Il nostro passaggio sulla Terra.
Pokémon GO.
Nel 1996 nascono i Pokèmon. Avevo già 39 anni all'epoca, ero quindi preso da divertimenti per adulti, e per questo, non avendo figli e nipotini, ne venni a sapere per caso, poco o nulla. Vedevo in giro questi bimbetti e ragazzini che parevano rincitrullirsi pigiando tasti su quel piccolo aggeggio che mi dissero si chiamava Gameboy. Vidi poi dei pupazzetti nelle vetrine dei negozi di giocattoli, uno dei quali mi divertiva anche perché si chiamava Pikachu, il che aveva un'assonanza con il piemontese Piciu, che mi sembrava quanto mai pertinente. Fine della mia frequentazione di quel mondo lì.
Oggi arrivano i Pokémon GO e la faccenda torna di moda, in una versione persino più demenziale. Il Gameboy è stato sostituito dallo smartphone, ovviamente iPhone o Android, e il parco giochi diventa l'intero mondo, grazie alla meticolosa attività di Google con le sue Google Maps, tesa a rendere sempre più possibile l'ormai antico paradosso calviniano di una mappa grande quanto il mondo stesso. La chiamano realtà aumentata, anche se a me pare in diminuzione esponenziale.
Spero di essere stato abbastanza antipatico, ma, fuori dalle mie idiosincrasie ludiche, rilevo che siamo sulla soglia di un cambiamento importante per l'esistenza di tutti noi: lo scollamento forse definitivo con la realtà corporea e fisica. Una realtà che non è aumentabile affatto senza conseguenze dannose e che è composta di persone, cose e luoghi davvero tangibili. Oggi avviene per motivi di vile denaro, che si usano chiamare pudicamente "marketing", ma domani per chissà che altro. All'orizzonte c'è un mondo ibrido dove il nostro cervello interagisce con impulsi, predisposti da aziende e lobby, mentre il nostro corpo vive, e alla fine pure morirà, ma saremo impegnatissimi a giocarcelo. Magari allenando mostriciattoli confezionati dalle grandi industrie del divertimento per renderci il più inutile possibile il nostro passaggio sulla Terra.
Nel 1996 nascono i Pokèmon. Avevo già 39 anni all'epoca, ero quindi preso da divertimenti per adulti, e per questo, non avendo figli e nipotini, ne venni a sapere per caso, poco o nulla. Vedevo in giro questi bimbetti e ragazzini che parevano rincitrullirsi pigiando tasti su quel piccolo aggeggio che mi dissero si chiamava Gameboy. Vidi poi dei pupazzetti nelle vetrine dei negozi di giocattoli, uno dei quali mi divertiva anche perché si chiamava Pikachu, il che aveva un'assonanza con il piemontese Piciu, che mi sembrava quanto mai pertinente. Fine della mia frequentazione di quel mondo lì.
Oggi arrivano i Pokémon GO e la faccenda torna di moda, in una versione persino più demenziale. Il Gameboy è stato sostituito dallo smartphone, ovviamente iPhone o Android, e il parco giochi diventa l'intero mondo, grazie alla meticolosa attività di Google con le sue Google Maps, tesa a rendere sempre più possibile l'ormai antico paradosso calviniano di una mappa grande quanto il mondo stesso. La chiamano realtà aumentata, anche se a me pare in diminuzione esponenziale.
Spero di essere stato abbastanza antipatico, ma, fuori dalle mie idiosincrasie ludiche, rilevo che siamo sulla soglia di un cambiamento importante per l'esistenza di tutti noi: lo scollamento forse definitivo con la realtà corporea e fisica. Una realtà che non è aumentabile affatto senza conseguenze dannose e che è composta di persone, cose e luoghi davvero tangibili. Oggi avviene per motivi di vile denaro, che si usano chiamare pudicamente "marketing", ma domani per chissà che altro. All'orizzonte c'è un mondo ibrido dove il nostro cervello interagisce con impulsi, predisposti da aziende e lobby, mentre il nostro corpo vive, e alla fine pure morirà, ma saremo impegnatissimi a giocarcelo. Magari allenando mostriciattoli confezionati dalle grandi industrie del divertimento per renderci il più inutile possibile il nostro passaggio sulla Terra.