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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

Il fotogiornalista: tra Hansen, Pellegrin e Voisin.

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©Olivier Voisin Oggi si mescolano nella mia mente tre figure tra loro differenti, ma tenute insieme da un filo che mi pare di intravedere. Penso a dei fotografi che usano per professione la fotocamera per informarci sui fatti che avvengono nel nostro mondo, giorno dopo giorno. Il primo, Paul Hansen , svedese, ha vinto quest'anno il prestigioso World Press Photo . La sua fotografia ha fatto il giro del web, ne ho già scritto anche in questo blog e non sto quindi a ripubblicarla. Il secondo, Paolo Pellegrin , italiano, acclamato fotografo della Magnum, è incespicato in una sgradevole polemica avviata dal blog BagNews Notes per una sua fotografia tratta dal lavoro "The Crescent", più volte menzionato e premiato. Il terzo, Olivier Voisin , francese di origine coreana, è deceduto ieri in un ospedale di Istanbul per le ferite riportate in Siria giovedì scorso. Quest'ultimo fotografo, Voisin, è stato all'origine di quel filo, anzi lo è stata la notizia dell

Tot capita, tot sententiae.

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Ogni volta che mi capita di sentire qualcuno giustificare le proprie scelte per il semplice motivo della sincerità, magari tacciando altri di ipocrisia, mi convinco sempre più della opportunità di una precisazione. Infatti sincerità non è sinonimo di verità. Ritengo pertanto necessario giungere alla puntualizzazione dei due termini per non continuare a cadere nell’equivoco della loro giustapposizione. La sincerità è una dote apprezzabile e rende un ottimo servizio alla verità, ma non è garanzia assoluta di verità. Difatti si può essere sinceri e, nel contempo, non veri. E mi spiego. Ad esempio, avendo ricevuto una informazione errata, pur essendo un "campione" di sincerità, la notizia che sono in grado di comunicare non è affatto vera. Credo sia evidente a tutti che, almeno in questo e in casi simili, la sincerità è tutt’altro che la verità, anche se è salva la mia buona fede. È chiaro allora che se la sincerità dipende dalla volontà dell’individuo ( l’uomo si

Il fotogiornalismo drogato.

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Anche quest'anno il contest della fondazione World Press Photo di Amsterdam riesce nell'intento, sempre più evidente, di alimentare lo scandalo nel mondo del fotogiornalismo per raggiungere una visibilità mediatica che altrimenti non avrebbe. La fotografia vincitrice è l'ennesima icona rimasticata da una storia dell'arte imparata sul Bignami . Lo scorso anno era toccato all'iconografia della Pietà cattolica, stavolta siamo dalle parti del caravaggismo. Scorrendo poi le immagini vincitrici dei restanti premi si può apprezzare una sovrabbondanza di splatter in gran parte concentrato sulle vicende siriane e del mondo islamico, in genere rafforzato invariabilmente con un uso spinto di tutta l'effettistica più alla moda nel fotoritocco attuale. Fa, in questo senso, riflettere che la prima frase nell' about the Foundation sul sito WPP sia: World Press Photo is committed to supporting and advancing high standards in photojournalism and documentary photo

Solo un episodio irripetibile.

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Il giorno di San Valentino di ventun anni fa scompariva Luigi Ghirri . Per una coincidenza di date, dalle ore 14 di oggi si apre la camera ardente di Gabriele Basilico presso il suo studio in via Pergolesi 19 a Milano. Il pensiero corre, come in un corto circuito, dall'uno all'altro. Persone che con il loro lavoro fotografico hanno saputo indicare la strada a molti amici e colleghi e continueranno a farlo per generazioni. Ad accomunarli per sempre, fu la leggendaria esperienza di Viaggio in Italia (1984) , una mostra collettiva nata dall'intuizione profetica di Luigi Ghirri. Fu lui difatti a capire che per cambiare davvero lo stato delle cose nel mondo stagnante della fotografia italiana dell'epoca sarebbe stato fondamentale costruire un fronte culturale comune tra quei fotografi che cercavano di rinnovare il loro rapporto con il fotografico. Certamente lo fece in modo autoreferenziale e soggettivo, ma riuscì comunque a colmare un vuoto, aliment

Siamo un po' più soli...

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Mi è arrivata poco fa la notizia della scomparsa di Gabriele Basilico . Non c'è davvero bisogno di spendere nessuna parola per spiegare chi fosse a chiunque abbia anche un minimo di contatto con la fotografia d'autore italiana degli ultimi trent'anni. Come pochissime altre figure, tra cui quella di Luigi Ghirri, ha saputo costruire nel tempo un pensiero e una visione di straordinaria qualità è unicità. Mai contento di quanto fatto, ha sempre cercato l'evoluzione, lo sviluppo di nuovi modi di relazionarsi con la contemporaneità in trasformazione. Ogni passo, contiene una lezione, ogni scelta formale o concettuale possiede un seme che porta e porterà sempre nuovi germogli. Oggi è un ben triste giorno per la comunità dei fotografi ed è straziante per quanti l'hanno amato. Nelle rare occasioni d'incontro, mi sono sempre rammaricato di non esser mai riuscito a costruire con lui un qualche rapporto di buona conoscenza, se non di amicizia. Differenze emotive

Un'esercitazione sugli stili.

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©2008 Fulvio Bortolozzo - serie Scene di passaggio (Soap Opera) . Parafrasando Mac Luhan si può dire che per il fotografo lo stile è il messaggio ; la fotografia diventa così una delle tante manifestazioni della cattiva pittura. C'è stato un periodo in cui i "toni alti", cioè l'immagine risolta solo nelle gradazioni più tenui del grigio tendenti idealmente al bianco, hanno imperversato, chiara metafora di quel "sublime" continuamente ricorrente in pittura. Oggi sono le forme tardo surrealiste, l'illusionismo onirico, la spietatezza iperrealista e, nei casi più irrecuperabili, lo sfumato impressionista con valenze astratte, che si dividono i consensi più entusiasti. Tutto questo rende la fotografia una delle forme più alienate del "do it yourself"; invece di portare alla costruzione di oggetti rappresenta un'esercitazione sugli stili. Franco Vaccari, da Fotografia e inconscio tecnologico (1979). .

Tutti gli aspetti del reale.

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©2013 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Note a perdere . Se è vero, come dice R. Castel, che " ogni immagine è la presentazione di una assenza e la fotografia è l'assenza reale, la presenza familiare e autentica della realtà in sua assenza ", oggi bisogna constatare che questa assenza sta diventando totale, si fotografa per provocarla, quasi che l'oggetto diventi visibile e tollerabile solo se posto a distanza incolmabile. La fotografia diventa così, in realtà, una tecnica di allontanamento, una tecnica di controllo. L'immediata prossimità non è sopportabile se non in effigi. In un mondo esploso, dove l'oggetto liberato diventa metafora inquietante dell'impossibilità di controllo, la fotografia diventa lo strumento che esorcizza se stesso . Essa suscita rassicuranti fantasie di potere e l'archivio, da quello della polizia fino all'album di famiglia, diventa lo strumento che permette di imbrigliare e regolare l'energia degli oggetti liberat

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