Il fotografo, la morte e la seconda morte.


"Robert Frank è morto per la seconda volta". Ho letto questo post su Facebook il 10 settembre scorso, data della diffusione sulla rete della notizia della sua morte, avvenuta il giorno prima, e dell'ondata travolgente di commozione espressa dalla maggior parte dei miei contatti. Sul momento quella frase mi risuonava sgradevole, persino ingenerosa. Poi, riflettendoci, in effetti se non ci fosse la rete e non avessi letto un quotidiano nazionale fino alle pagine della cultura, per me oggi Frank sarebbe ancora vivo, ma più probabilmente già morto da chissà quanto tempo. Un po' come capita con i nomi famosi dello spettacolo che hanno fatto qualcosa di memorabile tanti anni fa e dopo di allora se ne sono perse le tracce.

Robert Frank ha fatto un solo libro: The Americans.  Nel 1955, sostenuto da Walker Evans, fu il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale della Fondazione Guggenheim per realizzare un suo progetto. Viaggiò per oltre 10.000 chilometri, attraversando 30 stati in 9 mesi. Tornato a New York nel giugno del 1956, lavorò quasi un anno per sviluppare e provinare i suoi 767 rullini da 36 pose. Da essi ricavò poi un migliaio di stampe di lavoro, dalle quali infine selezionò le 83 fotografie del libro.

Il libro fece scandalo, la storia si conosce bene. Poi, nei decenni divenne un monumento. Un punto di non ritorno della cultura fotografica internazionale. Frank aveva colto nel segno e più passavano gli anni, più la sua impresa si stagliava nella sua grandiosa eccezionalità.

E qui forse muore per la prima volta. Come gli eroi mitologici, muore giovane. Non proseguì in una carriera fatta di imitazioni di se stesso perché oltre era impossibile andare. Passò al cinema sperimentale e nulla di davvero epocale gli è mai più riuscito.

La sua leggenda invece rimase ben viva e generazioni di fotografi vi si abbeverarono. Fino al 9 settembre scorso. Dopo una lunga vita, Robert Frank muore per la seconda volta. Riposi in pace l'uomo, anche perché è riuscito a darci un'opera che resterà con noi e dopo di noi. Amen.


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