We Do The Rest compie quattro anni.
Proprio oggi, 10 settembre, ricorre la data di creazione del gruppo di Facebook We Do the Rest. Tanti auguri quindi a tutti i Resters!
Resistendo però alla tentazione di tirare fuori le frasi celebrative d'uso in questi casi, preferisco soffermarmi sul senso di un gruppo che oggi conta 464 iscritti.
Di recente, ho pensato di orientarne le attività verso una pratica precisa del fotografico, escludendo di conseguenza le altre. Nella nuova descrizione del gruppo si legge:
"Le immagini accettate devono essere prese con la fotocamera senza alcuna preparazione della scena, secondo il metodo prospettico e ottico tradizionale. Altresì è preferibile che vengano accompagnate dal nome del luogo e dall'anno della ripresa.".
Questa scelta nasce dalla considerazione che pur rimanendo del tutto contrario alla rigida suddivisione della fotografia in "generi specialistici", penso tuttavia che esista una sorta di spartiacque concettuale tra l'uso del fotografico per l'osservazione dei fenomeni visibili nei luoghi e altri usi più simili alle tradizionali attività grafiche e pittoriche. Una sorta di specifico operativo che è stato reso possibile dall'invenzione della fotografia e che quindi richiama istintivamente la mia attenzione, insieme a quella di molte persone con cui mi trovo a vivere e dialogare nel comune interesse.
In ogni caso, anche per attuare una sana pratica di apertura mentale verso ciò che non si sente vicino, ma si riesce comunque a comprendere che sia molto interessante, la rivista REST continuerà a pubblicare ogni possibile declinazione visiva del fotografico, senza alcuna preclusione. In questo modo, l'azione quotidiana del gruppo potrà trovare un confronto periodico e quindi occasioni di riflessione importanti, per evitarci il rischio peggiore: chiudersi nell'ennesima parrocchietta a recitare i salmi del proprio credo in opposizione ai fedeli di altre religioni dell'immagine automatica.
Resistendo però alla tentazione di tirare fuori le frasi celebrative d'uso in questi casi, preferisco soffermarmi sul senso di un gruppo che oggi conta 464 iscritti.
Di recente, ho pensato di orientarne le attività verso una pratica precisa del fotografico, escludendo di conseguenza le altre. Nella nuova descrizione del gruppo si legge:
"Le immagini accettate devono essere prese con la fotocamera senza alcuna preparazione della scena, secondo il metodo prospettico e ottico tradizionale. Altresì è preferibile che vengano accompagnate dal nome del luogo e dall'anno della ripresa.".
Questa scelta nasce dalla considerazione che pur rimanendo del tutto contrario alla rigida suddivisione della fotografia in "generi specialistici", penso tuttavia che esista una sorta di spartiacque concettuale tra l'uso del fotografico per l'osservazione dei fenomeni visibili nei luoghi e altri usi più simili alle tradizionali attività grafiche e pittoriche. Una sorta di specifico operativo che è stato reso possibile dall'invenzione della fotografia e che quindi richiama istintivamente la mia attenzione, insieme a quella di molte persone con cui mi trovo a vivere e dialogare nel comune interesse.
In ogni caso, anche per attuare una sana pratica di apertura mentale verso ciò che non si sente vicino, ma si riesce comunque a comprendere che sia molto interessante, la rivista REST continuerà a pubblicare ogni possibile declinazione visiva del fotografico, senza alcuna preclusione. In questo modo, l'azione quotidiana del gruppo potrà trovare un confronto periodico e quindi occasioni di riflessione importanti, per evitarci il rischio peggiore: chiudersi nell'ennesima parrocchietta a recitare i salmi del proprio credo in opposizione ai fedeli di altre religioni dell'immagine automatica.