L'anello di Anna.


Anna ha ricevuto quell'anello d'oro il giorno del suo matrimonio, sessant'anni fa.

Non l'ha mai tolto, anche perché l'osso del dito si era talmente deformato negli anni che impediva di farlo. Lei diceva che era stato Mario a farlo capitare, perché non potesse più levarselo anche dopo che lui era partito in avanscoperta verso luoghi che forse non esistono. Poi è finita in ospedale. Già al pronto soccorso c'han provato, ma senza successo, constatando di fatto l'impedimento. Due volte. Si sa, le procedure non conoscono eccezioni. L'episodio venne riportato nella cartella clinica, come da regolamento. Poi venti giorni dopo, in reparto, proprio il giorno prima che morisse, una sanitaria di turno, fanatica del regolamento, si accorse con scandalo della cosa e ipotizzò persino un intervento in ortopedia per rimettere la vita nei binari della regola. La fecero desistere.

Nella morte in ospedale c'è però un ultimo tempo solitario e buio, quello della traslazione della salma nella camera mortuaria. Fu così che si constatò il giorno delle esequie che l'anello al dito non c'era più. No, nessun problema, ci mancherebbe. Tutto registrato e in ordine. L'anello vittoriosamente tolto era a disposizione degli aventi diritto, solo con un paio di firme su moduli appositi, ché non si sa mai con tutti i ladri che ci sono in giro. L'anello tornò così a quel dito, non esattamente dov'era sempre stato, ma lì. Sta di nuovo con lei dopo qualche ora di assenza. Di poesia soprattutto. La vita senza poesia è solo biologia e procedure. Morte vivente. Ora puoi finalmente riposare in pace con il tuo anello Anna.

ARCHIVIO

Mostra di più

HASHTAG

Mostra di più