Dalla parte sbagliata della vita.
Ci sono due approcci direi opposti ad ogni attività umana: quello che trova nel praticarla la sua soddisfazione e quello che, attraverso di essa, si prefigge di raggiungere risultati quanto più eccellenti possibile. La scelta penso non dipenda dalla volontà, ma dall'inclinazione di ciascuno. Ci si nasce insomma.
Per praticare un'attività, e riuscire a provarne piacere a prescindere, è indispensabile non porsi il problema dei risultati. Comunque vada sarà un successo. Gli aspetti gratificanti sono già insiti nel comportamento e nelle situazioni che via via si creano: incontri, spostamenti, relazioni, esperienze. Tutto va bene. "Vedo gente, faccio cose" è il geniale riassunto di Nanni Moretti per questo particolare orientamento esistenziale.
Diversamente, quando il risultato eccellente è lo scopo dell'attività, tutto si complica maledettamente. Ogni azione viene valutata con il massimo spirito autocritico e vivere in una perenne insoddisfazione è quanto di più facile possa capitare. L'alternarsi di momenti di entusiasmo presto sostituiti da svilimenti ricorda molto il navigare nell'alternarsi di buon mare e burrasche.
L'erba del vicino è sempre più verde si dice. Forse per questo vedo tanti bei giardini ben sistemati dove si trascorre il tempo piacevolmente tra sorrisi e feste. Guardo da in mezzo ai rovi di una boscaglia quasi impenetrabile nella quale sopravvivo come posso, sapendo di vivere dalla parte sbagliata della vita.