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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

REST QUEST: Federico Giordano.

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Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? Il titolo del progetto è Stored Deep Inside Me , un lavoro non ancora terminato composto al momento da una ventina di immagini. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? Nel lavoro ho cercato di tradurre in immagini le emozioni scaturite a seguito della morte di mio padre. Ho fotografato queste emozioni in ciò che mi circondava,  per non dimenticare quello che era successo, per dire quello che non riuscivo ad esprimere a parole, provando a tirar fuori quello che era sepolto nel mio profondo. Quali procedure di ripresa e post produzione hai seguito? Le immagini sono state realizzate tutte con luce naturale e sono molto semplici nella loro realizzazione. In alcuni casi ho utilizzato l'esposizione multipla perché ho ritenuto necessaria una fusione di immagini per realizzare quello che avevo in mente. Non avendo grandi abilità in post-produzione nella serie ho solamente co

Il dito nella piaga.

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Con il post di ieri ho fatto il botto! Le visualizzazioni del blog si sono impennate vistosamente e su Facebook i commenti sono arrivati a raffica. Belli densi di riflessioni pure. Rilevo quindi che devo aver messo il dito su una piaga ben grossa. Ci dev'essere parecchia stanchezza in giro per la ripetitività delle fotografie in circolazione. In specie nell'ambito del cosiddetto paesaggio urbano , ma non solo. Ora certamente non si tratta di passare al "fàmolo strano", tanto per cambiare, ma di riconnettere le scelte visive ai motivi che le determinano. La tradizione fotografica questo lo insegna bene, se lo si vuole capire. Fotografare un viadotto, magari con i colorini chiari ed "evocativi" che ancora continuano ad andare di moda, che senso ha? Se non c'è un motivo molto forte, equivale a fare accademia, cioè esercitazioni erudite sui cadaveri iconografici del passato: soffermarsi sulla pelle, l'aspetto esteriore, senza domandarsi cosa ci s

Sempre le stesse foto.

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In We Do The Rest , il gruppo che gestisco su Facebook, è stata condivisa la notizia di un progetto in corso a livello europeo di indagine sul paesaggio urbanizzato da parte di un collettivo di quattro fotografi. Le foto di esempio avevano per soggetto cavalcavia, lampioni, strade, ecc. Uno dei componenti del gruppo ha sbottato con il commento: " Basta sempre le stesse foto. " La risata sorge spontanea. Davvero su certi temi, come quello del paesaggio urbano, sembra che il tempo si sia fermato. Il diluvio di imitatori dell'iconografia scritta su qualche pietra sacrale dalla generazione dei New Topographics pare non riuscire ad avere fine. Anche nella versione italica, nata dalla chiesa di San Luigi Ghirri, non si scherza mica. Penso che si debba davvero iniziare una riflessione, questa sì collettiva, su possibili nuove iconografie di quell'ossimoro che è il paesaggio urbano . Non per altro, ma perché è passato quasi mezzo secolo e il pianeta ha cambiato di molt

Cura. Una mostra dello IED di Torino.

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Ieri sera nella Project Room di Camera a Torino, si è inaugurata l'anteprima della mostra Cura - Racconti fotografici sulla Città della Salute .  Si tratta del progetto di tesi di nove allievi IED diplomati nel 2017 e di quattro docenti che li hanno affiancati, tra i quali la coordinatrice del corso di Fotografia: Bruna Biamino . Nell'occasione, è stato anche comunicato ai presenti il cambio di direzione dello IED di Torino avvenuto il 15 gennaio scorso. All'uscente Riccardo Balbo  succede  Paola Zini , già presidente in carica del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude . L'anteprima rimarrà visibile fino al 28 gennaio. La mostra vera e propria sarà inaugurata l'8 febbraio presso il C.O.E.S. – Centro Oncologico e Ematologico Subalpino , per poi venire riproposta dal 19 febbraio al Palazzo della Regione Piemonte in piazza Castello. Il lavoro di allievi e docenti ha introdotto le fotocamere direttamente nel quotidiano operativo dei reparti della Città de

Mollino tira.

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(comunicato stampa) In coda per Carlo Mollino: oltre 2.800 visitatori a CAMERA dall’apertura della mostra Un successo superiore a ogni aspettativa: vasto l’interesse per il lavoro e la vita del grande autore torinese, tanto che più di 2.800 visitatori hanno già scelto di entrare a  CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia  per la nuova mostra  “L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973” . Nella sola giornata di domenica 21 gennaio hanno varcato la soglia del Centro di via delle Rosine oltre 1.000 persone. Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, Carlo Mollino ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano. Con oltre 500 fotografie, di cui molte inedite, la mostra è la più grande e completa mai realizzata su Carlo Mollino fotografo e indaga il suo rapporto con la fotografia evidenz

LIKE IN CHINA

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2017  (selezione) Un resoconto visivo dell’attraversamento di cinque città cinesi ( Beijing, Xi’an, Guilin, Yangshuo, Shangai ) e dei loro dintorni compiuto nella primavera del 2017. Nel flusso delle immagini scorrono volti, luoghi, oggetti e situazioni che, anche solo per un istante o viceversa durante lunghi momenti di osservazione, hanno attratto l’attenzione dell’autore. Non costituiscono una narrazione e nemmeno vogliono rappresentare nulla che non sia semplicemente la testimonianza di un passaggio. Fotolibro stampato su richiesta (Blurb.com) 2017  (selection) A visual report on five Chinese cities  (Beijing, Xi'an, Guilin, Yangshuo, Shanghai)  and their surroundings carried out during the spring of 2017. In the images flows faces, places, objects and situations that, for a moment or long observation, have attracted the attention of the author. They are not a narration, nor do they want to represent anything that is not simply the testimony of a passage. Print-on-Demand photob

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