Meno è meglio.
C'è come una linea sottile, ma ben evidente, che separa il fotografico in due procedure differenti. La prima consiste nell'accettazione di ciò che il congegno produce, la seconda nel suo superamento visivo. Entrambe alla fine coltivano la speranza di ottenere delle immagini di un qualche valore estetico, o anche di utilità pratica.
A mio parere l'accettazione coglie la vera novità dell'immagine automatica: il fatto di non venire partorita direttamente dal sistema occhio/cervello/corpo umano.
Il superamento invece riporta tutto nella tradizione, da quando cioè il sistema ottico della camera obscura si infiltrò come un virus nella rappresentazione pittorica, in specie prospettica, ma non solo. Da allora, gli specialisti che fanno immagini cercano continuamente di trarre beneficio, ma anche di ridurre al proprio volere, ciò che viene prelevato da un congegno ottico/fotografico.
Quindi, mai come nel fotografico, meno è meglio.
A mio parere l'accettazione coglie la vera novità dell'immagine automatica: il fatto di non venire partorita direttamente dal sistema occhio/cervello/corpo umano.
Il superamento invece riporta tutto nella tradizione, da quando cioè il sistema ottico della camera obscura si infiltrò come un virus nella rappresentazione pittorica, in specie prospettica, ma non solo. Da allora, gli specialisti che fanno immagini cercano continuamente di trarre beneficio, ma anche di ridurre al proprio volere, ciò che viene prelevato da un congegno ottico/fotografico.
Quindi, mai come nel fotografico, meno è meglio.