"La Classe" al Teatro Astra di Torino.
Vista la prima, rimane però poco, fino a domenica 3 aprile. Ancora due repliche quindi.
Erano alcuni secoli che non andavo a teatro. In gioventù, ai tempi della Scuola di Scenografia all'Accademia Albertina, mangiavo pane e teatro. Poi mi sono allontanato. Non riesco a ricordare un perché. Abito nel quartiere dal 1998 e non avevo mai messo piede al Teatro Astra. C'è sempre una prima volta. Una serata speciale con mia moglie. Eccoci quindi in sala. Una sala piena di persone tutte munite di Super Green Pass e FFP2. L'effetto è strano davvero, anche faticoso. Poi lo spettacolo fa il miracolo di entrarci dentro, si dimentica tutto, persino la FFP2, e siamo sul palco con gli attori. L'Astra è una sala particolare, ti butta nella scena, sei lì insieme a loro. Una sottile gioia prende corpo. Siamo insieme a decine e decine di umani con otto attori che per noi, solo per noi, in quel momento preciso, irripetibile perché ogni replica sarà sempre diversa dalle altre, ci agitano, ci sorprendono, ci commuovono, ci fanno ridere. Sollievo crescente. In un mondo fatto ormai quasi solo di connessioni virtuali, talmente pervasivo che diversi spettatori faticano a separarsene persino lì, una connessione fisica, diretta, umana, avviene, si manifesta in tutta la sua felicità. Applausi meritati alla fine. Se mi leggete in tempo, e potete, andate all'Astra oppure segnatevi questo spettacolo e se vi capita a tiro non perdetevelo. Di cosa si tratta c'è la rete piena, googlatevela. Non è perfetto. La sceneggiatura ogni tanto ballonzola, a volte la vicenda si inerpica oltre il necessario. Tutto però viene attraversato dalla vitalità sincera, intensa e anche talentuosa degli attori. Uno più bravo dell'altro. Dalla grande sapienza del mestiere alla forza della gioventù in azione.
Non so quanti millenni passeranno ancora prima di tornare ad applaudire essere umani tra esseri umani. Stavolta comunque è stato importante davvero. Almeno per noi.