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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Sarà tre volte Natale.

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Eccoci ad un giorno come gli altri. Lo hanno dedicato ad un santo dei cartoni animati. In genere, lo si vive facendo i conti con i trecentosessantaquattro o cinque giorni precedenti e nel contempo si butta un sasso nello stagno dei successivi identici giorni. Un'attività con poco o nessun senso. La tradizione troppo spesso si riduce a questo: ripetere azioni, gesti, pensieri perché si è sempre fatto così. Rassicura, fa sentire meno soli. Repetita non i uvant per niente. Ripetere tanto per farlo è la peggiore delle attività possibili. Così come scrivere un blog perché si pensa che qualcuno se lo aspetti. Volo di vanità. O anche fotografare perché lo si è sempre fatto e niente impedisce di continuare a farlo. La tradizione, intesa così, è la fine delle cose. La memoria si riduce ad una sequenza a termine di pochi fatti, ma ripetuti allo sfinimento. Meglio non averla la memoria. Serve solo ai vecchi per rimestare nei loro errori. I giovani non hanno memoria. Che memoria hai a du

Essere utile.

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Dopo il lavoro, sempre più del previsto. Dopo averlo proposto in una giornata di studio intensa, partecipata, resta la sensazione più importante: quella di essere stato utile. Una soddisfazione che ripaga di tutto. Vedere poi che si riesce persino a suscitare degli entusiasmi, delle curiosità, dei nuovi pensieri è quanto di meglio si possa sperare. Utile quindi a dare inneschi o a rinfocolarli. Il movimento delle idee, delle pratiche, lo scorrere del tempo verso qualcosa che attrae, che interroga, che spinge in avanti. Studiare, sperimentare, spostare, anche tornando indietro, a volte, per ripartire da una strada imprevista o non vista prima. La storia è tutto questo. Non un'infilata di vicende fisse, stabilite una volta per sempre, pronte e confezionate per diventare dei miti da ripetere e adorare. L'approccio storico ha qualcosa dell'indagine investigativa. Documenti, tracce, testimonianze. Affrontando le questioni da punti di vista sempre diversi, tutto si allinea d

Le fotografie esistono.

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Proprio ieri sera mi è capitato di partecipare ad una discussione nella quale persone che a diverso titolo hanno a che fare con le fotografie non riuscivano nemmeno a rendersi conto di operare all'interno di un unico ambito culturale. Frammentate nelle loro visioni parziali, dettate dai ruoli rivestiti, innanzitutto quello pubblico avverso a quello privato: in sostanza chi gode del 27 del mese e chi no; chi ha un ruolo perché gli è stato assegnato e chi se lo è dato da se stesso. Ma non solo, si oscillava anche tra chi considerava le fotografie come legante sufficiente e chi pur accettando la pluralità dell'accezione arrivava a sostenere che la fotografia come ambito non esistesse, che tutto si risolve all'interno dell'arte contemporanea. Anche perché la professione è morta, l'amatorialismo non è pervenuto e comunque ormai tutto è interdisciplinare, mescolato, ibrido, e chi più mischia meglio è. Insomma abbiamo archivi pieni di robe morte, chiamate fotografie,

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