Il compagno Gorbaciov.


L'immagine che ho sempre avuto di Michail Gorbačëv è quella di una persona onesta. Il suo percorso penso lo possa testimoniare senza ombra di dubbio. Penso anche che sia stato un sincero comunista, se per comunismo si intende un progetto di nuova umanità, libera dalla schiavitù del capitale senza per questo divenire serva dello Stato. Purtroppo per lui, e per noi tutti, quel progetto era fallimentare, per un'infinità di motivi che abbiamo imparato a conoscere nei decenni.

La sua figura bonaria mi ha accompagnato sui media dandomi la sensazione rassicurante che da un uomo così non c'era nulla di tragico da temere. Così è stato, almeno per noi qui in Occidente. Gorbačëv non ha scatenato la terza, e ultima, guerra mondiale. E poteva farlo. Non ha diviso il suo Paese con una guerra civile contro i traditori del comunismo, che lo avevano nei decenni affossato. Non ha mandato i carri armati nei Paesi dell'Est per reprimere le sommosse anticomuniste, come avrebbe fatto qualsiasi precedente dirigente sovietico, da Lenin in avanti. Nemmeno ha fatto mettere su carta le vaghe promesse statunitensi di non lasciar aderire alla loro alleanza militare i Paesi dell'ex Patto di Varsavia.

Michail Gorbačëv pensava onestamente e sinceramente che il comunismo fosse un'alternativa ancora vitale e possibile al capitalismo globale. Si sbagliava, tuttavia la gestione che fece del suo errore ci ha poi regalato decenni di pace con la Russia.

L'immagine che conservo del "compagno Gorbaciov" è quindi positiva, persino affettuosa. Un uomo onesto, un uomo probo, vissuto nel tempo sbagliato al posto sbagliato.

Grazie Michail.


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