeda più.
Sì, perché un disegnatore può aver paura di perdere l'uso della mano, ma è un evento alquanto improbabile. Più facile per uno scrittore perdere la capacità di scrivere senza un motivo apparente. Il fotografo però è forse quello più esposto perché le sue immagini le prende non le fa. Quando prendi qualcosa non è mica detto che ti possa capitare di prenderla di nuovo. Magari è successo una volta e basta per il resto della vita. Quindi bisogna propiziarsi gli dei del caso che presiedono alla ripetizione. Sono alquanto capricciosi e chiedono il loro rispetto. Ripetere i gesti dei momenti fortunati aiuta. Almeno così spera il fotografo prenditore.

Mi tocco le ottiche e auguro a tutti di prendere sempre le immagini che vi faranno del bene.

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