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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Il fotografo, la morte e la seconda morte.

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"Robert Frank è morto per la seconda volta" . Ho letto questo post su Facebook il 10 settembre scorso, data della diffusione sulla rete della notizia della sua morte, avvenuta il giorno prima, e dell'ondata travolgente di commozione espressa dalla maggior parte dei miei contatti. Sul momento quella frase mi risuonava sgradevole, persino ingenerosa. Poi, riflettendoci, in effetti se non ci fosse la rete e non avessi letto un quotidiano nazionale fino alle pagine della cultura, per me oggi Frank sarebbe ancora vivo, ma più probabilmente già morto da chissà quanto tempo. Un po' come capita con i nomi famosi dello spettacolo che hanno fatto qualcosa di memorabile tanti anni fa e dopo di allora se ne sono perse le tracce. Robert Frank ha fatto un solo libro: The Americans .  Nel 1955, sostenuto da Walker Evans, fu il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale della Fondazione Guggenheim per realizzare un suo progetto. Viaggiò per oltre 10.000 chilom

Dedizione senza brama.

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"Dalla tristezza che spesso diventò insopportabile, trovai una via d'uscita per me cominciando a disegnare e a dipingere, ciò che non avevo mai fatto in vita mia. Non importa se ha un valore oggettivo; per me è un nuovo immergersi nel consolamento dell'arte, che lo scrivere non mi dava quasi più. Dedizione senza brama, amore senza desiderio." Hermann Hesse (da una lettera allo scrittore Felix Braun, 1917) Esiste un Hermann Hesse pittore. Non è assolutamente paragonabile allo scrittore fondamentale che fu. Lo sapeva benissimo lui stesso. Tuttavia, a ben guardare, i suoi acquerelli non hanno solo un'importanza biografica e personale. Facevano parte in un certo qual modo di un'autoterapia per la depressione che verso i quarant'anni lo affliggeva con forza. Fu il suo psicanalista di scuola junghiana a consigliargli di "buttare fuori" non con le parole, ma con le immagini gli stati d'animo inesprimibili che lo agitavano. Camminare, nel pae

La contemporaneità del fotografare.

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Una riflessione utile riguardo alla pratica fotografica è quella sul rapporto con la contemporaneità. L’idea del contemporaneo si afferma attorno alla fine degli anni Sessanta nei vari ambiti culturali come attività di critica e superamento del Modernismo. Non si tratta quindi solo e semplicemente di una fase storica e cronologica. Non basta prendere fotografie adesso perché esse siano automaticamente contemporanee. Perché lo siano veramente è necessario che si pongano in antitesi al Moderno, proponendo soluzioni di altra natura formale e concettuale. Tuttavia nell’ambito della cultura fotografica nostrana, le questioni non vengono quasi mai poste in questi termini. Nella norma, ci si riferisce al fotografare usando come metodo i “generi”, suddividendo cioè la pratica in filoni iconografici con loro precise regole di funzionamento, facilmente comprensibili a chiunque. Per decenni poi è stata adottata la suddivisione tra fotografia amatoriale e professionale, attribuendo a ciascuna

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