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Visualizzazione dei post da maggio, 2010

Sembra un uomo libero

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©2007 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Spina Centrale . Nel grande mare dell'urbanesimo megalopolitano il cittadino vive nell'illusione di essere un fortunato. Ha il lavoro, l'automobile che gli permette di andare in fabbrica o in ufficio e, il fine settimana, di evadere verso mete diverse scelte da lui stesso. Ha la casa con tutti i servizi necessari, la televisione che gli consente ore di relax e di comunicazione con il mondo esterno; in qualche caso ha un collegamento Internet con il quale trascorre le poche ore libere quando torna a casa dal lavoro. Sembra un uomo libero e giustamente soddisfatto. Ma è libertà la sua? Libertà quella di cittadini che non partecipano minimamente alla costruzione della città in cui vivono? Costretti ogni mattina a mettersi in macchina o a pigliare il treno e il metrò per raggiungere il posto di lavoro, facendo e rifacendo lo stesso itinerario, magari dopo code interminabili sulle strade intasate? (Eugenio Turri, La megalopoli padana

Come una stanza

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©2010 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Passi carrai . La città è la realizzazione dell'antico sogno umano del labirinto. A questa realtà, senza saperlo, è dedito il flâneur ... Paesaggio, questo diventa la città per il flâneur . O più esattamente: la città per lui si scinde nei suoi poli dialettici. Gli si apre come un paesaggio e lo racchiude come una stanza. (Walter Beniamin, Das Passagen-Werk ) .

Territori vastissimi

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Appunti per gli occhi - © Fulvio Bortolozzo 2010. Ma poi, in effetti, quello che si dice sul fatto che tutto è già stato detto, scritto o visto è una semplificazione. Vi sono territori vastissimi ed ancora inesplorati e mi riferisco a quelli della rappresentazione, quindi lo spazio per la sorpresa non è poi così delimitato. La fotografia in questi anni, nell'allenamento continuo a non ritenere nulla insignificante, mi ha insegnato a scoprire nel mondo esterno un punto nello spazio, un istante della vita, il leggero mutamento della luce come possibilità di una nuova percezione. Fotografare, per me, è come osservare il mondo in uno stato adolescenziale (...) . (Luigi Ghirri, Paesaggio italiano) .

Per apprezzare appieno le immagini

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Scene di passaggio (Soap Opera) , 1° aprile 2004, San Giorgio Canavese (Italia) - © Fulvio Bortolozzo 2004. Sander sembra davvero aver costruito la propria opera in previsione di una ricezione differita. Nella sua quinta conferenza, quella in cui parla del suo lavoro in modo più approfondito, torna quattro volte sulla assoluta necessità di datare le immagini. La data trasforma il senso e il valore di un'opera: concorre a fondare una "storia del mondo" e, inoltre, conoscere il luogo e il momento in cui è stata scattata accentua il "tragico" intrinseco alla fotografia. Non potendosi questo portato supplementare rivelare se non a uno sguardo retrospettivo, la distanza storica viene concepita come una delle condizioni necessarie per apprezzare appieno le immagini. (Olivier Lugon, Lo stile documentario in fotografia) .

Vedere con chiarezza

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Appunti per gli occhi - © Fulvio Bortolozzo 2010. La possibilità di analisi nel tempo e nello spazio, dei segni che formano la realtà, la cui interezza ci sfugge da sempre, consente (...) alla fotografia, grazie alla frammentarietà , di essere più vicina al non delimitabile e cioè l'esistenza fisica. Per questo non mi interessano: le immagini e i momenti decisivi , lo studio o l'analisi del linguaggio fine a se stesso, l'estetica, il concetto o l'idea totalizzante, l'emozione del poeta, la citazione colta, la ricerca di un nuovo credo estetico, l'uso di uno stile. Il mio impegno è vedere con chiarezza, per questo mi interessano tutte le funzioni possibili, senza separarne nessuna, ma assumerle globalmente per potere di volta in volta, vedere e rendere riconoscibili i geroglifici incontrati. (Luigi Ghirri, Kodachrome) .

La città esiste

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Milano. © 2009 Fulvio Bortolozzo.  La città esiste in virtù dell'immaginario che suscita e che vi fa ritorno, che essa alimenta e di cui si nutre, cui dà vita e che la fa rinascere ad ogni istante. E, se l'evoluzione di questo immaginario ci interessa, è perché essa riguarda al tempo stesso la città – le sue costanti e i suoi cambiamenti – e il nostro rapporto con l'immagine che cambia anch'esso come cambiano le città e più in generale la società. Porsi il problema della città immaginaria vuol dire dunque in fin dei conti, porsi la doppia questione dell'esistenza della città e dell'esistenza dell'immaginario nel momento in cui il tessuto urbano si estende, in cui l'organizzazione dello spazio sociale si modifica, e in cui le immagini, le stesse immagini, si diffondono su tutta la Terra. (Marc Augé, Disneyland e altri non luoghi) .

Alla scoperta di un nuovo mondo

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©2010 Fulvio Bortolozzo. Un individuo stanziale e sedentario, la cui esistenza è immobilizzata nel tempo immutabile dei luoghi familiari e della routine quotidiana, non prova il minimo interesse nel soffermarsi ad annotare le infinite configurazioni di segni e di gesti provenienti dal mondo intorno a lui. Al contrario colui che trasforma la sua esistenza in un movimento permanente, in qualunque luogo si trovi, si sente sempre come un viaggiatore "straniero" alla scoperta di un nuovo mondo. (Pier Francesco Frillici, Sulle strade del reportage)

Non vuol dire niente

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Novate Nord    - ©2010 Fulvio Bortolozzo. [...] le cose che facevo mi sembravano troppo semplici [ plain ] per essere considerate opere d'arte. Cominciavo a pormi delle domande. Sapevo di voler essere un artista, ma mi chiedevo se lo fossi davvero. Facevo cose talmente ordinarie che, sebbene io ne percepissi la particolarità, non ricevevo alcun sostegno. La maggior parte degli spettatori tendeva a dire: [...] Non vuol dire niente, non è arte. (Walker Evans da Olivier Lugon, Lo stile documentario in fotografia)

Guardare profondamente le cose

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©2010 Fulvio Bortolozzo. A ogni momento della nostra vita, il futuro è già qui, e ogni sguardo deve essere vissuto come se fosse l'ultimo, anche perché niente e nessuno può assicurarci che non sia così. Certo, statisticamente, è molto probabile che continueremo a guardare anche dopo lo sguardo che stiamo vivendo, ma proprio quella piccolissima e, se vogliamo, improbabile eventualità che sia l'ultimo sguardo, deve aprirci la porta ad un modo radicalmente diverso di guardare: al guardare profondamente le cose. (Diego Mòrmorio, Meditazione e fotografia) .

Quell'albero particolare

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©2010 Fulvio Bortolozzo. Uno degli aspetti migliori della fotografia è il fatto che, per sua natura, essa chiede di partire da eventi specifici. Un albero è in primo luogo meraviglioso in se stesso, nell'essere quell'albero particolare. Se non vive per noi in questo modo, allora è inutile continuare. (Robert Adams, Lungo i fiumi)

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