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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Il suo reale valore.

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Ha sempre meno senso pensare e scrivere di "cultura fotografica", come se fosse qualcosa di facilmente separabile dal resto, per via del congegno che produce le immagini; al cui interno tutto inizia e tutto finisce. Certamente ci sono delle peculiarità, e delle procedure operative, che vanno tenute ben presenti per non confondere una fotografia con un disegno o dipinto e viceversa. Tuttavia, alla fine, il terreno d'azione rimane lo stesso per ogni figura, sia essa prodotta automaticamente da una macchina o realizzata a mano. Sarà la capacità di entrare in contatto con l'autentica sede originaria delle immagini, l'essere umano, a determinare il suo reale valore.

Distacco, impassibilità, rigore.

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Molti fotografi italiani nei decenni Ottanta e Novanta del Novecento sembra che avessero riscoperto l'affetto e il sentimento per i luoghi. Dopo i concettuali, e quindi razionali e freddi Anni Settanta, bagnati nel sangue di sconvolgimenti sociali e politici, dalle loro immagini tende a scomparire la cronaca, l'evento eclatante, il protagonismo dell'umanità in subbuglio. Il bianco e nero lascia spesso il posto al colore, un colore non squillante e saturo, se non nella declinazione di Franco Fontana, ma delicato, chiaro, tonale, sussurrato persino. Le presenze umane sono evocate in assenza. Gli orrori urbanistici, di cui la penisola è straripante, rimangono come dimenticati o se ci sono sembrano pacificati, risolti, assolti. La mozione è quella emotiva, della sensibilità alla luce. Luce che sembra tutto condonare. Sembra possibile vivere fuori dalle ansie in un rinnovato recupero di prossimità familiare con i segni sconvolti di un mondo ormai medializzato, confuso tra

L'onestà di Milo.

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La serata di "Secondo", il ciclo di incontri del martedì sera ideato da Pepe Fotografia di Torino, stavolta ha ospitato l'esperienza biennale da editore indipendente di fotografia contemporanea del giovane Milo Montelli (Jesi, 1982). Con il marchio SKINNERBOOX ha fin qui pubblicato 14 titoli, tutti con tirature comprese tra le 100 e le 750 copie, per la maggior parte stampati in offset e ciascuno concepito per dare la migliore soluzione grafica e oggettuale al progetto selezionato. Il lavoro di Montelli sta trovando all'estero importanti segni di riconoscimento e anche una buona risposta di mercato. Si tratta di un fenomeno di nicchia estrema, ma proprio per questo riesce ad intercettare tendenze autoriali di notevole interesse. Ovviamente Montelli non riesce a campare di editoria, fa lo psicologo per contribuire a sostenere se stesso e la sua famiglia, che sta anche crescendo. Ciò nonostante, con una politica attenta e rigorosa, sta facendo funzionare un circui

S-fashion.

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Sai abbiamo 'sto archivio sterminato che non fa incassare quasi più niente e però costa mantenerlo... Prestigioso eh! In fondo siamo pur sempre il National Geographic , anche se in versione Italic . Bisognerà farlo rendere in qualche modo, ma come? Bé, c'è tanta roba dal mondo di varie epoche e fotografi. Sì, tipi umani di ogni genere. Tanto colore, qualche cosa di antico ed esotico. Insomma gente vestita nei modi più diversi. Eccola! Ideona! Puntiamo sulla moda, ché l'antropologia, anche se da rivista, non è più cool come una volta. Moda però fa venire in mente gli stilisti, Parigi, Milano, New York, il diavolo e come si veste. Mica siamo un'agenzia di fashion... Fermati lì! Ce l'abbiamo, è fatta! Cosa? FASHION, in Italia suona bene, è inglese, è trendy , è attraente. Vedo già file di donne per entrare alla mostra. Ma, scusami, in archivio c'è poco. Non importa, scegli una sessantina di fotografie "forti", molto colorate o strane o tutte e due l

Quello più autentico.

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Nel giorno di San Valentino chiude la prolungata mostra della GAM di Torino dedicata a Claude Monet (1840-1926) con opere provenienti dalla collezione del Musée d'Orsay di Parigi. Dello straordinario successo di pubblico si è già molto detto e scritto. Come tutti i successi esageratamente nazionalpopolari lo snobismo di chi pensa di saperla più lunga, disgraziatamente me incluso nei momenti peggiori, scatta immediatamente a declassare il fenomeno. Turismo museale da vecchie zie, spaccio strumentale di opere trite e ritrite, politica dello sbigliettamento facile e via così di denigrazione in denigrazione. Invece devo ammettere, dopo aver ceduto in extremis al non voler aver torto per assenza, che l'organizzazione, la curatela torinese, l'allestimento del percorso espositivo  la disposizione delle sale e l'apparato didascalico sono stati all'altezza dei migliori esempi internazionali. Un connubio davvero felice tra divulgazione e serietà scientifica, almeno p

Riflessioni su Reflexions.

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Fino al 21 febbraio prossimo è visibile da Camera Centro Italiano per la Fotografia la mostra Reflexions. Sul sito di Camera , la mostra viene presentata come il risultato di una missione fotografica che ha coinvolto due grandi fotografi di Magnum Photos , Alex Webb e Harry Gruyaert , in una residenza con 29 giovani fotografi italiani selezionati su circa 200 domande pervenute. Oggetto della missione sono state le colline di Langhe-Roero e Monferrato, di recente riconosciute Patrimonio Mondiale dall’UNESCO. La missione è stata organizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con l’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero, AstiTurismo, Alexala e Camera in due sessioni di una decina di giorni ciascuna, primaverile e autunnale. L'intento dichiarato è stato quello di: " ottenere una visione collettiva, seppur declinata secondo il linguaggio personale di ciascun fotografo, delle bellezze del territorio, della sua vocazione produttiva e delle specificità di ciascuna locali

OLIMPIA, dieci anni dopo.

