Il rischio ragionato.
Un rischio ragionato non vuol dire che sia probabile correrlo con successo. Significa solo che si è consapevoli di correrlo e che non se ne può fare a meno.
Fin dall'inizio della pandemia un rischio mai esistito prima è apparso nel mondo intero. Il nuovo mondo virale nel quale abbiamo appena iniziato a vivere è meno ospitale del precedente e pone ad ogni essere umano un livello di rischio prima sconosciuto. Non si tratta di accettarlo o meno, perché non è evitabile all'infinito.
Si può sperare di appartenere alla selezione della specie che lo potrà superare senza conseguenze o quasi. Oppure si può rientrare tra quel gruppo di umani che potranno proteggersi in qualche modo, per esempio con dei vaccini abbastanza efficaci. In ogni caso qualcuno morirà sempre, non si può evitare.
Resta da stabilire quindi qual è il numero e il tipo di umani la cui morte risulti sopportabile per il sistema sociale senza che si disintegri, ma possa continuare invece più o meno stabilmente ad esistere come lo si è conosciuto finora.
La risposta massimalista sarebbe che nessuna morte è accettabile e che tutti debbano venir salvati. Di fatto non è mai stato così fin dall'inizio. Sono morte molte persone, troppe, non solo per la carica virale, ma anche per l'inadeguatezza a farvi fronte. Quindi la soglia può essere solo relativa. Il parametro scelto, cioè quello di impedire la morte dei più anziani e dei fragili non è umanitario, questa è la vernice ipocrita che ci si è sparsa sopra con le ideologie diffuse dai media. Serve solo a contenere il numero dei morti entro i limiti, peraltro scarsi, del sistema sanitario nel prendersi carico dei malati. Non fosse così avremmo assistito ad un incremento epocale dei reparti dedicati e alimentati da un esercito crescente di nuovi operatori formati per l'occasione. La famosa metafora della "guerra".
No, il vero scopo della "guerra" non è di vincerla, nel senso di salvare il maggior numero possibile di vite dalla morte e, non lo si ricorda mai, dalle ferite e dalle mutilazioni. Avremo molti "invalidi di guerra" che vivranno dimenticati e nascosti nel "dopoguerra". Il vero scopo della guerra è di farla sparire dalla quotidianità anestetizzata che permette al sistema di esistere.
Niente sirene di ambulanze, niente chiusure, tutto a posto finalmente. Poi sì, ci sarà chi muore di covid, come di altre patologie e incidenti. Tutto a posto, tutto nella norma.
Si riprenderà a morire come al solito, di inquinamento, alimentazione malsana, incidenti vari, come da sempre. L'importante è minimizzare i morti e i feriti o lasciare che riguardino posti il più possibile lontani e dimenticabili.
Un rischio ragionato per tornare finalmente nell'indifferenza e che può funzionare, sempre che il virus sia d'accordo.