Siano da ammettere o da rifiutare.

Spostiamo un poco avanti il discorso.
Quando e quanto è lecito modificare una fotografia con interventi di post produzione?

L'unica risposta sensata è relativa: dipende. E come si cantava tempo fa: da cosa dipende? Non tanto da come gira il mondo, ma forse proprio anche per questo. L'origine del motivo che spinge a non accettare un negativo, una diapositiva, un file così come escono dalla fotocamera è nelle intenzioni del fotografante. Sovente le stesse che lo hanno indotto a riprendere quella fotografia. Sovente perché le intenzioni sono mutevoli e possono cambiare dopo la ripresa. O anche possono cambiare cambiando la persona che interviene sulla fotografia "grezza", prima di mostrarla ad altri. Possono anche cambiare se cambia il contesto che accoglie la fotografia e pure se cambia il pubblico che si prevede per quella fotografia.

Non esiste quindi, per fortuna, una regola generale di post produzione, una ricetta di cucina buona per tutti, dal fotografante in erba all'artista globale. Una fotografia è un visivo indeterminato e si può determinare o rideterminare anche più volte nel corso del suo tempo di vita. A questo punto qualsiasi sia la fotografia in questione, l'attenzione è più opportuno che si sposti da essa all'ambito nel quale viene esposta, presentata, pubblicata. Sarà questo ambito a far decidere, senza inutili moralismi, se e quali modifiche di post produzione siano da ammettere o da rifiutare.

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