Risorse limitate e attività critica.
Quando le risorse sono limitate è necessaria un'attenta valutazione sul come, quanto e quando disporne. Al contrario quando sono, o sembrano, illimitate non serve fare altro che disporne a piacere.
Un assioma talmente evidente da risultare tautologico.
Il principio della limitazione della risorsa è anche il punto germinale dal quale inizia ogni ragionamento critico su qualsiasi argomento. In sostanza criticare significa prima di tutto analizzare l'impiego delle risorse e valutare se sia congruo o presenti margini di miglioramento. Un'attività critica non è di per se stessa anche propositiva. Individuare le carenze non è difatti automaticamente la ricetta della loro eliminazione. Quando nella critica vi sono anche indicazioni per il superamento dei problemi che si individuano, possiamo parlare di critica costruttiva. Se la critica si riferisce a se stessi, inevitabilmente a posteriori, eccoci arrivati alla autocritica.
Vivere in modo acritico, cioè senza tener conto alcuno di nessuna critica ricevuta e non farsene nemmeno per sogno da soli, è certamente possibile e ritengo anzi che dev'essere pure piacevolissimo. Sarebbe per questo del tutto consigliabile farlo, non foss'altro però che per un piccolo insignificante dettaglio: noi viventi siamo tutti mortali.
Il nostro ciclo vitale è un esempio eclatante di limitazione della risorsa. Non solo il nostro tempo esistenziale è ancora oggi piuttosto breve in linea di previsione. Aumentano gli ottantenni in buona efficienza fisica e mentale, ma ottant'anni rimangono pochini con tutto quello che ci sarebbe da fare e vedere. Per di più questo tempo si distribuisce in modo diseguale: sembra infinito fino all'adolescenza, e la crisi dell'adolescenza è probabilmente legata alla percezione nuova che invece un tempo definito ci sia; sembra tantissimo nella piena gioventù carica di promesse e di tempo per mantenerle; Si riduce a qualcosa di misurabile nella maturità e diventa infine un conto alla rovescia in vista del traguardo finale, durante il quale si misura chi ancora corre con noi e chi ha già abbandonato la gara, in attesa che arrivi anche il nostro turno.
L'esercizio costante della critica è per questo la più vitale delle attività umane. Fa risparmiare tempo, lo fa recuperare, lo distribuisce meglio, aiuta per questo ad usare nel migliore dei modi il tempo della vita, la nostra risorsa limitata per eccellenza. Tranquilli però si può sempre lasciarsi vivere e prendere le cose per come vengono. Buttare via le risorse, meglio se limitate, pare che sia lo sport prediletto dagli umani. Ad immagine di non capisco quale dio.
Un assioma talmente evidente da risultare tautologico.
Il principio della limitazione della risorsa è anche il punto germinale dal quale inizia ogni ragionamento critico su qualsiasi argomento. In sostanza criticare significa prima di tutto analizzare l'impiego delle risorse e valutare se sia congruo o presenti margini di miglioramento. Un'attività critica non è di per se stessa anche propositiva. Individuare le carenze non è difatti automaticamente la ricetta della loro eliminazione. Quando nella critica vi sono anche indicazioni per il superamento dei problemi che si individuano, possiamo parlare di critica costruttiva. Se la critica si riferisce a se stessi, inevitabilmente a posteriori, eccoci arrivati alla autocritica.
Vivere in modo acritico, cioè senza tener conto alcuno di nessuna critica ricevuta e non farsene nemmeno per sogno da soli, è certamente possibile e ritengo anzi che dev'essere pure piacevolissimo. Sarebbe per questo del tutto consigliabile farlo, non foss'altro però che per un piccolo insignificante dettaglio: noi viventi siamo tutti mortali.
Il nostro ciclo vitale è un esempio eclatante di limitazione della risorsa. Non solo il nostro tempo esistenziale è ancora oggi piuttosto breve in linea di previsione. Aumentano gli ottantenni in buona efficienza fisica e mentale, ma ottant'anni rimangono pochini con tutto quello che ci sarebbe da fare e vedere. Per di più questo tempo si distribuisce in modo diseguale: sembra infinito fino all'adolescenza, e la crisi dell'adolescenza è probabilmente legata alla percezione nuova che invece un tempo definito ci sia; sembra tantissimo nella piena gioventù carica di promesse e di tempo per mantenerle; Si riduce a qualcosa di misurabile nella maturità e diventa infine un conto alla rovescia in vista del traguardo finale, durante il quale si misura chi ancora corre con noi e chi ha già abbandonato la gara, in attesa che arrivi anche il nostro turno.
L'esercizio costante della critica è per questo la più vitale delle attività umane. Fa risparmiare tempo, lo fa recuperare, lo distribuisce meglio, aiuta per questo ad usare nel migliore dei modi il tempo della vita, la nostra risorsa limitata per eccellenza. Tranquilli però si può sempre lasciarsi vivere e prendere le cose per come vengono. Buttare via le risorse, meglio se limitate, pare che sia lo sport prediletto dagli umani. Ad immagine di non capisco quale dio.