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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Cosa ci faccio sul web?

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Domanda che mi torna in testa con sempre maggiore frequenza. Un tempo, mi davo la giustificazione che essere presente sulla rete fosse funzionale alla mia ricerca di un riconoscimento per quanto andavo facendo attorno al fotografico, sia direttamente nella produzione di fotografie, sia nel proporre pensieri e parole su questa pratica visiva. Oggi però questa ipotesi è definitivamente tramontata. Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato, ha dato . L'unica cosa che resta immutata è il valore memoriale della rete. Fino a quando ci sarà connessione, e lo spazio sui server non venisse annichilito da qualche cataclisma inimmaginabile, le tracce della mia presenza rimarranno fluttuanti e recuperabili dai motori di ricerca, posto che a qualcuno interessi cercarle. Già solo questa considerazione mi porta a continuare a nutrire i luoghi che frequento di quello che mi passa per la testa di pubblicarvi. Anche qui però con delle distinzioni. Questo blog "ibrido", gentilm

MESSAGE IN A BOTTLE

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Dal 2021. (selezione) Sono bottiglie di birra vuote e lasciate lì dove sono state bevute, su qualche comodo appoggio. Dicono molto sulla condizione umana in cui viviamo, tra consumi indotti e abbandono di ogni senso di appartenenza alla comunità, se ancora una comunità esiste. Sono messaggi chiari, basta saperli leggere. Sono anche punti di vista, ancoraggi da cui osservare il contesto urbano. Message in a Bottle Since 2021. (selection) They are empty beer bottles left where they were drinked, on some convenient support. They say a lot about the human condition in which we live, between induced consumption and abandonment of any sense of belonging to the community, if a community still exists. They are clear messages, you just need to know how to read them. They are also points of view, anchors from which to observe the urban context. Message in a Bottle ©2021-2024 Fulvio Bortolozzo Le fotografie ed i testi pubblicati in questo blog sono di mia esclusiva proprietà. Chi viola il Copyri

Click.

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Dallo scorso autunno ripenso sempre più spesso al mio percorso di fotografante. Dal piacere dei primi scatti consapevoli, lontani ormai oltre quattro decenni, a quello provato poco fa. Un gesto ripetuto così tante volte da sembrarmi infinito, o meglio finito con la mia inevitabile finitezza di compierlo. Il dito indice destro sul pulsante, l'occhio sinistro al mirino o entrambi se ci sono uno schermo o un display per mirare. A volte, più frequentemente un tempo, aggirarsi come un Cireneo con il treppiede in spalla, di notte, ma anche di giorno quando usavo il grande formato, fino a una dozzina di anni fa. Dove sono andato, dove sono arrivato? Da nessuna parte. Ho vagato di fotografia in fotografia, come una farfalla ubriaca. Applausi a questa danza ne ho avuti, ma non è cambiata, non poteva. Tutto quello che mi serve è questo. L'ho avuto fin dall'inizio e ce l'ho ancora. Davvero pochissime fotografie le ho prese apposta, senza inciamparci mentre vivevo. Una forma di esi

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