OLIMPIA, dieci anni dopo.
Era il 10 gennaio 2006, quando dal balcone di casa prendevo l'ultima fotografia di Olimpia, una serie che avevo, inavvertitamente, iniziato nel 2004. Si vedono in lontananza gli ultimi fumi della cerimonia d'apertura dei Giochi olimpici invernali.
Fu un attraversamento notturno della Torino che cambiava, ma senza riferimenti diretti agli impianti sportivi. Ero attratto dalla trasformazione urbana, quella culminante nella nuova Spina Centrale emergente dall'interramento del trincerone ferroviario. Dodici chilometri di una nuova città che man mano appariva dai cantieri. A guidarmi non erano però considerazioni documentaristiche o urbanistiche. Seguivo solo me stesso nel mio perdermi intorno. La serie originava difatti da quella più ampia iniziata nel 2003, Scene di passaggio (Soap Opera); ne era un suo ramo torinese e ne manteneva lo spirito del tutto autoreferenziale.
La procedura che misi in pratica fu quella della ripresa su pellicola piana 10x12 cm, negativa a colori. Le pellicole venivano poi acquisite con uno scanner e preparate per la stampa digitale su carta chimica convenzionale.
Dieci anni dopo, questo lavoro mi appare ancora valido e interessante. Per fortuna, lo pensarono fin dai suoi inizi anche diverse altre persone che mi onorano del loro apprezzamento, in qualche caso anche con dei premi. La speranza è che questa attenzione si rinnovi e prosegua consentendo a nuove persone di avvicinarsi a Olimpia traendone qualcosa di buono. Qualcosa che posso aver prelevato, inavvertitamente, per i loro occhi e la loro mente.
Chi volesse rivedere, o scoprire, le immagini di Olimpia, le può trovare QUI.
Fu un attraversamento notturno della Torino che cambiava, ma senza riferimenti diretti agli impianti sportivi. Ero attratto dalla trasformazione urbana, quella culminante nella nuova Spina Centrale emergente dall'interramento del trincerone ferroviario. Dodici chilometri di una nuova città che man mano appariva dai cantieri. A guidarmi non erano però considerazioni documentaristiche o urbanistiche. Seguivo solo me stesso nel mio perdermi intorno. La serie originava difatti da quella più ampia iniziata nel 2003, Scene di passaggio (Soap Opera); ne era un suo ramo torinese e ne manteneva lo spirito del tutto autoreferenziale.
La procedura che misi in pratica fu quella della ripresa su pellicola piana 10x12 cm, negativa a colori. Le pellicole venivano poi acquisite con uno scanner e preparate per la stampa digitale su carta chimica convenzionale.
Dieci anni dopo, questo lavoro mi appare ancora valido e interessante. Per fortuna, lo pensarono fin dai suoi inizi anche diverse altre persone che mi onorano del loro apprezzamento, in qualche caso anche con dei premi. La speranza è che questa attenzione si rinnovi e prosegua consentendo a nuove persone di avvicinarsi a Olimpia traendone qualcosa di buono. Qualcosa che posso aver prelevato, inavvertitamente, per i loro occhi e la loro mente.
Chi volesse rivedere, o scoprire, le immagini di Olimpia, le può trovare QUI.