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Era il 10 gennaio 2006, quando dal balcone di casa prendevo l'ultima fotografia di Olimpia , una serie che avevo, inavvertitamente, iniziato nel 2004. Si vedono in lontananza gli ultimi fumi della cerimonia d'apertura dei Giochi olimpici invernali . Fu un attraversamento notturno della Torino che cambiava, ma senza riferimenti diretti agli impianti sportivi. Ero attratto dalla trasformazione urbana, quella culminante nella nuova Spina Centrale emergente dall'interramento del trincerone ferroviario. Dodici chilometri di una nuova città che man mano appariva dai cantieri. A guidarmi non erano però considerazioni documentaristiche o urbanistiche. Seguivo solo me stesso nel mio perdermi intorno. La serie originava difatti da quella più ampia iniziata nel 2003, Scene di passaggio (Soap Opera) ; ne era un suo ramo torinese e ne manteneva lo spirito del tutto autoreferenziale. La procedura che misi in pratica fu quella della ripresa su pellicola piana 10x12 cm, negativa a

Fate entrare fotografie minuscole.

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Scrivere e parlare di Fotografia è un esercizio noioso e sterile, quasi quanto il famoso chiedersi di quale sesso siano gli angeli mentre si è assediati. La Fotografia non esiste più, se mai fosse esistita prima. La Fotografia, al singolare e con la "F" maiuscola, è un'invenzione retorica ad uso e consumo di compilazioni erudite, a volte definite pomposamente "Storia", che cercano di mettere in ordine persone e mezzi secondo il filo logico prediletto dagli estensori. Si elevano agli altari dell'adorazione, o si escludono del tutto, personaggi, periodi, tecniche e via dicendo inseguendo da un lato l'arte e dall'altro la scienza. Esistono invece, ed in numero ogni giorno più incalcolabile, le fotografie, cioè immagini ottenute automaticamente da congegni a base ottica. Miliardi di miliardi, più fotografie che esseri umani in vita. Qui c'è un terreno fertile per tentare qualche ragionamento interessante. Evidentemente moltissimi esseri umani

Tutti siamo Giulio.

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Basta scrivere il nome di Giulio Regeni su Google Immagini e appaiono molte, non moltissime, fotografie messe on line da varie fonti che presentano la figura di un giovane in vari momenti della sua purtroppo breve vita. Io non sapevo nulla della sua esistenza prima che mi arrivasse la notizia mediatica della scomparsa. Per me Giulio è stato vivo alcuni giorni, poi è morto male, molto male, senza che potessi far altro che venirlo a sapere. Nel social dove bazzico di più, Facebook, di solito molto animato e animoso sulle questioni d'attualità, non ho visto apparire scritte sul genere " Je suis Giulio ", nessun profilo si è messo il tricolore italiano sulla faccia. Nemmeno io ho fatto alcunché, se non scrivere ora queste righe. Le scrivo perché nella mia vita, nelle ore della notte specialmente, si è insinuato Giulio o almeno l'evocazione che mi attraversa dalle televisioni, dalla rete. So bene che mi passerà, ma prima che accada vorrei fermare questo momento. Non

Fotografia criminale (parte III e ultima).

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Proprio dove non me l'aspettavo, alla mostra MIXMASTER di Ed Ruscha nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli , trovo le tracce fotografiche di un grande criminologo, il tanto bistrattato Cesare Lombroso. Difatti nel progetto espositivo, curato da Paolo Colombo ed allestito da Marco Palmieri , si mettono insieme le scelte d'artista di Ruscha dalle collezioni torinesi e tra queste anche quella del Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso , che oggi tanti benpensanti equi e solidali vorrebbero veder scomparire. La mostra in se stessa non è che sia così convincente, da Ruscha ci si poteva aspettare ben di più. Alla fine però se uno passa da Torino e vuole offrirsi un " trailer " di cosa potrebbe visitare e cosa lasciar perdere, con dieci euro si leva lo sfizio e risparmia tempo prezioso. Ma tornando a Cesare, la collezione di fotografie antropologiche, e dei calchi in cera dei volti che sono come delle fotografie in 3D, ha una sua forza estetica davv

Fotografia criminale (parte II).

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Proprio con una mostra affine al tema della fotografia criminale, inaugura a Torino lo spazio JEST , dedicato alla figura pionieristica di Enrico Federico Jest , l'uomo che già  l'8 ottobre 1839 prese delle vedute della città con la prima fotocamera italiana da lui stesso realizzata traducendo il manuale di Daguerre. Tommaso Parrillo, già fondatore e curatore della casa editrice indipendente  Witty Kiwi books , e Francesca Cirilli , fotografa e fondatrice dell'associazione Fluxlab , hanno scelto di aprire JEST con un progetto personale di Pietro Paolini ( Terra Project )   intitolato Caso collettivo 11.227 e dedicato allo sterminio di migliaia di militanti del partito di sinistra Union Patriotica , avvenuto in Colombia tra il 1986 e i primi anni del 2000. Fino a non molti anni fa, sarebbe stato sufficiente un buon reportage di taglio classico, con alcune immagini drammatiche delle scene dei crimini, qualche ritratto ai sopravvissuti e magari anche ad alcuni

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