Non si scrive, ma si descrive.
Un'immagine fotografica comporta per definizione la riduzione delle innumerevoli possibilità di realizzazione di un'immagine solo a quelle consentite dalle leggi fisiche messe in gioco nell'atto fotografico e che originano dalla luce, procedendo poi per via ottica, meccanica, chimica e/o elettronica.
Alla base di qualsiasi fotografia c'è quindi l'azione della luce che però non si traduce in scrittura, ma in restituzione, traccia. Tutto il visibile può venir ridotto alla sua traccia ottica durevole per il trattamento tecnico a cui viene sottoposta la luce. Al di fuori di questo ristretto campo applicativo non c'è fotografia, ma possono esserci comunque immagini, realizzate con altre tecniche e persino con risultati difficilmente distinguibili da quelli fotografici: famosi i casi dell'iperrealismo pittorico e della grafica computerizzata foto-realistica.
Quindi una fotografia non è nient'altro che una descrizione, condizionata dalla tecnica, di un fenomeno visibile. E questo è quanto basta alla stragrande maggioranza degli umani per trovare utile e soddisfacente prendere e guardare fotografie. La qualità che decreta il successo travolgente delle fotografie è perciò quella descrittiva.
Il che non significa realismo o precisione, ma verosimiglianza sufficiente. Una verosimiglianza soggetta alla tecnologia d'uso prevalente in un dato momento storico. Quando cambia la tecnologia, quella precedente viene considerata "stile" e si carica di valori emotivi secondo la logica del "vintage".
Oggi, per esempio, si accettano come verosimili le fotografie prese con gli smartphone dotati di ottiche grandangolari fisse, che notoriamente introducono esasperazioni prospettiche, più evidenti nelle riprese ravvicinate. Quando si potranno usare sugli smartphone o loro successori delle focali diverse, e più vicine a quelle chiamate "normali" o "tele", improvvisamente le "vecchie" fotografie del passato sembreranno meno verosimili e più esasperate, caricandosi però al contempo anche di una componente nostalgica che le renderà simboliche di un'epoca.
Con le fotografie non si scrive, ma si descrive e la verosimiglianza delle descrizioni è storicamente condizionata dalle tecnologie impiegate.
Alla base di qualsiasi fotografia c'è quindi l'azione della luce che però non si traduce in scrittura, ma in restituzione, traccia. Tutto il visibile può venir ridotto alla sua traccia ottica durevole per il trattamento tecnico a cui viene sottoposta la luce. Al di fuori di questo ristretto campo applicativo non c'è fotografia, ma possono esserci comunque immagini, realizzate con altre tecniche e persino con risultati difficilmente distinguibili da quelli fotografici: famosi i casi dell'iperrealismo pittorico e della grafica computerizzata foto-realistica.
Quindi una fotografia non è nient'altro che una descrizione, condizionata dalla tecnica, di un fenomeno visibile. E questo è quanto basta alla stragrande maggioranza degli umani per trovare utile e soddisfacente prendere e guardare fotografie. La qualità che decreta il successo travolgente delle fotografie è perciò quella descrittiva.
Il che non significa realismo o precisione, ma verosimiglianza sufficiente. Una verosimiglianza soggetta alla tecnologia d'uso prevalente in un dato momento storico. Quando cambia la tecnologia, quella precedente viene considerata "stile" e si carica di valori emotivi secondo la logica del "vintage".
Oggi, per esempio, si accettano come verosimili le fotografie prese con gli smartphone dotati di ottiche grandangolari fisse, che notoriamente introducono esasperazioni prospettiche, più evidenti nelle riprese ravvicinate. Quando si potranno usare sugli smartphone o loro successori delle focali diverse, e più vicine a quelle chiamate "normali" o "tele", improvvisamente le "vecchie" fotografie del passato sembreranno meno verosimili e più esasperate, caricandosi però al contempo anche di una componente nostalgica che le renderà simboliche di un'epoca.
Con le fotografie non si scrive, ma si descrive e la verosimiglianza delle descrizioni è storicamente condizionata dalle tecnologie impiegate.