Qualità, non quantità.
Le immagini agiscono ad un livello più profondo di quello della mente razionale, un livello preverbale. Influenzano sul lungo periodo i comportamenti e le emozioni degli umani. Probabilmente senza le immagini la nostra specie non potrebbe sopravvivere perché esse sono il tramite fondamentale tra l'esperienza e la sua introiezione. Un mondo senza "immagini del mondo" è semplicemente incomprensibile, incontenibile nella mente umana e quindi invivibile oltre lo stadio puramente animale.
Suscitare immagini non necessariamente significa produrre icone bidimensionali. Le immagini non risiedono in altro luogo che nella mente umana. Gesti, azioni, parole, suoni, ogni mezzo espressivo può lasciar sedimentare immagini nella mente. La differenza sostanziale è tra una mente ricettiva e disponibile a partecipare a questa sedimentazione ed una indifferente, pronta solo a ricevere immagini già precostituite da altre menti ed a farle proprie in modo trasparente, senza aggiungervi alcunché.
Mi pare che il problema della contemporaneità non stia nell'eccesso di icone in circolazione e nemmeno nella incalcolabile quantità di persone che le producono e diffondono, ma piuttosto nella rinuncia ad entrare in relazione con quelle immagini che si avvertono più vicine alla propria sensibilità per aggiungervi l'unicità della propria adozione. Il farle proprie in modo attivo invece di subirle ed accettarle così come arrivano. Abbiamo secoli di storia del linguaggio scritto-verbale che aiutano, coloro che lo desiderano, a ricevere le parole potendole fare proprie con gli strumenti del pensiero critico, invece continuiamo ad essere all'anno zero per quanto riguarda le immagini.
Questo mi pare il vero, enorme, problema. Non è la quantità ad essere eccessiva, ma la qualità della ricezione a scarseggiare drammaticamente.