Onestà intellettuale.

Ultimamente va così. Per la verità, già questa primavera c'era stata un'avvisaglia. Entro in una mostra fotografica personale o collettiva, magari di gran prestigio, allestita in sedi d'eccellenza e ne esco deluso, confuso, disturbato. C'è qualcosa che non mi torna, che non capisco.

La formazione che mi ritrovo addosso è stata pervasa dall'ammirazione per le grandi mostre epocali e i grandi libri che segnarono delle vere e proprie svolte. Il riferimento e le aspettative sono quindi forse irragionevoli. La realtà italica vola molto più basso, appena poco sopra la crosticina della pagnotta probabilmente. Non è questione di nomi o situazioni, chiunque si trovasse ad occupare il posto del prediletto di turno, farebbe le stesse identiche cose, sostituendo semplicemente la catena di relazioni attuale con la propria.

Manca forse, ecco che mi viene la parolina, anzi due: onestà intellettuale.

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