Osservare le cose quando e quanto serve.

L'osservazione corrisponde ad una riattivazione e concentrazione dell'attenzione. Un buon modo per favorire questo stato mentale è quello di mettersi in movimento lungo itinerari non rigidamente prefissati e senza scadenze temporali precise. Da soli, meglio. Il dialogo è difatti inevitabile se ci si muove accompagnati, anche magari come forma di cortesia. Tenere una conversazione un minimo coerente e osservare nel contempo ciò che si manifesta intorno è possibile, ma molto faticoso. Finisce facilmente per rendere l'osservazione troppo intermittente, togliendole quel carattere di insistenza che le permette di essere davvero efficace.

Non esiste però solo la compagnia dei nostri simili, ma anche quella inanimata dei congegni. Uscire da soli sì, ma insieme ad una fotocamera, comporta dei problemi di "dialogo" che ricordano quelli con l'umano. Anch'essa difatti ci distrae con i suoi "discorsi", ovvero i sistemi di controllo e attivazione. Tastini, menù, display, rumorini, procedure, ghiere ed ogni altra diavoleria che frammenta l'osservazione in tanti pezzettini dispersi tra una scelta tecnica e l'altra.

Le migliori persone, fotocamere, e anche scarpe, con cui andare in giro ad osservare i fenomeni visibili sono quindi quelle di più antica frequentazione: quelle che, in sostanza, non pretendono mai un'attenzione esclusiva, ma sanno anzi lasciarci osservare le cose quando e quanto serve

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