Funzionare come immagini.
Nel momento in cui un'osservazione diretta dei fenomeni viene trasferita in fotografia avviene un cambiamento definitivo. Dell'esperienza in corso rimane solo una traccia ottica bidimensionale determinata dall'azione tecnica di un congegno che segue leggi fisiche di funzionamento. Questa traccia riporta l'azione della luce su una superficie ad essa sensibile. Azione simultanea che avviene durante un tempo dato di passaggio della luce attraverso l'apparato ottico, foss'anche un semplice foro.
Ciò che si ottiene, una fotografia, viene per convenzione chiamato anche "immagine". E qui nascono alcuni problemi causati dall'insufficienza del linguaggio scritto/verbale nel descrivere precisamente le cose, specie se complesse come quelle che si riuniscono nella parola "immagine".
Un'immagine è molte cose insieme. Partendo dalle più difficili da afferrare, si può dire che le immagini sono quelle figure effimere di cui facciamo esperienza specialmente nel sonno. I sogni senza immagini non esisterebbero. Evidentemente in noi avvengono dei "ribollimenti visivi" che si alimentano della materia portata nel corpo dall'attività bioculare dello stato di veglia. Questo rimescolamento è in grado di influenzare il nostro comportamento cosciente e forse persino di sostituirlo nei casi più gravi di perdita del controllo sulle nostre azioni. La metafora che mi viene più facile è quella del vulcano e del magma che in esso ribolle continuamente. Si tratta della materia plastica di cui è fatto il pianeta, ma allo stato ancora ipotetico. L'eruzione, distruttiva nell'immediato, rende possibile nel lungo periodo una rinascita planetaria in forme diverse e nuove.
Analogamente, le immagini interiori, di cui si può percepire l'agitarsi nel sogno, sono la fonte primaria di ciò che facciamo ogni giorno. Questa potente funzione esistenziale è apparsa evidente agli umani fin dai primordi della loro vita sulla Terra. Il controllo e il condizionamento dell'attività iconica di ciascun essere umano è stato sempre il terreno fondamentale di relazione e socialità. Per questo motivo, lavorare sul proprio aspetto, per esempio, in specie nelle civiltà di più antica storia come quelle orientali e mediterranee, è la prima azione visiva messa in atto. L'umanità per modificare il mondo deve prima di tutto modificarne l'aspetto. Se questo aspetto si collega efficacemente all'attività visiva interiore collettiva di una comunità, le immagini conseguenti esprimeranno appieno il loro potere di sostituzione e trasformazione della realtà esperibile in realtà iconica, quindi umana.
Quando le fotografie accedono a questo livello concettuale, entrano di fatto nel complesso processo di percezione iconica del mondo e contribuiscono a modificarlo. Per fare questo però, devono superare la soglia di base: funzionare come immagini.
Ciò che si ottiene, una fotografia, viene per convenzione chiamato anche "immagine". E qui nascono alcuni problemi causati dall'insufficienza del linguaggio scritto/verbale nel descrivere precisamente le cose, specie se complesse come quelle che si riuniscono nella parola "immagine".
Un'immagine è molte cose insieme. Partendo dalle più difficili da afferrare, si può dire che le immagini sono quelle figure effimere di cui facciamo esperienza specialmente nel sonno. I sogni senza immagini non esisterebbero. Evidentemente in noi avvengono dei "ribollimenti visivi" che si alimentano della materia portata nel corpo dall'attività bioculare dello stato di veglia. Questo rimescolamento è in grado di influenzare il nostro comportamento cosciente e forse persino di sostituirlo nei casi più gravi di perdita del controllo sulle nostre azioni. La metafora che mi viene più facile è quella del vulcano e del magma che in esso ribolle continuamente. Si tratta della materia plastica di cui è fatto il pianeta, ma allo stato ancora ipotetico. L'eruzione, distruttiva nell'immediato, rende possibile nel lungo periodo una rinascita planetaria in forme diverse e nuove.
Analogamente, le immagini interiori, di cui si può percepire l'agitarsi nel sogno, sono la fonte primaria di ciò che facciamo ogni giorno. Questa potente funzione esistenziale è apparsa evidente agli umani fin dai primordi della loro vita sulla Terra. Il controllo e il condizionamento dell'attività iconica di ciascun essere umano è stato sempre il terreno fondamentale di relazione e socialità. Per questo motivo, lavorare sul proprio aspetto, per esempio, in specie nelle civiltà di più antica storia come quelle orientali e mediterranee, è la prima azione visiva messa in atto. L'umanità per modificare il mondo deve prima di tutto modificarne l'aspetto. Se questo aspetto si collega efficacemente all'attività visiva interiore collettiva di una comunità, le immagini conseguenti esprimeranno appieno il loro potere di sostituzione e trasformazione della realtà esperibile in realtà iconica, quindi umana.
Quando le fotografie accedono a questo livello concettuale, entrano di fatto nel complesso processo di percezione iconica del mondo e contribuiscono a modificarlo. Per fare questo però, devono superare la soglia di base: funzionare come immagini.