Scusate il francese.
La misura del tempo è il denaro, così come quella del denaro è il tempo. Più tempo a disposizione per se stessi equivale a meno denaro guadagnato e viceversa. Con le dovute eccezioni, perché se qualcuno prima di noi ha sacrificato il suo tempo per guadagnare denaro in eccesso rispetto alla durata della sua esistenza, questo può essere speso per avere tempo libero dalla necessità di guadagnare nuovo denaro per vivere. In ogni caso il denaro non si crea e non si distrugge, passa semplicemente di mano. La vita no. Ha un inizio e una fine. Quindi il tempo esistenziale non è una variabile infinita, come lo è invece potenzialmente il denaro.
Misurare il tempo della vita con il denaro è quindi un errore, come il sommare mele con pere. Sono cose ben diverse e separate. La vita è unica, irripetibile e scorre inesorabilmente verso la sua fine. Non c'è davvero nessuna quantità di denaro che possa compensare una singola vita umana.
In linea di principio, ogni essere umano dovrebbe perciò poter vivere pienamente seguendo i propri desideri, e persino capricci, nel limite dei desideri, e capricci, altrui. Il mondo però è come la vita: una entità finita, con un limite fisico insuperabile. Più esseri umani vivono, meno spazio vitale c'è per ciascuno di loro. La scarsità, il limite, è all'origine del prezzo di una vita. Non in tutto il mondo questo prezzo è uguale. A stabilirlo sono diversi fattori, il primo dei quali è l'economia di mercato, quella basata sul denaro.
Ogni essere umano ha un prezzo per il suo tempo esistenziale e non dipende dalla sua volontà che in minima parte. A decidere il prezzo è quanto sono disposti altri umani a riconoscergli come controvalore del suo tempo. La domanda determina il prezzo dell'offerta, non viceversa. La rarità dei risultati ottenuti dal tempo esistenziale di un essere umano fa aumentare il prezzo, ma solo se c'è una domanda capace di apprezzare e richiedere quei risultati. In ultima istanza, la nostra vita dipende da quanto gli altri esseri umani sono disposti a spendere perché essa continui.
Comperare un paio di scarpe a 5 euro è uno dei modi perché qualcuno continui a vivere, ma male, molto male. Accettare di rimandare l'acquisto e pagare 100 euro per scarpe realizzate nel rispetto delle vite di chi le produce, il che significa che quel tempo è pagato in modo congruo per condurre una vita dignitosa oltre la soglia della pura sussistenza, è un modo per riportare il denaro al servizio della vita umana.
Tutto il pistolotto per dire che sono gli schiavi a tenere in schiavitù gli altri schiavi, per godere di qualche piccolo vantaggio materiale immediato. Aveva ragione il buon vecchio zio Marx, senza la coscienza, non necessariamente e solo di classe, il mondo è un'immensa montagna di merda. Scusate il francese.
Misurare il tempo della vita con il denaro è quindi un errore, come il sommare mele con pere. Sono cose ben diverse e separate. La vita è unica, irripetibile e scorre inesorabilmente verso la sua fine. Non c'è davvero nessuna quantità di denaro che possa compensare una singola vita umana.
In linea di principio, ogni essere umano dovrebbe perciò poter vivere pienamente seguendo i propri desideri, e persino capricci, nel limite dei desideri, e capricci, altrui. Il mondo però è come la vita: una entità finita, con un limite fisico insuperabile. Più esseri umani vivono, meno spazio vitale c'è per ciascuno di loro. La scarsità, il limite, è all'origine del prezzo di una vita. Non in tutto il mondo questo prezzo è uguale. A stabilirlo sono diversi fattori, il primo dei quali è l'economia di mercato, quella basata sul denaro.
Ogni essere umano ha un prezzo per il suo tempo esistenziale e non dipende dalla sua volontà che in minima parte. A decidere il prezzo è quanto sono disposti altri umani a riconoscergli come controvalore del suo tempo. La domanda determina il prezzo dell'offerta, non viceversa. La rarità dei risultati ottenuti dal tempo esistenziale di un essere umano fa aumentare il prezzo, ma solo se c'è una domanda capace di apprezzare e richiedere quei risultati. In ultima istanza, la nostra vita dipende da quanto gli altri esseri umani sono disposti a spendere perché essa continui.
Comperare un paio di scarpe a 5 euro è uno dei modi perché qualcuno continui a vivere, ma male, molto male. Accettare di rimandare l'acquisto e pagare 100 euro per scarpe realizzate nel rispetto delle vite di chi le produce, il che significa che quel tempo è pagato in modo congruo per condurre una vita dignitosa oltre la soglia della pura sussistenza, è un modo per riportare il denaro al servizio della vita umana.
Tutto il pistolotto per dire che sono gli schiavi a tenere in schiavitù gli altri schiavi, per godere di qualche piccolo vantaggio materiale immediato. Aveva ragione il buon vecchio zio Marx, senza la coscienza, non necessariamente e solo di classe, il mondo è un'immensa montagna di merda. Scusate il francese.