Per restarne immuni.


Mi stupisce come proprio tra i fotografanti sia così diffusa la confusione tra strumento e congegno. Ricorrono sovente i paragoni tra fotocamere e pennelli, violini o qualsiasi altro strumento espressivo. Dimenticando che nessun pennello produce immagini finite e nessun violino suona musiche già bell'e pronte semplicemente premendo un pulsante.

Una macchina invece sì, produce oggetti finiti. La fotocamera è una macchina. Le immagini le regala a qualsiasi fotografante che non abbia altro merito che saper premere un pulsante, anche virtuale sul display di uno smartphone. Provino i fotografanti, "evoluti" in specie, a dipingere anche solo un centimetro quadrato delle loro più belle fotografie, di cui vanno tanto fieri. Difficilino vero? E suonare una chitarra? Basta entrare in un negozio e comperarla? Con le fotocamere non serve altro invece.

Ma dicono: però io scelgo, io seleziono, io decido il punto di vista, io, io, io. Tu non fai un bel nulla senza la tua macchina, puoi solo metterla in atto, imparando da essa la logica di funzionamento, e poi decidere di  buttare o tenere cosa ti produce. Al limite puoi pasticciarci un poco sopra per vedere se viene di più come ti serve, ma in genere non si conclude granché di buono.

Circola un pericoloso virus di onnipotenza autoriale tra i fotografanti e ci vuole una robusta vaccinazione di consapevolezza per restarne immuni.


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