Fontana d'annata.
Apre oggi nella corte medievale di Palazzo Madama a Torino una mostra fotografica di Franco Fontana. Si tratta di 25 stampe di medie e grandi dimensioni in tiratura limitata, in prevalenza realizzate durante il suo primo periodo (fine anni Settanta, inizio Ottanta) e di proprietà della Unicredit Art Collection.
La mostra è curata da Walter Guadagnini, l'attuale direttore di Camera - Centro Italiano per la Fotografia, che come responsabile delle acquisizioni di fotografia d'arte Unicredit fu colui che scelse le stampe ora in mostra. Si tratta quindi di un'operazione di valorizzazione pubblica di una collezione privata, con i facilmente comprensibili vantaggi economici sul capitale investito, che possono poi eventualmente essere messi a frutto nelle aste di settore.
L'allestimento, pur ben curato, è in realtà recuperato da mostre precedenti e non mi risulta che sia stato stampato un catalogo. Come corollario della mostra, che chiuderà i battenti il 23 ottobre prossimo, sono previsti incontri e altri appuntamenti didattici
Le stampe esposte, alcune delle quali risentono di una non perfetta conservazione, presentano immagini ben conosciute e altre meno delle serie sui paesaggi, compresi quelli urbani. La tesi curatoriale di fondo, espressa anche in conferenza stampa, è che Fontana sia uno dei primissimi pionieri del colore nella fotografia artistica a livello non solo nazionale. L'ardito accostamento implicito a personaggi del calibro di un William Eggleston o uno Stephen Shore non mi appare però per nulla convincente.
Per l'esperienza diretta che ne ebbi all'epoca, Franco Fontana ebbe un successo immediato nel piccolo mondo antico della fotografia amatoriale italiana, ancora attardata su modelli neorealistici o di purismo accademico, rigorosamente in bianco e nero, proprio per l'uso, quasi blasfemo, delle diapositive a colori, allora pensabile solo in campo commerciale, accompagnate da audaci scelte tecniche (la grana grossa, gli alti valori ASA/DIN, la sottoesposizione, la saturazione delle stampe in Cibachrome, le lunghe focali usate a mano libera con il conseguente micromosso, ecc.). Il tutto conduceva a fotografie poco fotografiche e molto grafiche che nell'esaltazione dei colori industriali dell'epoca trovavano il loro punto di forza. A dare una mano di coerenza erano richiami formali ad esperienze pittoriche degli anni Cinquanta, già abbondantemente esaurite e storicizzate nei tardi Settanta.
Non fu Franco Fontana quindi a portare il colore della fotografia all'arte, ma il suo caro amico Luigi Ghirri, che aveva assorbito e ripreso le lezioni concettuali contemporanee, anche se il cosiddetto mondo dell'arte italiana ha finito per accorgersene davvero, con grave ritardo culturale, solo nel volgere del Millennio.
Detto questo, se Fontana piace, e non vedo perché non dovrebbe, saranno otto euro spesi bene. Diversamente, investirli in qualche monografia a lui dedicata sarebbe forse persino meglio.
La mostra è curata da Walter Guadagnini, l'attuale direttore di Camera - Centro Italiano per la Fotografia, che come responsabile delle acquisizioni di fotografia d'arte Unicredit fu colui che scelse le stampe ora in mostra. Si tratta quindi di un'operazione di valorizzazione pubblica di una collezione privata, con i facilmente comprensibili vantaggi economici sul capitale investito, che possono poi eventualmente essere messi a frutto nelle aste di settore.
L'allestimento, pur ben curato, è in realtà recuperato da mostre precedenti e non mi risulta che sia stato stampato un catalogo. Come corollario della mostra, che chiuderà i battenti il 23 ottobre prossimo, sono previsti incontri e altri appuntamenti didattici
Le stampe esposte, alcune delle quali risentono di una non perfetta conservazione, presentano immagini ben conosciute e altre meno delle serie sui paesaggi, compresi quelli urbani. La tesi curatoriale di fondo, espressa anche in conferenza stampa, è che Fontana sia uno dei primissimi pionieri del colore nella fotografia artistica a livello non solo nazionale. L'ardito accostamento implicito a personaggi del calibro di un William Eggleston o uno Stephen Shore non mi appare però per nulla convincente.
Per l'esperienza diretta che ne ebbi all'epoca, Franco Fontana ebbe un successo immediato nel piccolo mondo antico della fotografia amatoriale italiana, ancora attardata su modelli neorealistici o di purismo accademico, rigorosamente in bianco e nero, proprio per l'uso, quasi blasfemo, delle diapositive a colori, allora pensabile solo in campo commerciale, accompagnate da audaci scelte tecniche (la grana grossa, gli alti valori ASA/DIN, la sottoesposizione, la saturazione delle stampe in Cibachrome, le lunghe focali usate a mano libera con il conseguente micromosso, ecc.). Il tutto conduceva a fotografie poco fotografiche e molto grafiche che nell'esaltazione dei colori industriali dell'epoca trovavano il loro punto di forza. A dare una mano di coerenza erano richiami formali ad esperienze pittoriche degli anni Cinquanta, già abbondantemente esaurite e storicizzate nei tardi Settanta.
Non fu Franco Fontana quindi a portare il colore della fotografia all'arte, ma il suo caro amico Luigi Ghirri, che aveva assorbito e ripreso le lezioni concettuali contemporanee, anche se il cosiddetto mondo dell'arte italiana ha finito per accorgersene davvero, con grave ritardo culturale, solo nel volgere del Millennio.
Detto questo, se Fontana piace, e non vedo perché non dovrebbe, saranno otto euro spesi bene. Diversamente, investirli in qualche monografia a lui dedicata sarebbe forse persino meglio.
Palazzo Madama
Piazza Castello, Torino
Orario
lun-dom 10.00-18.00, chiuso il martedì. La biglietteria chiude 1 ora prima
Tariffe
Biglietto mostra: intero 8 euro, ridotto 5 euro
Biglietto mostra+museo: 15 euro
Gratuito minori di 6 anni, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Torino + Piemonte Card.