Solo un episodio irripetibile.
Il giorno di San Valentino di ventun anni fa scompariva Luigi Ghirri. Per una coincidenza di date, dalle ore 14 di oggi si apre la camera ardente di Gabriele Basilico presso il suo studio in via Pergolesi 19 a Milano. Il pensiero corre, come in un corto circuito, dall'uno all'altro. Persone che con il loro lavoro fotografico hanno saputo indicare la strada a molti amici e colleghi e continueranno a farlo per generazioni.
Ad accomunarli per sempre, fu la leggendaria esperienza di Viaggio in Italia (1984), una mostra collettiva nata dall'intuizione profetica di Luigi Ghirri. Fu lui difatti a capire che per cambiare davvero lo stato delle cose nel mondo stagnante della fotografia italiana dell'epoca sarebbe stato fondamentale costruire un fronte culturale comune tra quei fotografi che cercavano di rinnovare il loro rapporto con il fotografico. Certamente lo fece in modo autoreferenziale e soggettivo, ma riuscì comunque a colmare un vuoto, alimentato anche dall'assenza di un sistema istituzionale e critico in grado di svolgere l'attività di selezione e sostegno dei valori più interessanti.
A quell'impresa Gabriele Basilico partecipò con opere tratte dal progetto che gli fece ottenere i primi riconoscimenti: Ritratti di fabbriche. Una parabola che da allora avrebbe continuato a crescere, attraverso la partecipazione alla missione DATAR e con tutti gli sviluppi successivi. Altri grandi nomi di quella che sarebbe diventata la "scuola italiana del paesaggio", parteciparono all'impresa ghirriana. Tra tutti, ricorderei in particolare quelli che raggiunsero maggiore notorietà: Olivo Barbieri, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Guido Guidi, Mimmo Jodice.
Queste sono le radici vive dalle quali può nascere un pensiero fotografico ancora oggi. Con queste radici è indispensabile confrontarsi per far crescere nuovi valori, in grado di ereditare e al contempo rinnovare la capacità della fotografia di misurare (come amava dire Basilico), ma anche di misurarsi con i luoghi contemporanei. Una sfida complessa e non necessariamente vincente. Starà a chi rimane, a chi oggi sta crescendo e a chi crescerà domani di non lasciare che questo patrimonio di intelligenza, sensibilità, civiltà e coraggio etico rimanga solo un episodio irripetibile.