Noi siamo storie.
"Noi siamo storie"
L'autore della frase qui sopra è un bambino di 4 anni e qualcosa figlio di Marco Benna, mancato il 25 ottobre scorso. In questa frase c'è tutto quello di cui ho avuto modo di discutere con Marco. Lui, intellettuale a tutto tondo, profondamente coinvolto nel mondo di Algirdas Julien Greimas e le ramificazioni semiologiche conseguenti, io totalmente immerso nel liquido amniotico dell'iconografia. Lui partiva dal racconto, io dall'immagine. E discutevamo di fotografie. Non cercando di convincerci a vicenda. Un cremonese e un veneto possono certamente parlarsi, ma non sono in grado di far spostare l'altro di un millimetro da ciò che pensa di sapere. Pur tuttavia, la necessità di alimentare il dialogo portava inevitabilmente alla precisazione, all'approfondimento, alla verifica. Oggi tutto questo è finito. Sento la sua voce nella testa, sento che ci sono questioni ancora da affrontare, aspetti da sviscerare, insomma sento che dove c'era il fuoco della comune passione per la conoscenza, ora c'è qualcosa di meno. Manca un pezzo e niente lo potrà sostituire. Sono più povero d'improvviso. Mi era già capitato, capiterà ancora. La vita è rimanere qui mentre gli altri partono per chissà dove. Forse da dove siamo venuti e dove torneremo tutti. Noi siamo storie. Le storie iniziano, si svolgono e non finiscono mai veramente. Si allontanano solo fuori portata. Noi siamo tutte le storie che abbiamo incontrato e che incontreremo. O non siamo niente altro che cellule organizzate in una forma biologica per un tempo dato, senza storia, né senso.
Ciao Marco.