Il massacro degli Innocenti.
Il massacro degli Innocenti, Pietro Paolo Rubens, 1610-1612. (dettaglio) |
Un'immagine in particolare è risultata straordinariamente aderente all'iconografia pittorica classica. Non la riporto solo perché è stata ripetutamente pubblicata ovunque e personalmente il sapere che è una fotografia me la rende inguardabile un'ennesima volta.
Su questo aspetto della questione vorrei soffermarmi. La macchina per prendere le immagini funziona da sola. Non c'è nessun Rubens dentro. Spaccate la vostra se non ci credete e cercate bene tra i pezzi. Non c'è nemmeno, almeno per adesso, il programma "Prendi una fotografia alla maniera di Caravaggio".
Una persona che era presente nella tragica situazione siriana ha pensato bene di prendere tra le altre anche quella fotografia per testimoniare visivamente l'accaduto e gli è uscita così. Dubito che ci abbia studiato sopra per più di un istante. Se non è quindi un appassionato d'arte, o uno studente di Belle Arti, quella fotografia è accaduta per come la luce si distribuiva sulla scena e per come i corpi erano disposti davanti alla fotocamera.
Il caso vuole che la grande pittura occidentale classica si nutrisse di osservazioni dal vero dei fenomeni, quindi anche della luce e della sua azione sui corpi umani. Tutte cose che poi confluivano nella sapienza che guidava i grandi maestri per la realizzazione dei loro capolavori. Tutte cose quindi che anche un apparato ottico può prendere direttamente da ciò che accade per ogni dove e in ogni momento. Una coincidenza iconografica. Orribile, ma pur sempre tale.
Però la suggestione vertiginosa che si produce, un corto circuito tra i fatti e la loro immagine, è parte dell'estetica del sublime, nella quale siamo immersi dal Romanticismo in avanti. Procura una scarica di contraddizioni che manda in tilt il cervello e libera le reazioni emotive. Almeno in Occidente.
E qui sta il punto più interessante. Come nel caso del corpicino del bambino turco spiaggiato morto, come nel caso dell'assassinio del diplomatico russo in una galleria d'arte ad Ankara, anche in quest'ultimo atroce caso, a colpire non è tanto il fatto in sè, quando la sua aderenza impressionante all'immaginario in cui siamo totalmente immersi dalla nascita. L'attacco è al cuore della sensibilità occidentale: l'occhio iconico. I fatti che non raggiungono questo livello di penetrazione semplicemente non esistono. Ogni istante sul pianeta muoiono bambini per i comportamenti criminali di organizzazioni che lucrano su tutti noi, dividendoci in schiavi di varie qualità: da quelli fortunati che vivono con il mutuo e una famiglia in salute a quelli che non arriveranno vivi alla fine di questo articolo. Ma un'immagine che riassuma questo concetto non c'è ancora e quindi... buon caffè di metà mattina e avanti con la prossima follia umana.