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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Verso il lontano ovest, in Cina.

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Fino al 6 febbraio prossimo Bruno Picca Garin espone alla galleria Elettroshock Arte di Torino una ventina di fotografie a colori realizzate in Cina e riunite sotto il titolo "Far West, China". Non si tratta di un reportage, ma di un viaggio privato verso l'occidente del territorio cinese. Durante il percorso l'autore si sofferma su alcuni aspetti che attirano la sua attenzione: dalla vita della gente alla conformazione dei luoghi. Il pericolo dell'esotismo di genere è ben evidente. Così come quello dell'album di foto ricordo. Entrambi di nessun particolare interesse nel moltiplicarsi infinito del flusso fotografico contemporaneo.  Picca Garin riesce invece a trovare strategie efficaci per evitarsi, ed evitarci, le insidie del déjà vu . La principale delle quali consiste nello scegliere come strumento di ripresa una antiquata, ma ancora efficientissima, Rolleiflex biottica. Il tipico approccio operativo, a occhi bassi sul mirino a pozzetto con

Pedalare verso la libertà.

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Segnalo agli affezionati lettori di questo blog un film della regista saudita Haifaa Al Mansour ancora in programmazione in alcune sale italiane: La bicicletta verde ( Wadjda ). Il tema di fondo è quello della condizione femminile in un paese di stretta osservanza islamica come l'Arabia Saudita. Il punto di vista scelto è quello di una bambina della piccola borghesia della capitale Riyāḍ. Nonostante viva una situazione familiare tradizionale, e frequenti una scuola che inculca i precetti religiosi con asfissiante rigidità, il suo spirito individualista e ribelle la spinge a comportamenti e desideri considerati del tutto inadeguati dalla moralità del suo ambiente. Lo svolgimento della vicenda non è curato in ogni dettaglio, anche il doppiaggio non è felicissimo, ma nonostante le pecche il film riesce a coinvolgere e persino, a tratti, a commuovere. L'ambientazione non è marcatamente documentaristica e senza aver letto qualcosa prima, si fatica a capire dove si svolga la

La migliore offerta? Anche no.

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Scrivo a caldo, reduce dalla visione dell'ultimo Tornatore: La migliore offerta . Con questo regista ho da sempre un rapporto difficile, specie con le seconde parti dei suoi film. Solo vedendo " La leggenda del pianista sull'oceano " ho potuto pensare di trovarmi di fronte ad un completo capolavoro, dal primo all'ultimo fotogramma. In questa prova, fin da subito, ho sentito qualcosa di macchinoso, di troppo lucidato, segno di grande mestiere, ma anche di un eccesso di costruzione che impedisce l'adesione emotiva. Il ritratto di questo improbabile anziano esperto internazionale d'arte antica, e acclamato battitore d'aste, pur interpretato da un Geoffrey Rush in grande spolvero rasenta la parodia. Non è facile descrivere un mondo d'elite, in tempi poi così lontani da un Hitchcock o da un Visconti. Sono atmosfere ed ambienti non più verosimili. Lo scenario d'oggigiorno è decisamente molto prosaico e gli esemplari di queste bizzarre aristocraz

Grazie a tutti!

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L'inaugurazione di Nel tempo, nei luoghi ha visto un afflusso di persone ben oltre le nostre aspettative. Il calore, l'entusiasmo e l'apprezzamento di tanti amici, colleghi e appassionati ci hanno fatto vivere momenti di euforia memorabile. Per gli autori è stato il segno di aver lavorato bene, per il curatore di aver messo insieme una "squadra" di valori espressivi degni di sostegno e visibilità e per chi ci ha ospitato, aprendo per la prima volta lo spazio proprio per noi, è stata una partenza beneaugurante. Certo non ci sono solo le luci, molto si può e si deve ancora migliorare, con un paziente lavoro di crescita, ma incoraggiamenti come quello della bella serata vissuta insieme non sono parte secondaria nel motivarci a dare sempre il meglio di noi stessi. Grazie a tutti, quindi. E arrivederci presto, in qualche altro tempo e luogo... .

Oggi si inaugura "Nel tempo, nei luoghi".

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Stasera sapremo se gli sforzi saranno premiati dall'apprezzamento di quanti vorranno venire all'inaugurazione. Il lavoro realizzato dai cinque autori in mostra è frutto di riflessioni, sperimentazioni, scoperte e paziente cura di ogni aspetto progettuale. Più passa il tempo è più sento la responsabilità, ma anche l'enorme soddisfazione quando i risultati arrivano, di affiancare le persone nel loro percorso di crescita espressiva. Il fotografico può essere un campo nel quale confrontarsi con le domande fondamentali sul nostro stare al mondo e dal quale ricevere stimoli, persino risposte forse, sempre provvisorie ovviamente. In ogni caso, prima che sotto il profilo autoriale, l'approccio progettuale al fotografico mette in discussione ciò che pensiamo di sapere e ci fornisce l'occasione per crescere nella consapevolezza di quanto stiamo vivendo. Spero per questo di dare sempre nella didattica tutto ciò che posso per continuare a godermi ogni fioritura possibile. G

CONFINI 10 è a Milano.

