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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

REST 11

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REST è una rivista On Demand di fotografie senza parole. I fotografi selezionati per REST realizzano serialità con immagini interessanti. REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un'immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla. REST is an On Demand photographic magazine without words . The photographers selected for REST carry out good projects with interesting pictures. REST wants to change the priority. The visual perception is the first form of knowledge: instinctive, pre-verbal. If you need words, ask the photographers directly. REST thinks: if an image doesn't work, a hundred, a thousand, or a million words won't be enough to save it. Guarda un'anteprima e acquista. Preview and buy . REST 11 AMABILI CAPELLO CATALANO FERRARA LORUSSO ZANNI Uscite precedenti. Prev

REST QUEST: Giancarlo Rado.

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©2014 Giancarlo Rado, serie "Passo Brocon". Come si intitolano le serie pubblicate su REST e di quante immagini sono composte? La prima serie si intitola Passo Brocon ed è composta di sei fotografie, la seconda si intitola CSO Django  e sono sette fotografie. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione di ogni serie? La prima serie accosta ritratto ed ambiente, sono persone che lavorano sul passo alpino: malgari, operai, guardiani di mucche. Una fotografia riprende il mio taccuino di lavoro nel quale la persona scrive un suo pensiero ed a fianco il suo ritratto, l'ambiente severo che i pascoli assumono d'inverno, una galleria paravalanghe. Nella seconda serie si parla delle prime fasi della nascita di un centro sociale nella mia città, Treviso. Anche qui ritratto ed ambiente, ambienti liberati dal degrado nel quale giacevano e ricondotti a scopi pubblici: sala mostre, sala concerti, laboratori per il recupero delle biciclette, sala studio. I ritr

REST QUEST: Francesca Tilio.

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©2009 Francesca Tilio, serie ME². Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? La serie è ME² , vincitrice del premio Camera d'Oro al Lens Based Art Show di Torino del 2010 . Si tratta di uno dei miei primi lavori fotografici con le parrucche, sicuramente il primo associato ad una performance, diventato elemento fondamentale nei lavori successivi. Le donne che visitavano la mostra, infatti, venivano fotografate con le parrucche e gli oggetti che utilizzavo nei miei set. L'idea di una ME esponenziale, sempre diversa, congelata in vecchie pose cinematografiche e teatrali, custode di storie accennate e svelate in un'unica immagine, si completava con le ME esponenziali interpretate dalle altre donne, modelle estemporanee e surreali, parti integranti del progetto. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? Sono passati diversi anni da quel progetto, avevo iniziato a fotografare da poco. L'ironia, la volon

We Do The Rest compie quattro anni.

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Proprio oggi, 10 settembre, ricorre la data di creazione del gruppo di Facebook We Do the Rest . Tanti auguri quindi a tutti i Resters ! Resistendo però alla tentazione di tirare fuori le frasi celebrative d'uso in questi casi, preferisco soffermarmi sul senso di un gruppo che oggi conta 464 iscritti. Di recente, ho pensato di orientarne le attività verso una pratica precisa del fotografico, escludendo di conseguenza le altre. Nella nuova descrizione del gruppo si legge: "Le immagini accettate devono essere prese con la fotocamera senza alcuna preparazione della scena, secondo il metodo prospettico e ottico tradizionale. Altresì è preferibile che vengano accompagnate dal nome del luogo e dall'anno della ripresa." . Questa scelta nasce dalla considerazione che pur rimanendo del tutto contrario alla rigida suddivisione della fotografia in "generi specialistici", penso tuttavia che esista una sorta di spartiacque concettuale tra l'uso del fotografi

REST QUEST: Annamaria Belloni.

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©2007-2013 Annamaria Belloni. Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? Il titolo della serie è Il gene rosso e comprende una quarantina di immagini; è un lavoro iniziato nel 2007 e che ho considerato concluso nel 2013, anche se quando vedo in giro qualche bella chioma rossa di solito non resisto alla tentazione di fare ancora qualche scatto... Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? L'idea della serie mi è venuta quando, ormai 10 anni fa, ho seguito un servizio in televisione che parlava della prossima estinzione dei rossi: alcuni scienziati avevano infatti calcolato che, a causa della progressiva dominanza degli altri geni, quello rosso, recessivo, sarebbe scomparso entro la fine di questo secolo! Ho subito pensato di cominciare a ritrarre tutti i rossi che conoscevo o che incontravo per strada e cominciare così a fissare le loro immagini senza impostare una catalogazione di tipo seriale, che non mi interes

REST QUEST: Andrea Lombardo.

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©2013 Andrea Lombardo. Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? La serie si chiama My Tokyo Nights . Attualmente è composta da 33 scatti, ma è un progetto che sento di non aver ancora concluso. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? Amo Tokyo, dopo ogni visita ritorno a casa con uno strano e intenso sentore di nostalgia per i luoghi che ho lasciato. Da qui la necessità di riportare indietro con me dei memento visivi che siano trasposizioni fedeli delle mie esperienze e delle sensazioni vissute; che possano nutrire, per quanto possibile, questa specie di nostalgia fino al prossimo viaggio.In questa serie ho raccolto scatti realizzati in diverse camminate notturne in solitaria. Quali procedure di ripresa e post produzione hai seguito? Fotocamera in bolla, pellicola medio formato, ottiche normali o grandangolari, con e senza decentramento. In post produzione ho corretto contrasto e colori, per cercare di restitu

La prima Brexit fu a Dunkerque.

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Ieri è uscito nelle sale italiane il film Dunkirk di Christopher Nolan, regista che avevo già apprezzato in Interstellar . Ho avuto la fortuna di poterlo vedere in lingua originale sottotitolata, cosa che consiglio a tutti, visto che i dialoghi sono in genere brevi e prevale l'azione visiva. A mio parere è un film riuscito sotto tutti i punti di vista, anche se non esente da alcune pecche. Un amico mi faceva notare, per esempio, che diverse case della Dunkerque filmica e persino l'imbottitura dei sedili di un treno, verso la fine del film, erano molto più recenti degli anni Quaranta d'ambientazione. Stupisce che una produzione Warner Bros multimilionaria cada su questi dettagli, ma forse ci sono un paio di spiegazioni possibili. La prima è che Nolan ha preferito girare in pellicola 70mm (praticamente il più grande formato cinematografico possibile) e ridurre al minimo la post produzione digitale. Questo conferisce al visivo una qualità e una verosimiglianza che super

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