Una seconda convocazione.
Grazie ad un amico ho letto e guardato Condominio Oltremare di Giorgio Falco e Sabrina Ragucci, L'Orma Editore, 2014, pp. 176, brossura con alette, ISBN 9788898038435, collana fuoriformato nuova serie € 19,00 –10% € 17,10.
"Un concerto di narrazione e immagine che non segue un modello canonico ma fa la scommessa di fondarne uno tutto nuovo". Questo l'ambizioso lancio riportato sul sito dell'editore.
L'ho letto e l'ho guardato. Un libro pieno zeppo di immagini. La maggior parte delle quali però sono fatte di parole. Una prosa che mi allontanava all'inizio. Poi, per sfida anche, dopo tre interruzioni, una lunghetta, l'ho presa di petto e me la sono fatta andare bene. Alla fine ci stavo comodo, come l'avessi sempre indossata.
C'è un ritmo, c'è parecchia finzione, a volte si sente troppo, ma nel complesso mi sono rispecchiato in molte parti, nonostante una vita, una generazione, un'idea delle cose forse, completamente diverse e lontane da quelle messe in scena nel romanzo. C'è dell'autenticità, di quella buona, cioè falsante, trasversale, non così voluta magari, perché no.
Alla fine mi son restate tante ipotesi di visione di questo paesaggio lungo la Romea, impossibili da esperire di persona perché sono cucite a caleidoscopio dallo scrittore, ma funzionanti e attive. Mette voglia di farsi un giro. Non lì. Non serve. Ognuno il suo condominio se lo porta dentro dove vive.
Poi ci sono altre immagini, le figure fotografiche di Sabrina Ragucci. Minimali, eleganti, mute, seducenti. Un'altra cosa. Un controcanto, ma no; proprio un'altra cosa. Ritmo diverso, lontano. Valido in se stesso.
Io il concerto non l'ho sentito. Ho ascoltato due autori che son rimasti tali nella mia mente. Entrambi trasportano immagini, entrambi hanno intenzioni e riferimenti comuni, penso. Ma se il libro fosse stato senza fotografie non l'avrei gradito di meno. Per niente. Se invece avessi visto le fotografie senza aver letto nemmeno una delle parole del romanzo, non mi sarebbero mancate affatto.
Il libro mi resta addosso, ma la riunione dei condomini mi appare rinviata ad una seconda convocazione.
"Un concerto di narrazione e immagine che non segue un modello canonico ma fa la scommessa di fondarne uno tutto nuovo". Questo l'ambizioso lancio riportato sul sito dell'editore.
L'ho letto e l'ho guardato. Un libro pieno zeppo di immagini. La maggior parte delle quali però sono fatte di parole. Una prosa che mi allontanava all'inizio. Poi, per sfida anche, dopo tre interruzioni, una lunghetta, l'ho presa di petto e me la sono fatta andare bene. Alla fine ci stavo comodo, come l'avessi sempre indossata.
C'è un ritmo, c'è parecchia finzione, a volte si sente troppo, ma nel complesso mi sono rispecchiato in molte parti, nonostante una vita, una generazione, un'idea delle cose forse, completamente diverse e lontane da quelle messe in scena nel romanzo. C'è dell'autenticità, di quella buona, cioè falsante, trasversale, non così voluta magari, perché no.
Alla fine mi son restate tante ipotesi di visione di questo paesaggio lungo la Romea, impossibili da esperire di persona perché sono cucite a caleidoscopio dallo scrittore, ma funzionanti e attive. Mette voglia di farsi un giro. Non lì. Non serve. Ognuno il suo condominio se lo porta dentro dove vive.
Poi ci sono altre immagini, le figure fotografiche di Sabrina Ragucci. Minimali, eleganti, mute, seducenti. Un'altra cosa. Un controcanto, ma no; proprio un'altra cosa. Ritmo diverso, lontano. Valido in se stesso.
Io il concerto non l'ho sentito. Ho ascoltato due autori che son rimasti tali nella mia mente. Entrambi trasportano immagini, entrambi hanno intenzioni e riferimenti comuni, penso. Ma se il libro fosse stato senza fotografie non l'avrei gradito di meno. Per niente. Se invece avessi visto le fotografie senza aver letto nemmeno una delle parole del romanzo, non mi sarebbero mancate affatto.
Il libro mi resta addosso, ma la riunione dei condomini mi appare rinviata ad una seconda convocazione.