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Inaugurata da Polifemo Fotografia , alla Fabbrica del Vapore, la tappa milanese di CONFINI, rassegna italiana di fotografia contemporanea , giunta alla sua decima edizione. La notevole affluenza di pubblico conferma la crescente attenzione verso questa rassegna, unica nel suo genere, che coinvolge nella selezione e nell'organizzazione ben sei curatori di altrettante realtà culturali: Maurizio Chelucci per Massenzio Arte di Roma, Francesco Tei per Photogallery di Firenze, Fulvio Bortolozzo per Camera Doppia di Torino, Leonardo Brogioni per Polifemo Fotografia di Milano, Fulvio Merlak per la Sala Fenice di Trieste, Clelia Belgrado per VisionQuest di Genova. Intervista al curatore Leo Brogioni. Quest'anno sono sei anche gli autori presentati in ogni spazio, ognuno di essi ritenuto collegialmente meritevole dai curatori per la qualità del progetto, anche se diversissimi nell'esito visivo e oggettuale delle opere. I sei autori della rassegna sono,

Chiavi inglesi e rifugiati somali.

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Venerdì 18 gennaio 2013, ore 21 circa, nella sede di corso Sicilia del Circolo Ricreativo Dipendenti Comunali sez. Fotografica, il socio Raffaele Bellacicco ha esposto alcune stampe fotografiche di suoi scatti realizzati in una palazzina di corso Chieri, abusivamente occupata un paio d'anni fa da alcuni rifugiati somali. Al numeroso pubblico intervenuto era stato chiesto di portare cibarie. Anche la mia metà del cielo ed io abbiamo di buon grado portato qualcosa. Nulla ci aveva però preparato alla serata che avremmo vissuto. Le fotografie erano di notevole impatto, cromatismi accesi, tagli compositivi curati, rispetto per i soggetti senza tuttavia nascondere il grave stato di degrado in cui vivono i rifugiati nella palazzina. Fin qui siamo nel filone del "sociale" inaugurato alla fine dell'Ottocento da Jacob Riis con le sue indimenticabili fotografie di immigrati a New York, anche italiani, che consiglio per inciso di andare a riguardare. Al richiamo del P

Oggi come allora, anzi di più.

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Lo sterminio degli Ebrei avvenuto tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento nella civilissima Europa non è un accidente della storia, un evento imprevedibile e che non capiterà mai più. Nossignore. Si tratta forse del primo di una potenziale serie di orrori che stanno di fronte a noi, qui oggi, ma anche nell'imponderabile futuro che attende le prossime generazioni. Perché la banalità del male, come lucidamente intuiva Hanna Arendt , non ha confini di nessun genere. In ogni essere umano è presente una natura duale, ogni istante della vita la scelta può cadere sull'opzione più terribile. Nessuno ne è immune. A peggiorare le cose, la società di massa sviluppatasi nel secolo scorso raggiunge oggi dimensioni e complessità quasi non più contenibili nella coscienza individuale. Etichette, parole d'ordine, pratiche e messaggi quasi subliminali, ma comunque sempre alienanti, intorbidano le acque della ragione. L'umanità, così antica, ma così bambina, corre il risc

Esplorazioni condominiali

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Chi ci abita accanto? Com'è fatta casa sua?  Che vita fa? Condizione caratteristica della contemporaneità urbanizzata è l'esperienza di vivere accanto a persone di cui ignoriamo tutto o quasi. L'opposto della dimensione comunitaria del paese, che è storicamente determinata dal sapere tutto di tutti o quasi. Con l'abbandono dei luoghi d'origine, familiari e vissuti fin dall'infanzia, si apre l'universo misterioso dell'anonimato. Condizione di libertà, ma anche fonte di ansie e insicurezze. Luca Ferrari ha deciso di affrontare questa alienante dimensione dell'abitare attraverso il mezzo fotografico. Con l'aiuto di quello che chiama "attivatore", un condomino che possa aiutarlo nei contatti, avvicina davvero i suoi vicini e chiede loro il permesso di fotografarli a casa loro, dove vogliono e quando vogliono. Luce ambiente, quella che c'è nel momento fatidico della performance, pose determinate dall'empatia reciproca e qualche s

Nel tempo, nei luoghi.

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Il filo rosso che percorre i lavori degli autori in mostra nasce nell'esperienza del tempo come fondamentale luogo esistenziale. Le immagini sono tracce ottiche di un vissuto, contengono pensieri ed emozioni in forme inattese. Sospensioni temporali, rallentamenti dei percorsi quotidiani che producono varchi vuoti attraverso i quali diviene possibile osservare le cose di nuovo. "Come fosse la prima e l'ultima volta", così Luigi Ghirri scriveva. Il fotografico contiene questa opportunità di ripensamento della percezione e gli autori, ciascuno a suo modo, la colgono con coerenza e intensità. NEL TEMPO, NEI LUOGHI a cura di Fulvio Bortolozzo Espongono: Renato Ballatore, Marco Boggero, Andrea Lombardo, Bruno Picca Garin, Fiorella Rabellino. Luogo: Spazio Giotto , via Giotto 11, 10126 Torino. Inaugurazione: venerdì 25 gennaio, ore 18:30. Periodo: dal 25 gennaio all'8 febbraio 2013. O rario: martedì, giovedì e venerdì ore 15:30-18:30 mercoledì ore 12:30-18:30 s

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