STILL LIFE è, dopo sei anni di distanza, il secondo film di Uberto Pasolini ,(classe 1957). Non un autore prolifico, né giovane, quindi. L'ambientazione è londinese e stranieri gli attori. Forse anche per questo durante la visione del film non ho mai pensato, nemmeno per un attimo, che chi lo aveva scritto, prodotto e diretto fosse un italiano. Al limite un piemontese, per quella descrizione minuta di una piccola, banale, ordinata e ossessiva vita che proprio per il suo eccesso implacabile di modestissima routine, un po' giansenista, tocca corde poetiche ben comprensibili a chi ha sulla testa un Nord-ovest bardato di stelle . Può poi anche darsi che sia così che ci figuriamo gli inglesi delle classi minori: persone tristi, e in fondo disperate, immerse in luoghi suburbani spogli e poco frequentati dal sole. In ogni caso, mi preme porre l'accento non tanto sul film in sè, quanto sull'uso che della fotografia viene fatto nella narrazione. Pare che ultimamente nel ci