Sotto l'ombra di un bel fior.

Sono passati settantasette anni da quel 25 aprile 1945. Data simbolo della fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Una vittoria anche italiana imprevedibile due anni prima.

Il 25 aprile 1943 il Quartier Generale delle Forze Armate comunica, tra le altre scarne notizie, che sul fronte occidentale tunisino truppe italiane e tedesche sono im­pegnate in duri combattimenti contro il nemico che ha lanciato all’attacco nuove poderose forze corazzate e di fanteria. Nella notte quadrimotori americani hanno effettuato un’incursione nei dintorni di Napoli facendo danni in misura non grave. A Torre del Greco si deplorano 47 morti e 66 feriti. Un aereo nemico precipitava in mare, colpito dalle artiglierie della difesa, nei pressi di Ispica (Ragusa) nel cui territorio venivano sgan­ciate alcune bombe senza conseguenze.

In quel 25 aprile 1943 l'Italia era quindi ancora compattamente fascista e combatteva una guerra insieme alla Germania nazista e al Giappone imperiale contro l'Alleanza delle democrazie occidentali (USA, Impero Britannico e Francia) unite alla Russia comunista. Avesse prevalso l'Asse Roma-Berlino-Tokio il mondo sarebbe stato diverso da come lo conosciamo noi nati dopo questi eventi. Invece prevalse quell'Alleanza che mise morti (soprattutto la Russia) e mezzi (soprattutto gli USA) a sufficienza per impedire che accadesse. Doveva essere l'ultima volta, perché la minaccia nucleare, resa ben evidente dal doppio trailer statunitense in Giappone che costò circa 200.000 morti, tra diretti e successivi, quasi tutti civili, aveva fatto capire a chiunque che la Terza Guerra Mondiale non poteva vincerla nessuno.

Oggi pare che quella certezza stia vacillando. Si combatte in Ucraina una guerra non dichiarata contro l'invasore russo. Non esiste alcuna speranza ragionevole che si possa sconfiggere definitivamente la Russia una volta per tutte senza che questo non scateni una ecatombe nucleare globale. Putin non è un bonaccione come Gorbaciov, che dobbiamo ancora oggi ringraziare della sua onestà politica e intellettuale, da comunista sincero, che gli ha fatto chiudere la parentesi della Rivoluzione Russa in modo pacifico. Dopo Gorbaciov il mondo ha avuto l'opportunità di inaugurare un futuro di pace, almeno tra le principali potenze. Invece la sfortuna ha voluto che Eltsin sbagliasse la scelta del suo successore e che gli statunitensi via via interpretassero sempre di più il loro ruolo mondiale solo sulla base dei loro interessi strettamente nazionali, con i morti e le tragedie conseguenti che ben conosciamo. In Ucraina siamo per questo ad un altro test definitivo. A me pare che non esista altra strada ragionevole che quella della garanzia alla Russia di neutralità ucraina e del compimento in Ucraina di una vera democrazia parlamentare liberale ponendo così fine alla discriminazione della minoranza russofona e russofila per costruire insieme ad essa, e non contro di essa, un'Ucraina davvero unita, equidistante tra USA e Russia, ma soprattutto integrata all'Unione Europea, anche se l'ennesima nazione orientale aggiungerà problemi di convivenza democratica a quelli già posti da Polonia e Ungheria in primis.

La Pace è l'unico obiettivo realmente perseguibile e il nemico numero uno della Pace è il nazionalismo che è l'opposto del patriottismo. I partigiani nostri non sono equiparabili per questo ai nazionalisti ucraini. Loro combattono per affermare un'idea univoca di Ucraina che non tollera altre Ucraine possibili. La Resistenza italiana invece seppe conciliare ideologie anche opposte in un concerto patriottico che ci diede la Repubblica e la Costituzione in cui viviamo da allora in Pace tutti insieme, anche se divisi su tutto, ma sensa spararci l'un l'altro.

L'Italia per prima, per questo, dovrebbe imporre a Kiev un cambio totale di rotta nella sua difesa dall'invasione russa. Concordia tra tutti i partiti, un Comitato di Liberazione che combatta per limitare al massimo le conseguenze dell'invasione e nello stesso tempo lavori per indire una nuova Assemblea Costituente e una nuova Carta Costituzionale davvero democratica e sinceramente parlamentare con tutte le forze rappresentate, anche quelle dei partiti del Donbass. Solo così inviare armi e aiuti sarà rispettoso di quei partigiani che riposano da noi sotto i bei fiori di montagna. Questo vollero per noi e noi questo dovremmo volere per tutti i Paesi del mondo.

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