Sarebbe pleonastica.
C'è una componente ludica nel prendere fotografie, forse più minacciata in ambito professionale dalla routine e dal rapporto con il cliente, ma comunque sempre presente. Molte sono le sfaccettature del gioco. Forse nell'approccio maschile prevale il rapporto psicofisico con gli oggetti tecnici, in quello femminile la relazione del fotografico con il proprio sentire. Il gioco funziona se appaga. Quindi se l'appagamento è nel manipolare congegni o prendere fotografie per emozionarsi, direi che tutto va bene madama la marchesa.
Poi c'è il momento successivo, quello del mostrare le fotografie. Questa è una soglia superata con troppa disinvoltura narcisistica, oggi ancor di più grazie alla rete. Come il mostrare figli, automobili, vestiti, ecc. Il mondo è un luogo meraviglioso perché chiunque si incontri non può non essere interessato a me e a ciò che penso, sento, faccio e dico. Invece no, non è così. Solo se in tutto questo c'è qualcosa che fa parte anche di qualcun altro, questo qualcuno si interesserà per davvero. E non si può mai davvero prevedere con precisione cosa sarà a far scattare questa molla.
Un'immagine, fotografica in primis, non è un linguaggio codificabile come quello scritto-verbale e se lo fosse sarebbe pleonastica.
Poi c'è il momento successivo, quello del mostrare le fotografie. Questa è una soglia superata con troppa disinvoltura narcisistica, oggi ancor di più grazie alla rete. Come il mostrare figli, automobili, vestiti, ecc. Il mondo è un luogo meraviglioso perché chiunque si incontri non può non essere interessato a me e a ciò che penso, sento, faccio e dico. Invece no, non è così. Solo se in tutto questo c'è qualcosa che fa parte anche di qualcun altro, questo qualcuno si interesserà per davvero. E non si può mai davvero prevedere con precisione cosa sarà a far scattare questa molla.
Un'immagine, fotografica in primis, non è un linguaggio codificabile come quello scritto-verbale e se lo fosse sarebbe pleonastica.