Who Man Ray?
Prima del 2 febbraio, merita fare un salto alla mostra di Camera a Torino, dedicata all'universo femminile di Man Ray.
Non perché sia particolarmente utile per capire l'opera di questo complesso autore che ha partecipato ad uno dei periodi più intriganti del Novecento europeo, quello del Movimento Surrealista. Sarebbe stato d'altronde un obiettivo davvero troppo ambizioso che avrebbe richiesto ben altri spazi espositivi ed approfondimenti critici.
Nelle sale scorrono comunque molte fotografie e tante sono state prese da assistenti, amanti, mogli, amiche, prostitute, ecc. Belle, o almeno piacenti, donne che gravitavano attorno al movimento e che oltre ad esserne le muse ispiratrici diventavano fotografe esse stesse. Nell'insieme si respira l'ossessione maschile di quegli anni per il femminino erotico, sublimato dall'arte che nobilitava ogni pelo purché trasformato in un canone estetico, anche se rivoluzionario. Le stesse donne si prestavano con piacere a questo teatrino psicologico vedendo forse in esso il massimo grado di potere su quegli uomini, apparentemente adoranti. Un gioco di specchi che oggi può risultare persino penoso.
Tuttavia una donna spicca su tutte. Una ragazza che invece precorreva i tempi ed attraversava l'epoca con un approccio molto più avanzato. Indipendente dallo sguardo maschile, libera nelle scelte e forte nella qualità visiva, l'unica che forse ha saputo davvero comprendere chi era Eugène Atget e ci ha regalato i suoi due unici ritratti poco prima che morisse, esposti in mostra con le stampe originali. Un momento molto commovente per chi ne conosce la storia. Questa fotografa è Berenice Abbott (1898-1991). La sala a lei dedicata è una mostra a se stante e, per me, anche da sola meriterebbe la visita.