Il tempo, la morte e il diavolo.

La condizione umana è temporanea e non prevede alcuna possibilità di essere interrotta se non con la morte. Questa probabilmente è l'origine da cui discendono tutte le altre questioni. Per ciò stesso la gestione del tempo è fondamentale. Solo in essa si può cercare un equilibrio esistenziale accettabile. Ogni essere umano sceglie o subisce il tempo a seconda di quanta libertà di disporne abbia o riesca a conquistare. Chi fotografa consapevolmente ha maggiore confidenza con il tempo perché mette in atto una procedura ottica automatica che proprio quel tempo sembra bloccare.

Sulla mia scrivania c'è una foto di mio padre. Un giovanotto ripreso in studio da un fotografo professionista. Mi pare un ventenne. Molto probabilmente è stata presa prima che io nascessi e lui non è più al mondo ormai da anni. Cosa ho quindi sulla scrivania? L'immagine di uno sconosciuto che sarebbe poi stato mio padre, quello che da quando fui partorito da mia madre avrebbe fatto parte della mia vita fino alla sua morte. Uno molto più giovane di me adesso, ma che corrispose all'immagine che ho davanti ai miei occhi al tempo della mia nascita e vi somigliò ancora per diverso tempo anche dopo; ne ho ancora un vago ricordo infantile.

Una relazione mentale ad innesco visivo che consente di superare i limiti del tempo e dello spazio, cioè la condizione umana almeno nel pensiero. Questa fotografia mi è particolarmente cara. Così tanto che mi fa sembrare quell'uomo ancora vicino, quasi come se mi tenesse d'occhio pronto ad intervenire nel caso ne combinassi una delle mie. Tanto mi lasciano indifferente i suoi resti mortali che stanno in uno dei tanti condomini della morte allestiti per illudere i vivi, tanto lo sento con me per tramite di questa fotografia. Si tratta di un potere enorme delle fotografie. Dislocano i pensieri umani nel tempo, mantenendo dei fili che altrimenti andrebbero pian piano dispersi nei neuroni di memorie sempre meno efficienti per età e naturale consunzione senile.

E il diavolo? Sta nei dettagli, come al solito, ma ne scriverò magari un'altra volta.

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