Non importa dove, non importa quando.
Tra i tanti possibili, c'è anche un approccio al prendere fotografie che non si lega al luogo, e nemmeno al tempo, in cui ciò accade. L'unica attenzione è al trasferimento di un'esperienza visiva, percettiva, in un'immagine che riesca a contenere lo scarto di pensiero che l'ha provocata.
Nel caso dell'immagine fotografica, tutto accade nella contingenza del momento, senza ripensamenti possibili. Almeno per coloro, come me, che praticano il "fotografare ambulante". Muoversi senza mete e intenzioni verso l'incontro occasionale, inatteso.
L'immagine qui sopra nasce così e la possibilità di ottenerla è durata pochi istanti, poi la scena è immediatamente mutata con lo spostamento del giovane. Il tempo di osservarlo, di decidere che poteva meritare di essere trasferito in una fotografia del mio archivio e di mettere in atto la fotocamera allo scopo. Ritengo che la fotografia contenga in modo ben visibile il pensiero che mi ha spinto a prenderla. Almeno io lo vedo. Se sono stato preciso a sufficienza, sarà visibile anche per altri. Ma non è così importante e nemmeno necessario.
Dove sia stata presa, e in che tempo, sono dati che possono eventualmente accompagnare l'immagine, ma anche distrarre, spostare su pensieri diversi che non appartengono a quelli che avevo in quel momento. Quindi invece di essere d'aiuto, sono depistanti.
Certo, un'immagine può poi essere inserita in presentazioni documentarie, memorialistiche, storiche o altre e dispiegare anche contenuti che vi sono effettivamente. Non sono però quelli che hanno portato alla sua esistenza. Tutto è potenzialmente documento, ma un'immagine o è compiuta in se stessa, senza ulteriori informazioni verbali di sorta, o a me non interessa.